Caivano, i parenti dei boss del parco Verde ​minacciano il leader anticlan

Nel mirino Bruno Mazza, ideatore dell'associazione “Un'infanzia da vivere”

Bruno Mazza
Bruno Mazza
di Marco Di Caterino
Domenica 1 Ottobre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 16:29
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Minacce della camorra del Parco Verde di Caivano a Bruno Mazza, ideatore e deus ex machina dell’associazione “Un’infanzia da vivere”, da anni in prima linea nel quartiere per strappare i più piccoli alle lusinghe oscure dei clan. In meno di 24 ore Mazza è stato affrontato dalle mogli dei fratelli Ciccarelli, attualmente tutti detenuti e ritenuti dagli inquirenti e della stessa Dda di Napoli i capi dell’omonimo clan, e poi dal suocero di uno dei Ciccarelli, che ha fatto irruzione nei locali dell’associazione e, armato di un grosso cacciavite, ha minacciato di sgozzarlo.

Un attacco evidentemente studiato, ma che sembra essere l’ultima mossa disperata di un clan allo sbando, che non regge alla pressione massiccia, quotidiana, asfissiante delle forze dell’ordine che da tre settimane hanno fatto tabula rasa delle piazze di spaccio. E quindi delle fonti di guadagno delle famiglie criminali. Da qui l’azione delle mogli dei boss. Queste hanno accusato senza se e senza ma Bruno Mazza di essere il responsabile della loro rovina, perché in quest’ultimo mese avrebbe accompagnato tanti giornalisti sui luoghi dello spaccio ed avrebbe piazzato le telecamere di videosorveglianza presso la sua associazione non per evitare furti o danneggiamenti, ma con l’unico scopo di spiare l’isolato dove abitano tutti i Ciccarelli. Accuse gridate a squarciagola, in modo da farsi sentire in tutta la zona, soprattutto quando hanno rinfacciato al responsabile dell’associazione di aver dato le immagini dell’ultima stesa alle forze dell’ordine. E poi un affondo terribile ed inquietante. «Tu stai affamando le famiglie dei carcerati, che con tutto questo casino di guardie che c’è non prendono più la “mesata”.

E chi soffre la fame - è stata la minaccia - può fare anche qualche pazzia». 

 

Irripetibili le offese che hanno accompagnato questo delirante “j’accuse”. Il peggio però era ancora da venire. E si è materializzato sotto forma del suocero del boss Ciccarelli, a cui non era andato giù il fatto che i tecnici dell’Enel gli avevano staccato ben quattro allacci abusivi ad altrettanti pali della pubblica illuminazione, grazie ai quali alimentava alcuni potenti fari, un impianto hi fi che “sparava” musica ad alto volume e un negozio, occupato abusivamente, ubicato proprio di fronte alla sede dell’associazione in viale Margherita.

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L’uomo, evidentemente indifferente al fatto che nel quartiere sono in corso specifici controlli da parte dei tecnici dell’Enel sui numerosi furti di corrente elettrica, ha ritenuto che il “mandante” dei controlli fosse appunto Bruno Mazza. Il quale ha evitato il peggio allontanandosi dall’associazione per precipitarsi dai carabinieri della locale compagnia, diretta dal capitano Antonio Maria Cavallo, per sporgere una seconda denuncia. Il suocero del boss è stato portato in caserma, non prima che i militari gli sequestrassero il cacciavite. Poi però, nemmeno il tempo di uscire dalla caserma che l’uomo è tornato alla carica. I militari hanno acquisito le immagini dell’aggressione, registrate dalle telecamere di videosorveglianza dell’associazione. 

Ma la giornata nera di Bruno Mazza non era ancora finita. Gli agenti della polizia municipale lo hanno identificato per aver installato all’ingresso del Parco Verde, sui pali della luce, due telecamere finte, per scoraggiare il continuo sversamento di rifiuti. L’atto dovuto di una burocrazia implacabile.
 

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