Napoli, ai Quartieri spagnoli si torna a sparare: paura tra i vicoli ma nessuno denuncia

Napoli, ai Quartieri spagnoli si torna a sparare: paura tra i vicoli ma nessuno denuncia
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 29 Dicembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 17:03
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Torna l’allarme per le stese nel centro storico. Gli ultimi casi segnalati da non pochi residenti riguarda la zona dei Quartieri spagnoli, e in particolare il perimetro compreso nell’area definita della “Parrocchiella”, a Santa Maria Ognibene.

Siamo nella zona di Montecalvario, tristemente nota per essere stata teatro di una delle innumerevoli faide tra bande criminali avverse e che rimane purtroppo ad altissima densità delinquenziale. Qui - stando a numerosi testimoni e a segnalazioni che sono giunte nelle ultime ore anche al nostro giornale - di notte l’atmosfera diventerebbe rovente per le scorrerie armate dei soliti noti: giovani che, sciamando a bordo di scooter e moto di grossa cilindrata, esploderebbero raffiche di colpi di pisola in aria. Il metodo para-camorristico per “marcare il territorio”. Fatti i dovuti riscontri presso polizia e carabinieri, però, le circostanze non vengono confermate dalle fonti. Il che significa che chi sente o addirittura vede in azione i violenti armati non denuncia. E nemmeno segnala anonimamente i presunti raid. E invece l’intervento immediato delle forze dell’ordine in questi casi sarebbe utilissimo: non solo ai fini investigativi, per il repertamento dei bossoli delle armi che entrano in azione per seminare il terrore tra la gente del posto, ma anche per definire gli ambiti territoriali cittadini nei quali riprende il fermento criminale. 

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Fenomeno tutto napoletano, quello delle stese, che non trova paragoni né casi simili in tutto il resto d’Italia, anche nelle aree in cui è forte la presenza di sodalizi mafiosi.

Ma c’è di più. Quello delle scorrerie armate è un fenomeno che conferma come a Napoli circolino molte, troppe armi illegalmente vendute, barattate e comunque detenute soprattutto da giovani, giovanissimi e pregiudicati. Si diceva dei Quartieri spagnoli senza pace, teatro di “guerra” tra bande che si contendono il predominio dei traffici illeciti, a cominciare da quello legato alle piazze di spaccio di droga. L’elenco dei raid è lunghissimo.

 

Il più grave, tra i recenti episodi legati all’uso di armi da fuoco maneggiate anche da sprovveduti giovanissimi che si atteggiano a boss risale al 16 giugno scorso. Un pomeriggio di fine primavera drammatico. Intorno alle 18 due persone armate di pistola tentarono di uccidere un giovane legato al gruppo Valentinelli, a loro convincimento coinvolto in un omicidio consumato nel 2017, quello di Gennaro Verrano. L’agguato non andò a buon fine, ma durante la sparatoria - ripresa dalle telecamere di videosorveglianza - vennero feriti due innocenti, uno dei quali in maniera grave. Grazie a quelle immagini, e a un’indagine della Squadra mobile guidata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, vennero poco dopo arrestati cinque maggiorenni e un minorenne con l’accusa di duplice tentato omicidio.

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Se provate a digitare su Google le parole “Quartieri spagnoli” e “omicidio” il motore di ricerca vi riporta in automatico - tra le domande più frequenti raccolte - quali siano a Napoli le zone da evitare: e tra queste, insieme con Scampia e il Rione Sanità, compaiono proprio i Quartieri spagnoli. Tristissimo. La zona della Parrocchiella di Santa Maria Ognibene è la stessa in cui nacque e consumò la sua breve vita anche Ugo Russo, il ragazzo ucciso da un carabiniere in borghese durante un tentativo di rapina a Santa Lucia. Aveva soltanto 15 anni. E proprio in quella zona venne eretto un murale che lo immortalava a mezzo busto, su uno sfondo azzurro in cui comparivano mille bilance bianche e una scritta: Verità e giustizia per Ugo». Non solo. Recentemente fece scalpore anche un’immagine, rivelatasi poi una fake news ma pur sempre significativa di un clima di evidente emulazione per chi se ne va in giro armato, che riprendeva alcuni bambini mentre impugnavano pistole e coltelli, poi pubblicata anche sui social. Alla fine si scoprì che era una burla, ma quell’immagine i brividi li scatenò ugualmente.

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