Il giorno della memoria
e l'esempio della Valle d'Aosta

Il giorno della memoria e l'esempio della Valle d'Aosta
di Rosaria Manzo *
Lunedì 20 Maggio 2019, 06:00
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Istituito nel 2007, il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice è stato celebrato alla Camera dei Deputati lo scorso 9 maggio, in occasione del 41esimo anniversario del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse, e dell'omicidio di Peppino Impastato, vittima innocente della mafia. 

Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dei Presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, e di numerosi familiari delle vittime, nell’Aula di Montecitorio, sono stati ricordati in particolare i cinquant'anni dalla strage di piazza Fontana, il quarantennale dell'omicidio del magistrato Emilio Alessandrini e il ventennale dell'omicidio dell'economista Massimo D'Antona. Durante la cerimonia sono state premiate le scuole vincitrici del concorso nazionale Tracce di memoria.

La giornata racchiude in sé momenti sempre molto intensi ed emozionanti, immersi nel ricordo accorato delle vittime, una memoria rinnovata di anno in anno che tende ad innestare nelle giovani generazioni quei semi di legalità e giustizia necessari per la formazione della futura società civile. Proprio questa visione prospettica alle generazioni del domani ha caratterizzato parte della giornata, quando grazie alla sensibilità dell’onorevole Paolo Siani, già presidente della Fondazione Polis della Regione Campania, una delegazione di studenti valdostani ha consegnato al Presidente della Camera, Roberto Fico (e per il suo tramite al Capo dello Stato e al presidente del Senato), il libro «Mi ricordo. Rapido 904 – frammenti di vita», un’opera frutto del lavoro degli stessi studenti, nata per non dimenticare quel drammatico 23 dicembre 1984, quando, alle 19,08, un boato squarciò la carrozza numero nove del treno rapido 904, partito da Napoli e diretto a Milano, determinando 16 morti e 267 feriti.

Da un incontro dell'associazione tra i familiari della strage del rapido 904 con Donatella Corti, insegnante di filosofia e referente regionale di Libera Valle d’Aosta, e Fabrizio Bal, referente del presidio intitolato ad Antonio Landieri (vittima innocente della prima faida di Scampia), è nato un progetto che, coinvolgendo oltre 40 studenti del triennio del Liceo Bérard e della quarta C del Liceo Artistico, ha portato alla realizzazione del libro «Mi ricordo. Rapido 904 – frammenti di vita», che prende ispirazione da una lettera di una superstite campana della strage di Natale,  Lina D'Aniello. Basandosi su quel racconto, gli alunni hanno provato, chi con le parole chi attraverso le immagini, a dar voce a quello che accadde quella domenica di dicembre. 

Un libro scritto dai ragazzi e rivolto ai ragazzi, che la Fondazione Polis diffonderà anche tra le scuole della Campania. Siamo infatti pienamente convinti che investire sui giovani e su un'adeguata attività di prevenzione culturale sia fondamentale nel processo educativo delle nuove generazioni, atto a consentire lo sviluppo tra le giovani menti di quella coscienza collettiva unitaria, efficace collante per la società civile. 

Una ventata di ottimismo dunque, a maggior ragione se tali iniziative sono generate proprio dai ragazzi. La speranza si coltiva ogni giorno e momenti di incontro e di confronto come queste giornate generano, in noi che seminiamo, la convinzione che solo attraverso la conoscenza e l’informazione si possa liberare la società civile dal vincolo drammatico della criminalità. Purtroppo il nostro nemico non si arrende, ed ancor oggi raccontiamo di spari all’impazzata nel centro della nostra Napoli con il ferimento della piccola Noemi a Piazza Nazionale; questi episodi sono l’emblema di quanti scrupoli si faccia la camorra. 

Il 9 maggio è occasione di memoria, confronto ma soprattutto condivisione; e non solo condivisione del dolore dei familiari, che deve essere vissuto e percepito come una piccola fiammella dentro ognuno di noi, ma condivisione di “buone pratiche” e quella dei ragazzi della Valle d’Aosta ne è un esempio molto importante, con la speranza che rappresenti uno stimolo per la loro generazione. 

Se i presupposti sono questi, c’è da aver fiducia, sempre. 

Vicepresidente della Fondazione Polis
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