Aggredirono una donna per noia: individuati i bulli di piazzale Cialdini

L'aggressione è avvenuta in piazzale Cialdini a Mestre il 5 febbraio
L'aggressione è avvenuta in piazzale Cialdini a Mestre il 5 febbraio
di Monica Andolfatto
Domenica 21 Marzo 2021, 06:00 - Ultimo agg. 22 Marzo, 07:49
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MESTRE - Intercettati prima che potessero fare il “salto di qualità”, trasformandosi da adolescenti problematici in delinquenti da strada. Sono i protagonisti della brutale aggressione a una trentenne cinese, circondata e picchiata in piazzale Cialdini, avvenuta alle 18 del primo sabato del mese scorso. Un vero e proprio agguato consumato dopo un breve pedinamento, così giusto per il gusto di terrorizzare una persona indifesa, finita nel mirino di questi bulli perditempo magari perché donna e perché straniera. Non è stato facile individuarli, ma alla fine gli agenti del commissariato di Mestre hanno dato loro oltre a un volto - grazie alle riprese delle telecamere installate nell’area del pestaggio - anche un nome e un cognome. Non è stato facile perché si tratta di ragazzini incensurati, “normali”, sconosciuti alle forze dell’ordine ma anche ai Servizi sociali del Comune. Un gruppo di cinque amici, di 17 e 18 anni, due di Marghera, due di Mestre e uno di Favaro, tutti locali, tranne un moldavo comunque naturalizzato: solo uno è stato indagato a piede libero per lesioni aggravate, un maggiorenne mestrino, quello cioè che ha colpito al volto la vittima con una violenta bottigliata. 
L’EPISODIO
L’episodio, era il 5 febbraio, provocò un forte allarme sociale rilanciando il timore di un centro città in balìa di teppisti scatenati e pure animati dall’odio razziale. Le indagini della polizia hanno permesso di delimitare il contesto dei fatti: la matrice etnica non c’è e neppure il movente della rapina. La trentenne si è trovata a passare nel luogo sbagliato nel momento sbagliato finendo per diventare - è questo aspetto rende la vicenda ancora più assurda e inquietante - una sorta di “passatempo” con cui vincere la noia. Gli addetti ai lavori indicano questo fenomeno con l’espressione “aggregazioni giovanili deviate” e non “baby gang”, a sottolineare che si tratta di uno stadio in cui si può e si deve agire in primis con interventi di recupero sociale preventivi.
LE INDAGINI
I cinque Sono stati “traditi” in particolare dal taglio di capelli e soprattutto dall’abitudine di radunarsi sempre tra piazza Barche e piazza Cialdini.

Ed è proprio lì che i poliziotti hanno focalizzato l’attenzione giorno dopo giorno, isolando fra le combriccole più assidue, quella di soli maschi che stazionava sorseggiando alcolici e superalcolici. Ore e ore trascorse a bighellonare nell’impossibilità di frequentare luoghi di aggregamento o di praticare sport a causa delle restrizioni sanitarie, complice pure in quota parte la didattica a distanza che allenta le modalità di controllo scolastico e familiare. A inchiodarli in maniera definitiva il riconoscimento eseguito dalla cittadina asiatica che seppure terrorizzata da quell’assalto a freddo, era riuscita a imprimersi bene nella memoria ogni singola faccia dei suoi aggressori.

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