E Renzi avverte: «La partita in Campania è molto delicata»

E Renzi avverte: «La partita in Campania è molto delicata»
Sabato 9 Maggio 2015, 03:20
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La sfida delle regionali «non è facile» e soprattutto «in Campania è molto delicata». Pensieri e parole di Matteo Renzi che - nel corso di un appuntamento elettorale a Genova - dedica un succinto pensiero a diverse situazioni «a rischio». Dice il premier-segretario: la battaglia «non è facile nelle Marche, pur di restare su seggiola, (Spacca, ndr) si è fatto candidare da Fi, alla faccia rottamazione, in Veneto la partita è possibile ma difficile, la partita in Campania è molto delicata. E poi c'è la Liguria, una terra data in ostaggio, dove il centrodestra non ha discusso di progetti ma hanno valutato che se qualcuno si metteva contro nel Pd e loro mettevano un candidato visibile forse potevano. Questo è l'emblema della non politica».
L'avvertimento di Renzi suona particolarmente allarmato in particolare alla luce dello scontro interno al Pd, laddove la distensione, cercata dal segretario subito dopo l'approvazione dell'Italicum, non è neppure sbocciata. I ribelli del Pd hanno continuato a fare i ribelli. E il premier così torna alla carica della minoranza, incrocia le lame con Massimo D'Alema. Attacca i suoi predecessori a palazzo Chigi: «Se avessimo fatto prima ciò che avremmo dovuto fare, l'economia oggi sarebbe più forte. Se avessimo fatto la riforma del lavoro nel 2004 come la Germania e non oggi, la condizione occupazionale sarebbe diversa», ha detto a metà mattina a Firenze. E alludendo a Mr. Wolf di “Pulp Fiction”: «Noi non siamo i risolvi problemi, siamo persone semplici che a fronte di un dibattito pluridecennale, si sono chiesti: “Non sarà il caso di fare le cose che abbiamo promesso tutti insieme di fare?”. Le nostre riforme non le abbiamo partorite di notte, di nascosto, sono quelle di cui si parla da anni».
Le bordate più violente, Renzi però le sferra a sera dai Magazzini del Cotone di Genova, dove è accorso per sostenere la candidata alle elezioni regionali Raffaella Paita. Massimo D'Alema un paio d'ore prima aveva messo a verbale: «Sono almeno 100 mila i militanti, soprattutto di sinistra, che non si sono più iscritti al Pd». Ancora: «L'Italicum è una riforma di destra. Penso che l'arroganza di Renzi, il voler imporre il suo punto di vista, non piaccia agli italiani». Ed ecco la reazione di Renzi, senza citare D'Alema: «Oggi vedo che c'è qualcuno che dice che perdiamo iscritti. Sono i nostalgici del 25%, quelli che stavano bene quando si perdeva, quelli che hanno avuto la loro occasione e l'hanno persa. Ma non ci faranno passare la voglia di cambiare l'Italia».
Genova è anche la piazza dove la sinistra, quella legata allo scissionista Pippo Civati, ha presentato Luca Pastorino contro la Paita che aveva vinto le primarie. E allora, ecco l'altro affondo di Renzi: «Questo è lo spot migliore di una sinistra masochista che vuole perdere per i prossimi 20 anni. Qui in Liguria ci sono due sinistre, una che prova a cambiare e una a cui piace perdere e far perdere». E puntando l'indice contro Civati: «Dopo aver perso le primarie mi dicevano di andarmene, ma io ho risposto che il Pd è casa mia se vinco o perdo. Chi scappa quando perde non è degno di stare dentro una comunità». E inquadrando nel mirino Pastorino, che ha lasciato il Pd per candidarsi governatore: «Rispettare il risultato delle primarie significa rispettare se stessi».
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