Nino D'Angelo: «Conte, De Gregori & Co nel mio disco dei sogni»

Il concerto a Maiori e a Baia Domizia

Nino D'Angelo
Nino D'Angelo
di Federico Vacalebre
Martedì 15 Agosto 2023, 10:50
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«Non credevo che questo tour piacesse tanto, durasse tanto. È bellissimo l'affetto del pubblico, sempre più trasversale, è magnifico sentirsi apprezzato anche da chi ti snobbava, ma... prima o poi devo chiudere questa esperienza e rientrare in studio di registrazione, ho qualche idea per la testa». Nino D'Angelo si gode qualche giorno di vacanza in Umbria prima di riprendere dalla sua Campania gli show di «Il poeta che non sa parlare»: dopodomani, il 17, sarà all'anfiteatro del porto turistico di Maiori, il 18 all'Arena dei Pini di Baia Domizia, «e poi Diamante, Corigliano Calabro, il teatro romano di Ostia, il belvedere di San Leucio l'8 settembre, quindi la Svizzera, il Belgio, la Germania, ancora qualche teatro».

L'album del 2021 continua a darti soddisfazioni, Nino?
«Sì, ma il bello è che ormai mi dà soddisfazione tutta la mia carriera.

Vengono a vedermi quelli che mi ascoltano da sempre come quelli che evitavano come la peste il cantante con il caschetto. Chi ama la mia produzione più romantica e melodica e chi quella più sociale ed etnica. E, sempre più spesso, capita che gusti e generazioni si fondano. Non c'è più bisogno di tirare in ballo Miles Davis o Franco Battiato per darmi dignità artistica, cosa che a lungo mi è stata negata».

Beh, c'è chi te l'ha sempre riconosciuta. E, per questo, è curioso di sapere che progetti hai.
«Mi piacerebbe crescere ancora, dividere le mie canzoni con i grandi cantautori. Ne ho parlato con Angelo Branduardi: a lui starebbe bene, mi piacerebbe sentire la sua voce e il suo violino in "Jesce sole", mi è sempre sembrato un pezzo antico, che veniva dal passato. Mi piacerebbe avere Francesco De Gregori con me: in passato ci siamo incrociati, ma dopo la morte della moglie non è il momento di proporgli niente. O Paolo Conte: se proprio devo sognare immagino il maestro di Asti, autore di perle napoletane come "Spassiunatamente", aggiungere un po' di jazz e di swing a "Sto nmano a te", in qualche modo scritta pensando a lui. Mi sono sentito anche con lui, che aveva detto delle parole bellissime per me. Ma per ora è solo un "vulio", un'idea, non so ancora se, entrato in studio, diventerà un progetto. Mi piacerebbe coinvolgere anche Ivano Fossati, Enzo Avitabile... Dare un nuovo abito a "Capellone" e "Ciucculatina d''a Ferrovia". Se lo meritano. E io con loro».

Nell'attesa: come vivi quest'estate da campione d'Italia?
«In maniera esaltante, ancora non mi sono ripreso dai festeggiamenti per il terzo scudetto del Napoli, ma anche depressa: troppi soldi stanno uccidendo il nostro calcio. Siamo passati dai calciatori bandiera ai calciatori banderuola. Osimhen è un grandissimo ma, con tutto il rispetto, se lui vale duecento milioni Maradona quanti ne valeva? È persino presuntuoso pensare che un uomo solo possa costare così tanto. I miei ragazzi della curva B avevano altri valori, altri sogni».

Esiste un problema simile anche nella musica?
«Dal mio punto di osservazione no. Magari i dischi non vendono, ma i concerti sono pieni e arrivano nuove generazioni di ascoltatori. Però... però se ascolto quello che va di moda, quello che va in classifica... un problema c'è. Da sempre esistevano nel nostro mondo i bravi e i meno bravi, i furbi che inseguivano il successo facile e i maestri rigorosi che perseguivano la loro parabola artistica, espressiva, prima ne abbiamo nominato qualcuno. Ma eravamo comunque sempre cantanti, mentre oggi sono tutti musicisti con l'autotune».

Samuele Bersani ha innescato una polemica simile.
«Nessuna polemica, solo una constatazione. Io ho rispetto per chi crea, anche con l'autotune, anche con l'intelligenza artificiale. Solo che è un altro pianeta rispetto al mio. E io non so usare l'autotune, l'Ai e quant'altro. Le mie canzoni devono ancora nascere per voce e piano, e funzionare sempre, quando le spogli riportandole alla loro nuda essenza. È per questo che, ogni tanto, qualche brano del mio passato si conquista la prima linea, è successo a "Chesta sera", ad esempio, diventato un piccolo classico dopo essere stato ignorato all'uscita».

Ferragosto in famiglia?
«Proprio così. Abbiamo appena festeggiato i 60 anni di mia moglie Annamaria, stiamo insieme da 40 anni: i miei figli Vincenzo e Toni le hanno organizzato un party a sorpresa, è stato bello vederla felice e commossa. Ecco la mia vita, i miei affetti (sono un nonno orgoglioso) assomigliano alle mie canzoni: non cercano di essere moderne ad ogni costo, preferiscono essere sincere».
 

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