Napoli, il far west delle case vacanza: «Gli abusivi sono 5mila»

Quadruplicate le offerte di ospitalità, un'attività su dieci non è registrata: «Ora regole per tutti»

L'assalto dei turisti a Pasquetta
L'assalto dei turisti a Pasquetta
di Gennaro Di Biase
Giovedì 13 Aprile 2023, 00:01 - Ultimo agg. 16:03
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La ricezione turistica: cioè un «far west» all’ombra del Vesuvio da «circa 5mila abusivi», stima Abbac (associazione di categoria del settore extralberghiero). Nel 2021, anno di ripresa e uscita dal tunnel della pandemia, gli annunci di camere su Napoli – secondo i dati “inside” di Airbnb – erano circa 4300, come riporta ancora Abbac. Oggi, sullo stesso canale, se ne trovano 8006 (circa 1000 in più rispetto a 8 mesi fa, quando erano 7175). L’offerta ricettiva partenopea, insomma, è quasi raddoppiata negli ultimi due anni. Allargando il raggio ai 5 principali portali online di prenotazione camere (Hotels.com, Booking, Aribnb, Expedia e Tripadvisor), gli annunci di camere in città, a oggi, salgono a 12712, come rilevato dagli “inside” di Federalberghi Napoli. 

Un numero che differisce, e non poco, da quello delle strutture ricettive che hanno le carte in regola con il Comune: appena 1757 a febbraio ’23, precisa sempre Federalberghi. Questi sono i primi numeri, pesanti, di una «mappatura» partenopea degli affitti invocata nelle scorse ore, su scala nazionale, dal ministro al Turismo Daniela Santanché in un’intervista sul nostro giornale: «Le poche regole esistenti non vengono applicate – ha detto – Servono regole, quello che ho in mente scontenterà qualcuno». Il Comune, nel prossimo bilancio, varerà intanto l’aumento un della tassa di soggiorno di 50 centesimi. «È un piccolo incremento - ha spiegato ieri il sindaco Manfredi - che porta la nostra tassa di soggiorno ai livelli delle altre grandi città italiane». 

Prima di continuare con i numeri, va chiarito che l’annuncio di uno o più posti letto pubblicizzati su un portale online non equivale necessariamente a una struttura vera e propria (b&b, pensione o casa vacanze che sia). Sul web è infatti possibile pubblicizzare anche la singola stanza di un appartamento più ampio. Detto questo, resta evidente la sproporzione tra le 1757 attività registrate nell’elenco di Palazzo San Giacomo (dotate di codice unico strutture ricettive) e il numero degli annunci: 12717, per un rapporto quasi di 1 a 10.

A inizio 2019 gli annunci in città erano 10825, 2000 in meno rispetto a oggi. Il vero far west dell’abusivismo riguarda le locazioni brevi, che riguardano per la maggior parte gli «appartamenti interi» che vengono dati in affitto ai turisti, e che coprono ben il «65,3%» degli 8006 annunci presenti nei dati “inside” di Airbnb (piattaforma da cui sono esclusi gli hotel). L’offerta è varia: spuntano posti letto da Melito a Ponticelli, da Casoria alla zona ospedaliera, da Scampia a Giugliano. 

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Lo scenario dell’offerta turistica extralberghiera è piuttosto articolato: locazioni brevi e b&b non sono la stessa cosa. La seconda tipologia di attività richiede una Scia (inizio attività per locazione turistica). Le locazioni brevi no. Ed è in particolare qui che si annida il caos. Chi affitta una o più camere di un appartamento non registrato come b&b e offre al contempo colazione o servizi di pulizia, svolge tecnicamente una ricezione turistica abusiva. Al quadro si aggiunge poi l’evasione fiscale, che sulla sola tassa di soggiorno Federalberghi stima in «10-12milioni all’anno». «In media, due annunci corrispondono a una sola struttura – argomenta Agostino Ingenito, presidente di Abbac – Di conseguenza le strutture a Napoli sono circa 6mila, per circa 5mila posti letto abusivi, nel senso che non ottemperano a tutte le regole di legge, tra cui la denuncia degli alloggiati in Questura. Per risolvere il problema va esteso l’obbligo di Scia o Cusr anche alle locazioni brevi. Senza questo intervento, che spetta a Palazzo Santa Lucia, continueranno la deregulation, l’abusivismo e l’evasione fiscale. Serve un’anagrafe nazionale di tutte le strutture ricettive».
 

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