Bersani: sì al Mattarellum ora Renzi convinca Silvio

di Antonio Vastarelli
Mercoledì 10 Dicembre 2014, 23:28 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 00:13
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«La sinistra del Pd contraria al Mattarellum? Ma scherziamo? Se il governo fa sul serio, gli dico che per me è l’ipotesi numero uno per il nuovo sistema elettorale, e non solo per la fase transitoria».

Pier Luigi Bersani, ieri a Napoli per un dibattito sulla riforma elettorale con l’ex presidente della Corte costituzionale Giuseppe Tesauro, spazza via le voci («che ho letto su qualche giornale», sorride) che vorrebbero l’uscita di alcuni renziani su una riesumazione del Mattarellum come una minaccia verso la sinistra interna, che chiede di modificare l’Italicum con l’introduzione delle preferenze e l’abolizione dei capilista bloccati.



L’ex segretario del Pd ricorda che, da sempre, il partito ha come prima opzione quella di un sistema elettorale con collegi uninominali (il doppio turno di collegio, approvato in passato dall’Assemblea Pd), ma che si tratta di un’ipotesi non praticata perché, sottolinea, «è Berlusconi che è contrario all’uninominale».



E a De Magistris che sottolinea come, «nonostante Renzi si sia presentato come il nuovo», la corruzione continua a dilagare, Bersani replica: «Un buon inizio per combatterla sarebbe che ognuno, compreso De Magistris, facesse il suo lavoro».



Bersani, le piace la versione dell’Italicum che si sta definendo in Senato: 100 collegi plurinominali con capilista bloccati e preferenze per i posti residui?



«I lavori sono in corso. Qualche mese fa dissi che il testo iniziale non stava in piedi. A poco a poco si stanno apportando delle correzioni. Ci sono ancora un paio di cose da aggiustare. Prima fra tutte il fatto che non penso che noi possiamo avere una Camera dei nominati. Ecco: questo non è possibile».



Quindi, bisogna eleggere tutti con le preferenze. Intanto, si fa strada l’ipotesi di un ritorno del Mattarellum come sistema di salvaguardia, nel caso in cui si dovesse tornare alle urne prima della conclusione del ciclo di riforme. Le piace questa ipotesi?



«Per me il Mattarelum è la prima ipotesi, non la seconda. Se vogliono farlo, io firmo subito».



È una proposta seria della sinistra Pd, o solo una battuta, visto che il testo in commissione è l’Italicum?



«Dico sul serio nel senso che, se domani mattina c’è il Mattarellum, io ci vado a nozze, faccio un applauso scrosciante. Insomma: il governo vuol proporre il Mattarellum, o stiamo scherzando? Perché, se parliamo sul serio tra gente seria, se il governo propone il Mattarellum noi siamo come un sol uonmo a sostegno. Se, invece, si fanno battute, perché Berlusconi non lo vuole il Mattarellum, allora è un altro discorso. È Berlusconi che non lo vuole, sia chiaro».



Quindi, prevede che terrà il patto del Nazareno. Il metodo le sembra corretto?



«Io credo che un sistema respiri con due polmoni: una destra e una sinistra. Punto. Quindi, discutere con tutti, soprattutto sui temi istituzionali, è giusto. Stringersi a patti oltre il sensato no».



Anche per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica sarà necessario coinvolgere le opposizioni. Pensa che questa volta, dopo il disastro di inizio legislatura, il Pd riuscirà ad evitare una nuova spaccatura?



«Si tratta di un’operazione complicata. Voglio credere che come metodo, e anche come merito, si partirà dal Pd. Quindi, prima si trova un accordo tra noi, e poi si fa il giro con tutti».



Che giudizio dà sull’inchiesta di Roma?



«A farci tanti ragionamenti, si corre rischio di mettere in giro degli alibi. I ladri sono ladri, i corrotti son corrotti, e devono andare in galera, che siano di destra di sinistra e di centro. Ma vorrei anche dire ai giovani che è possibile essere e rimanere onesti, anche facendo amministrazione e politica. Se poi vogliamo ricavare qualche insegnamento, io direi che oggi abbiamo un sistema politico dove si è persa per strada l’idea di collettivo. La politica è diventata insieme di spazi dove singoli, cordate, gruppi si fanno il loro destino, senza un minimo di controllo sociale, di selezione dei quadri. Senza partiti, è peggio: bisogna fare una legge sui partiti, regole moderne per garantirne la vita democratica, però bisogna incoraggiare i collettivi: se no, si disgrega tutto».



Renzi come segretario del Pd ha commissariato il partito romano e come premier ha annunciato un inasprimento delle pene sulla corruzione, si è mosso bene?



«Sono primi atti che hanno senso, vanno nella direzione giusta. Adesso vedremo queste norme, le valuteremo. Naturalmente, che siano sufficienti ad affrontare una situazione così profonda nessuno può giurarci, perché siamo davanti a problemi radicati, perfino nel costume, nella mentalità».



Il sindaco di Napoli, De Magistris, ha detto che contro la corruzione serve una rivoluzione perché, nonostante Renzi si sia presentato come il nuovo, il malaffare continua. Cosa ne pensa?



«Che sfidare la corruzione, ribadire un’esigenza di civismo è un compito duro, difficile, non di un giorno solo. Ma un buon inizio sarebbe che ognuno facesse il suo lavoro. Io il mio, Renzi il suo, De Magistris il suo da sindaco. Perché in questi anni abbiamo avuto un elenco di angeli vendicatori, però non è che abbiamo fatto dei grandi passi avanti».



Come giudica il lavoro del governo Renzi fino ad oggi?



«Il problema non è Renzi, non si vedono alternative a questo quadro di governo. Il problema è dare incisività all’azione di governo. E quindi riforme sì, ma sono sufficienti quelle che stiamo facendo? Si va nella direzione giusta? Io continuo a pensare che il problema che abbiamo davanti si chiama lavoro. Non mi sembra ancora che siamo concentrati a fondo su questo. Si è affrontato il tema delle regole, d’accordo, e lo si poteva fare meglio, ma il lavoro comunque viene fuori solo dagli investimenti. Bisogna trovare il modo per attivare iniziative economiche con investimenti pubblici e privati. Non c’è un’altra ricetta».



I vincoli europei, però, rendono difficile i movimenti. Juncker continua a richiamare l’Italia al rispetto delle regole.



«Che l’Europa così non funzioni, credo non ci siano dubbi. E quindi penso si possano immaginare, sia pure in modo limitato, delle forzature da parte dell’Italia, purché le si faccia su progetti che siano utili al lavoro, e proponendo non annunci di investimenti ma progetti che partano domani mattina. Dobbiamo presentarci in Europa con misure di cui possiamo dimostrare l’efficacia. Dopo di che, non credo che l’Ue abbia il diritto di chiederci più di quello che stiamo facendo».



In Campania, ancora una volta, in vista delle regionali, le primarie stanno diventando un problema, e c’è chi lavora per evitarle. Cosa ne pensa?



«È l’assemblea del Pd campano che decide per il Pd campano. Penso però che il tema non sia primarie sì, primarie no. Siamo un partito che favorisce la partecipazione e, quindi, salvo diverse decisioni collettive degli organismi del partito, sempre possibili, io penso che vadano fatte. Il problema, però, è come farle per bene. Anni fa sono stato attaccato come burocrate, quando ho detto: prevediamo meccanismi di registrazione dei votanti, vediamo come garantire un ordinato svolgimento, e indichiamo regole per come condurre la campagna. Dobbiamo riflettere su questo».