Food, crolla anche il delivery: ​dimezzati gli ordini a casa

Food, crolla anche il delivery: dimezzati gli ordini a casa
di Gennaro Di Biase
Lunedì 12 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 13 Aprile, 08:34
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Crolla anche il delivery. Cade uno dei baluardi cruciali dell’economia ai tempi del Covid, e in città si registra un decremento delle consegne a casa che oscilla tra il «30% e l’80%», a seconda dei target e delle specializzazioni dei ristoratori. Se la pietanza a domicilio era stata da un anno a questa parte la principale boccata d’ossigeno per i pubblici esercizi bersagliati dalle continue chiusure anti-contagio, oggi le cose sono decisamente cambiate. 


Che si parli di sushi, pizza o ristorazione di qualità il discorso non cambia. Il calo del giro d’affari legato al delivery è evidente, come testimonia la drastica e recente riduzione dell’esercito di rider in giro per le strade napoletane. L’entusiasmo per la cena a casa era stato certamente acuito, a maggio scorso, dalle restrizioni di De Luca che, inasprendo le misure nazionali, aveva vietato le consegne a domicilio in Campania. Allora la crescita delle ordinazioni arrivò a sfiorare il 60%, fino a indurre gli imprenditori a trasformare centinaia di camerieri di sala in rider. Ma l’effetto boom, allo stato attuale delle cose (e della pandemia) è decisamente un ricordo. L’esperienza di Gino Sorbillo, per esempio, fotografa bene il momento: «Il calo nel delivery è evidente, per quanto mi riguarda anche superiore al 30% - racconta – e sono vicino ai rider che chiedono diritti. Sto aprendo la pizzeria in via dei Tribunali solo nel weekend. I 3 Zia Esterina (al Vomero, al centro e in piazza Trieste e Trento) specializzati nel delivery sono stati aperti nel 2020, ma da alcuni mesi li ho chiusi: i ricavi non hanno più eguagliato le spese vive dei locali. Si vedono meno rider in giro e sempre più buste della spesa dal supermercato. La gente è stanca e sta preparando il cibo a casa. Stanno cambiando le abitudini». Si mangia a turno e ci si isola nello stesso appartamento: chi davanti ai videogame, chi al pc, chi su Zoom. L’unione familiare che la pandemia aveva creato si è spezzata. La stanchezza delle restrizioni ha vinto su tutto». 

Fornisce dati e spiegazioni sullo stato della ristorazione Enrico Schettino, titolare della catena Giappo – con 10 punti vendita in Campania – e imprenditore esperto di delivery da ben prima del Covid. «Durante il primo lockdown l’incremento delle consegne a domicilio era stato del 60%.

Ora registriamo un decremento delle ordinazioni che supera 50%. Inoltre si è allargata l’offerta, e c’è una battaglia del delivery. Noi ci serviamo di rider interni. In proposito, le grandi piattaforme stanno cannibalizzando il mercato con sconti sulle cene per fidelizzare l’utente. Creano promozioni ad hoc a spese loro. Alcune pizzerie consegnano margherite al 2x1 con 4 euro, con le promozioni delle grandi piattaforme. 2 margherite consegnata da una multinazionale, insomma, in certi casi costano 4 euro totali. L’indotto del delivery è calato per due motivi: la gente si è abituata alla novità. Una cena in delivery era una trasgressione, un anno fa, ma dopo mesi e mesi di solo delivery l’elemento sorpresa è finito. Il secondo motivo è economico: i soldi in cassa nelle famiglie stanno diminuendo».

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Nella ristorazione “pura” le cose vanno peggio. A spiegare il perché è un ristoratore di Chiaia, Massimo di Porzio, titolare di Umberto: «Il calo del delivery è innegabile, purtroppo, e la decrescita della domanda è maggiore nelle cucine di livello medio alto – spiega – Le persone si sono organizzate diversamente rispetto al primo lockdown, e per tante famiglie la crisi economica si è fatta più stringente. Questo accentua il problema per i locali che puntano sulla qualità, dove il crollo di fatturati da consegna o asporto oscilla tra 30 e 40%. Insomma, take away e delivery non si sposano più con la cucina di qualità». 
 

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