Coronavirus a Napoli, il farmaco contro l’artrite dà speranza: in due respirano da soli

Coronavirus a Napoli, il farmaco contro l’artrite dà speranza: in due respirano da soli
di Ettore Mautone
Giovedì 19 Marzo 2020, 23:24 - Ultimo agg. 20 Marzo, 08:01
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Dopo il via libera dell’Aifa (Associazione italiana del farmaco) è partita ieri a Napoli la sperimentazione clinica del Tocilizumab, il farmaco finora usato nell’artrite reumatoide (una malattia autoimmunitaria) che ha mostrato miglioramenti nel trattamento della grave polmonite che complica l’infezione da Covid-19. Attraverso una piattaforma informatica l’Istituto dei tumori di Napoli ha iniziato dalle 15 di ieri a selezionare le richieste arrivate da tutti i centri clinici italiani. In serata erano oltre 150 le adesioni. Le somme della sperimentazione si tireranno da qui a un mese ma c’è grande ottimismo visti i risultati preliminari. I ricercatori del Pascale, Paolo Ascierto, primario di Immunologia e Immunoterapia dei tumori e melanoma, Franco Bonaguro, responsabile della virologia clinica oncologica e Franco Perrone direttore dell’Unità sperimentazioni cliniche, insieme al gruppo di tutti i primari del Cotugno (Enzo Montesarchio di Oncologia, Fiorentino Fragranza di Anestesia a Rianimazione, Roberto Parrella, Rodolfo Punzi, Carolina Rescigno, Vincenzo Sangiovanni, Elio Manzillo, Vincenzo Esposito e Nicola Maturo per le infettivologie, Luigi Atripaldi per il laboratorio a cui si è poi aggiunto il gruppo dei rianimatori del Monaldi guidati da Antonio Corcione) il 7 marzo avevano fatto partire il primo utilizzo del farmaco in regime off label, ossia fuori dai confini delle indicazioni già autorizzate. Dopo l’arruolamento dei primi tre pazienti, in due settimane si è arrivati a 18 malati fino a ieri mattina. 

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Proprio ieri due di essi sono stati svezzati dal respiratore automatico (dopo 9 e 12 giorni d rianimazione) e hanno iniziato a respirare autonomamente. Ma miglioramenti ci sono registrati per tutti sia nell’ossigenazione (verificata all’emogasanalisi) sia nei parametri dell’infiammazione. Tranne in due casi (deceduti) in cui il trattamento è iniziato troppo tardi. «Lo studio - avverte Vincenzo Montesarchio - individua tre gruppi di pazienti, il primo formato da malati non ancora intubati (o che lo sono da meno di 24 ore), il secondo in rianimazione da più di 24 ore e il terzo che coinvolge tutti quelli in corso di trattamento dall’inizio fino ad oggi». In quasi tutti i pazienti i parametri clinici dell’infiammazione migliorano: Tolicizumab blocca i recettori dell’Interleuchina 6, un mediatore della cascata di eventi che portano al danno d’organo. «Si lavorerà secondo il protocollo approvato in tempi record da Aifa e dal Comitato etico in una sinergia tra ricercatori e istituzioni di tutta Italia - aggiunge Ascierto - passando per l’Università di Modena e lo Spallanzani». 

Il gruppo, coordinato dall’equipe di Franco Perrone, si muoverà dunque sulla piattaforma informatica dove si potranno registrare i pazienti da trattare nelle prossime ore e giorni. Sempre tramite la piattaforma partiranno due volte al giorno gli ordini per il farmaco, che la casa farmaceutica Roche che lo produce, spedirà direttamente alle farmacie dei centri entro 24 ore. Un lavoro di equipe che ha visto i ricercatori del Pascale lavorare rapidamente e per 14 ore al giorno compreso il sabato e la domenica a questo obiettivo. «Un gruppo di persone eccezionali – continua Perrone - come Marilina Piccirillo, oncologa, formalmente mia vice ma anche altri 6 collaboratori, alcuni dei quali erano precari fino a tre mesi fa». Ci va cauto il direttore scientifico del Pascale, Gerardo Botti: «Ora è importante che il farmaco funzioni e che l’intuizione dell’equipe dei nostri ricercatori risulti valida. Il manager del Pascale, Attilio Bianchi punta il dito sulla sinergia quale chiave vincente. 
 


Il farmaco sperimentato contro il Covid è anche un interruttore utilizzato per spegnere l’eccesso della risposta immunitaria in alcune terapia avanzate del cancro. Terapie cosiddette Car-t, frontiera dell’immunoterapia di cui Paolo Ascierto è un grande esperto. Consiste nella manipolazione in vitro delle cellule di difesa dell’organismo che vengono armate contro il tumore e reinfuse al paziente per tentare di annientare le metastasi. Un processo che a volte sfugge di mano e che, appunto, viene spento somministrando Tocilizumab che come un estintore spegne l’infiammazione agendo sull’interleuchina 6. Il danno ai polmoni provocato dal Coronavirus è indiretto, mediato dall’effervescenza della risposta immunitaria che fa dei polmoni un campo di battaglia devastato dai bombardamenti contro il virus.
Bombe chimiche che come in una guerra, finiscono per danneggiare case e campi coltivati che, all’interno dei polmoni, servono però a scambiare ossigeno.

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