Coronavirus a Napoli: contagiati primario, quattro infermieri e un addetto alle pulizie dell'ospedale Monaldi

Coronavirus a Napoli: contagiati primario, quattro infermieri e un addetto alle pulizie dell'ospedale Monaldi
di Ettore Mautone
Martedì 14 Aprile 2020, 00:00 - Ultimo agg. 16:44
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Sono i focolai ospedalieri, quelli familiari (diffusi da chi è in quarantena) e gli anziani in Rsa i punti di vulnerabilità che fanno temere una ripresa delle infezioni in Campania. Regione che, rispetto alla Lombardia e al Nord Italia in genere, fa registrare valori epidemici sempre più bassi, vicini alla discesa. Dopo l’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, dove si sono registrati diversi casi di positività nel reparto di Medicina interna, in difficoltà c’è ora anche il Monaldi. Presso l’unità di Medicina interna cardiologica e dismetabolica sono infatti risultati positivi 4 infermieri, un addetto alle pulizie e il primario che ha avuto bisogno di ricovero al Cotugno.

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La corsia è stata chiusa per sanificazione e tutto il personale sottoposto a tamponi e test rapidi. Si attendono i risultati. Nel reparto un primo caso di positività a Covid-19 si era registrato l’8 aprile, un paziente ricoverato quasi un mese prima (il 13 marzo) risultato negativo a due precedenti tamponi. Un lasso di tempo in cui il malato era stato collocato in reparto senza alcun isolamento e affidato ad operatori sanitari privi di adeguati dispositivi di prevenzione. Ma già in precedenza per il reparto era transitato un altro paziente, dimesso il 31 marzo (con all’attivo test rapido e tampone effettuati al Cto, entrambi risultati negativi) poi deceduto il 7 aprile al Cardarelli. Al Monaldi il 9 aprile, in quel reparto, si contavano 4 degenti positivi, (di cui 2 ricoverati) 1 deceduto e 1 intubato al Cotugno. A rendere complessa la situazione la presenza di bagni comuni, uno per i maschi e uno per le donne. Un focolaio che il personale di reparto ha più volte segnalato alla direzione di presidio fino a quando è intervenuta la direzione strategica con la chiusura, la sanificazione e i tamponi a tappeto. 
 


Per la tutela dei pazienti e dei lavoratori, in questa fase dell’epidemia, bisogna mettere a punto protocolli adatti anche a queste situazioni border-line. Mancanza, nelle strutture ospedaliere non Covid, di stanze singole in cui isolare i soggetti sospetti, mancanza di percorsi separati, di bagni singoli, di idonei dispositivi di protezione per il personale (mascherine e guanti), formazione e procedure gli scogli da superare per evitare il perpetuarsi di focolai all’interno di luoghi, come le strutture sanitarie, in cui il distanziamento sociale non è praticabile. Una delle esigenze, sollevate anche con un’interrogazione consiliare del Movimento 5 stelle, è aggiornare i piani pandemici. Sul fronte delle modalità di gestione della quarantene e del contagio in ambito familiare è fissata per mercoledì una riunione in Regione con i sindacati e i medici di medicina generale per stilare un documento che funga da linea guida comune per un’omogenea applicazione dei modelli di presa in carico dei pazienti Covid a domicilio. 
 

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