Bennato e le voci del Sud: all'AvaNposto Numero Zero sonorità mediterranee da Napoli alla Grecia, passando per l'Africa

Bennato e le voci del Sud: all'AvaNposto Numero Zero sonorità mediterranee da Napoli alla Grecia, passando per l'Africa
di Donatella Trotta
Venerdì 6 Aprile 2018, 15:35
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Sonorità mediterranee. Ricerca progettuale che intreccia poesia e musica, tradizioni etniche e attualità, emozioni e riflessioni. E grande arte, non soltanto drammaturgica, capace di sprigionare il pensiero divergente. Entra nel vivo la programmazione di eventi dell’AvaNposto numero Zero, il versatile spazio culturale fondato e diretto da Egidio Carbone Lucifero a Napoli (in via Sedile di Porto 55, ad angolo con via Mezzocannone), nel cuore dell’area universitaria. E mentre stasera (ore 21) ospite speciale sarà Enzo Moscato, grande attore, regista, autore e scrittore “di culto” che porterà in scena una versione rivista di «Compleanno», il monologo dedicato ad Annibale Ruccello, l’altra sera è stato Eugenio Bennato, accompagnato dal talentuoso gruppo Le Voci del Sud (Letizia D’Angelo, Daniela Dentato, Laura Cuomo, Francesco Luongo, Angelo Plaitano, Edoardo Cartolano), ad incantare il pubblico con un concerto acustico di canzoni inedite sulla natività, la bellezza dell’universo e il valore dell’amore, dal titolo «Qualcuno sulla terra», scandito in due momenti: la Creazione e l’Accoglienza, tra originali e intense rivisitazioni bibliche e ballate contemporanee, capaci di interpellare sulle responsabilità dell’uomo negli scenari geopolitici di ogni tempo.

Reduce da un lungo ed entusiasmante tour internazionale in Nord Africa, Bennato spiega: «La bellezza è un valore assoluto e indefinibile che va al di là della ragione e degli sbandamenti dell’umanità. Il segno più presente e incontaminato della bellezza è la luna che sta lì da sempre per indirizzarci silenziosamente. Ed è “L’amore che muove la luna”, canzone che apre la performance, la scintilla primigenia della creazione dell’universo, l’amore del primo istante che genera la luce, il movimento, la bellezza». Come nel brano «Fiat Lux», che ripercorre la “favola poetica” della Genesi con una formula compositiva che si ricollega, nella ricerca di Bennato, alla struttura popolare del “canto cumulativo”, tecnica in base alla quale ogni strofa si dilata progressivamente, fino a contenere tutte le precedenti. Ogni brano, nell’intensa performance, contribuisce così allo sviluppo di una narr/azione intrisa di mistilinguismo (latino, francese, inglese, arabo, napoletano, italiano…) che conferisce alle voci e alla musica un respiro globale e universalistico.
Come nel brano «L’Arca di Noè», riflessione sul genere umano e sulle sue responsabilità nel dominio della natura e degli esseri viventi; o come nelle successive ballate e nei cantici corali («Kifaya», che vuol dire  “basta!” in arabo;o  la struggente «Ballata di una madre»; o l’impietosa «Non c’è ragione» e «Qualcuno sulla Terra»), dove il cortocircuito della cosiddetta Primavera Araba traspone e attualizza la leggenda biblica del piccolo Davide contro il gigante Golia, nel cammino di un “progresso” e di una Storia intessuta di conflitti e incertezze, ambiguità e soprusi. Cantati, nella seconda parte del concerto dedicata all’”accoglienza”, da brani che contagiano gli spettatori coinvolgendoli in un ritmo sempre più trascinante: da «Quando turnammo a nascere» attraverso «Ex voto», «Mon pêre et ma mêre», «Ninna Nanna 2002», «Da che Sud è Sud», fino a alle melodie familiari e avvolgenti di «Che il Mediterraneo sia».

Gli artisti, in scena, non si risparmiano: complice il Maestro Bennato, che inframezza di racconti e commenti i suoi interventi musicali per voce e chitarra, i giovani dell’ensemble campano con i loro strumenti (Letizia D’Angelo, soprano, Daniela Dentato, mezzosoprano, Laura Cuomo, contralto, Francesco Luongo, tenore, Angelo Plaitano, baritonoe ed Edoardo Cartolano, basso) creano una magia di contrappunti e armonie che risuonano con forza proponendo, fra il resto, sette composizioni inedite che, seguendo l’insegnamento dei grandi maestri della musica popolare, fondono insieme sacro e profano. Un esperimento non soltanto musicale ma antropologico in senso lato, che ha già ricevuto ulteriori inviti per manifestazioni religiose e che si propone di continuare il dialogo fra culture diverse, in particolare del Mediterraneo: carissimo a Bennato (che ne è riamato da schiere di fan)  il quale, appena rientrato da Il Cairo dopo una tournée nei grandi teatri nordafricani con lo spettacolo «Da che Sud è Sud», ha voluto portare all’AvaNposto Numero Zero un’esibizione immaginata esclusivamente per spazi raccolti, nei quali esibirsi senza microfoni e a viva voce, per vivere una dimensione intima e riflessiva simile a quella dei teatri sperimentali in cui, negli anni ’70, sono nate esperienze artistiche come quella della Nuova Compagnia di Canto Popolare.

E si resta in questo ambito fortemente identitario e progettuale anche con il prossimo atteso appuntamento dall’AvaNposto Numero Zero, un evento speciale che segna la prima esibizione in Italian di un duo di artisti greci, Michalis Papadakis e Vangelis Giannitsoudakis, che hanno scelto Napoli –  sentita "vicina alle proprie radici" - per il loro primo concerto acustico in Italia di musiche tradizionali della Grecia e del Mediterraneo dal titolo «Middle Earth (Μέση γη)». L’appuntamento è mercoledì 11 aprile, alle ore 21, per un nuovo tuffo nel Mare Nostrum: ossia in quella  “Terra di Mezzo” composta di mare, viaggi, storie, incroci, umanità e culture che si sono incontrate (e scontrate) per millenni, tanto da creare un’unica identità mediterranea. Middle Earth (Μέση γη) è anche il nome del progetto artistico fondato dai due musicisti, Michalis Papadakis (violino e voce) e Vangelis Giannitsoudakis (lauto cretese), nati e cresciuti a Kissamos, cittadina sulla costa nord-occidentale dell'isola di Creta permeata da una forte tradizione musicale. Il duo ha maturato le prime esperienze agli inizi degli anni ’90, giungendo a collaborare con artisti connazionali e stranieri in un lavoro per il teatro, la televisione e il cinema indipendente, ambiti per i quali hanno anche composto diverse colonne sonore.

A Napoli, i due artisti greci proporranno un viaggio culturale nel quale l’Oriente e l'Occidente si incontrano, rigenerandosi con le contaminazioni moderne. Un itinerario lungo un percorso storico che inizia con i veneziani e gli ottomani che a Creta hanno lasciato, rispettivamente, il violino e il lauto, prosegue con le gesta narrate nel poema cavalleresco «Erotokritos», scritto da Vincenzo Cornaro all’inizio del XVII, e continua in Tracia e Macedonia per ballare al ritmo della Baiduska, una danza diffusa in tutti i Balcani, per spingersi poi fino a Rodi e all’Asia Minore, perseguendo una contaminazione fra generi che trasforma le sonorità meno note al pubblico occidentale e le ritmiche più complesse rendendole così familiari. Mediterranee, appunto.
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