Recovery, entro l’estate 2800 tecnici assunti negli enti locali al Sud

Recovery, entro l’estate 2800 tecnici assunti negli enti locali al Sud
di Nando Santonastaso
Mercoledì 17 Marzo 2021, 23:30 - Ultimo agg. 19 Marzo, 13:36
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Tre mesi al massimo tra bando e graduatoria finale, l’iter da completare entro luglio. L’annuncio dei ministri del Sud, Mara Carfagna e della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, è il primo, concreto segnale che la macchina dello Stato può davvero cambiare passo. Si parte dal Mezzogiorno visto che i tempi così rapidi si riferiscono all’assunzione dei 2800 tecnici destinati alle pubbliche amministrazioni meridionali, misura inserita nella legge di Bilancio 2021 su iniziativa dell’allora ministro per il Sud Peppe Provenzano (e, per la cronaca, approvata dalla sola maggioranza giallorossa con il voto contrario del centrodestra). Dovranno supportare Regioni, Città metropolitane e Comuni, ma anche l’amministrazione centrale, con competenze adeguate ai nuovi target operativi richiesti dai progetti del Recovery Plan, colmando lacune che già erano emerse in tutta la loro evidenza in occasione della spesa dei fondi strutturali europei (e non solo).

Contratto a tempo determinato, valido per 36 mesi ma con la possibilità di concorrere all’assunzione a tempo pieno almeno per la metà dei posti, a condizione che siano stati coperti per un minimo di 24 mesi: queste al momento le uniche certezze ricavabili dal testo della legge finanziaria.

Le informazioni più attese, a partire dalle modalità della selezione, saranno rese note dai due ministri il 25 marzo prossimo in una conferenza stampa. Al momento si sa che la procedura fa capo all’Agenzia per la coesione territoriale e che l’avvio verrà dato proprio il 25, previo via libera della Conferenza unificata. L’obiettivo, ha spiegato Brunetta, è di «mettere da luglio a disposizione delle amministrazioni meridionali competenze e capacità per portare avanti al meglio il lavoro sul Recovery Plan».

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Dal canto suo la Carfagna, già durante l’audizione in Parlamento sulle linee programmatiche del suo incarico di governo, aveva spiegato che «si tratta dell’avvio di un più ampio processo di assunzioni, che vuole essere rigenerativo, per costruire un nuovo rapporto di fiducia tra l’apparato pubblico, i cittadini e le imprese. La buona riuscita delle varie programmazioni risiede infatti nella capacità di garantire l’adozione di atti e provvedimenti in tempi certi e brevi».

Già, ma come in concreto si procederà? Considerati i tempi così ravvicinati previsti dal governo sembra scontato che si ricorrerà a semplificazioni soprattutto digitali, le uniche in grado di snellire iter solitamente lunghi e complicati. Non è un mistero che nell’ultima bozza di Pnrr a questo obiettivo di carattere generale siano dedicati non pochi passaggi: si parla ad esempio di una piattaforma unica digitale per tutti i concorsi pubblici, e con essa di uno sportello digitale unico per tutte le 10mila amministrazioni pubbliche censite in Italia, di specifici presìdi digitali nelle aree prive di connettività per la loro ubicazione geografica, e ancora di «nodi di facilitazione digitale» con il contributo delle Regioni visto che finora solo il 42% della popolazione italiana risulta in possesso di competenze digitali. Difficile al momento immaginare che tutto questo possa vedere la luce prima dell’estate ma è probabile che un primo, realistico esempio di semplificazioni procedurali possa vedere la luce proprio per i 2800 tecnici da assegnare al Sud. Spetterà comunque sempre al Formez la definizione degli aspetti relativi alla selezione vera e propria (concorso on line? esame dei requisiti e colloquio finale?) che dovrebbe interessare profili di laureati con le più ampie qualifiche o favorire con percorsi di mobilità innovativi anche l’accesso di chi lavora attualmente nel privato o all’estero. All’Agenzia per la Coesione dovrebbe invece competere il monitoraggio delle disponibilità delle singole amministrazioni meridionali in ordine al rafforzamento delle loro strutture tecniche. Un lavoro preliminare, quest’ultimo, di fondamentale importanza che richiama il modello Campania con il corso-concorso Ripam anche se poi le differenze sono profonde. Si tratta in sostanza di acquisire per tempo le possibili carenze nelle piante organiche da coprire nel rispetto però di norme chiare (i contenziosi nella Pubblica amministrazione sono da sempre alla base di molti ritardi) e ovviamente di eventuali, precedenti procedure di assunzioni avviate dagli enti mediante concorsi. 


Tre mesi sono una bella sfida se si tiene conto che la media italiana dei tempi tra emersione del bisogno ed effettiva assunzione dei vincitori è di oltre 4 anni, previsione che la pandemia ha inevitabilmente allungato. Da settembre 2019 ad oggi sono state messe a concorso 22mila posizioni lavorative ma con la media attuale ci vorrebbero oltre dieci anni per recuperare i posti persi dalla Pa negli anni. E l’Italia di sicuro non può aspettare tanto. 

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