Corpo, mente, mani, neuroni, occhi, cuore, respiro, sangue, parole.. sono luci di una notte, tutte rinchiuse nelle «stanze» dell’anima di Ezio Bosso, come lui stesso le definisce. La musica è solo un’estensione della sua stanza per eccellenza, la poesia. Suo fratello, il fedele piano a coda, traduce da sempre i suoi viaggi in note che battono lente, forti e indissolubili, come se si incidessero eternamente nell’aria che sta attorno.
Ascoltarlo raccontare il suo cammino non è solo una saggia lezione di pathos ma sortisce un effetto quasi mistico tra esplorazione di luoghi fisici della memoria o della storia e un irrefrenabile desiderio di sorridere. Sì, sorridere, che è il preciso scopo ed effetto della sua stanza.
L’altra sera al 20° Premio Civitas di Paolo Lubrano nel Macellum di Pozzuoli il tempo s’è fermato per due ore e i commensali hanno assaporato il volo, il silenzio, i rintocchi e la passione del maestro (in)seguendo Bach, Chopin e ..un uccello: “Following a bird”.
Bosso, superiormente abile
di Salvio Parisi
Domenica 3 Luglio 2016, 20:12
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