Caro Giancarlo,
semplicemente grazie!

Caro Giancarlo, semplicemente grazie!
Lunedì 23 Settembre 2019, 01:00 - Ultimo agg. 01:13
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Istituto comprensivo Cozzolino-D’Avino di San Gennaro Vesuviano 

ECCO TUTTE LE LETTERE A GIANCARLO SIANI

Caro Giancarlo,

Sarebbe bello guardare il mondo con gli occhi di un bambino, che non conosce il dolore e la malvagità.

Sarebbe bello se tutti desiderassero combattere le ingiustizie seguendo il tuo esempio, l’esempio di un giornalista simbolo della lotta alla criminalità, che combatteva a testa alta ogni ostacolo. Tu, infatti, non hai mai avuto paura di esporti, di andare fino in fondo, alla ricerca della verità che ti è costata la vita.

Quella tragica sera del 23 Settembre 1985, pochi giorni dopo il tuo 26° compleanno, venisti ucciso, sotto la tua abitazione, nel quartiere “Vomero” di  Napoli.

Una sera come tutte le altre che però ti risultò fatale. Qualcuno aveva deciso che dovevi tacere. Ti colpirono con dieci pallottole, dieci come gli anni che impiegò lo Stato italiano per trovare i colpevoli del tuo assassinio. Con le tue parole eri pericoloso a tal punto che l’ unico modo per contrastarti, fu quello di costringerti al silenzio per sempre.

Da quanto ho letto e ascoltato, eri una persona gioiosa, sempre pronta ad aiutare gli altri. Hai dedicato la tua vita ad un lavoro che amavi tanto; un lavoro che per te era una vera e propria missione.

La tua voce risuona, ancora oggi, a distanza di 33 anni nei nostri cuori. Con il tuo sacrificio sei riuscito a “scuotere” le coscienze e l’animo delle persone abituate a subire in silenzio. Hai risvegliato in noi il desiderio di non arrendersi, di voler cambiare una società in cui persone, prive di onestà e di valori morali, impongono regole e gestiscono loschi traffici. La tua innata curiosità ed il tuo senso di giustizia ti hanno permesso di compiere gesti eroici, denunciando, in modo sagace e pungente, la criminalità organizzata. Lottavi contro qualcosa più grande di te ma sei riuscito, con i tuoi articoli, a prevalere. La tua perenne dedizione simile a quella di un padre che lotta instancabilmente per i propri figli, ti ha consentito di diventare un esempio indelebile per tutti quelli che hanno un cuore nobile come il tuo.

Se fossi ancora vivo, se potessi ancora scrivere e parlare, probabilmente in pochi ti considererebbero un “eroe”. Non tutti avrebbero riconosciuto il tuo valore, perché è così che accade nella nostra società.

Nonostante lo scorrere del tempo sarà impossibile dimenticarti; seguendo il tuo esempio continueremo a lottare contro ogni forma di violenza.

Semplicemente “GRAZIE”.

Con affetto,
Federica

Caro Giancarlo,

Ti scrivo con il cuore pieno di tristezza per dirti che la tua scomparsa non era meritata da un uomo come te. Ne hai fatti tanti di chilometri con la tua mehari verde, inseguendo il sogno di diventare giornalista, e ci stavi riuscendo alla grande! Quando poi quel maledetto 23 settembre 1985, con la tua macchina, stavi tornando a casa dalla redazione de “IL MATTINO”, due uomini ti hanno sparato, facendo soffrire ingiustamente tutte le persone che ti amavano. Qualcuno aveva deciso che dovevi essere messo a tacere. Tu non sapevi contro chi stavi andando, ma la passione non ha ostacoli. Così sei andato avanti per la tua strada, continuando a camminare per chilometri. Poi è finito tutto in un attimo, 34 anni fa. I tuoi articoli però sono ancora vivi e da questi ne sono nati libri. Le tue parole sono arrivate fino ai ragazzi, che ad oggi ascoltano la tua storia e che hanno capito la tua passione. Poi anche la tua macchina, oltre agli articoli, ha ripreso vita, per portare le testimonianze di quelli che hanno imparato qualcosa da te. Tu ci hai insegnato che le parole fanno più male di una pallottola, che non importa chi sei, basta dire ciò che si pensa e ciò che è giusto dire. “CHI DIMENTICA, DIVENTA COMPLICE!”. Da Torre Annunziata, ti occupavi di Camorra. Fu in questo periodo che iniziasti a collaborare con l’Osservatorio sulla Camorra. Lavorando per “IL MATTINO,” tu riuscisti ad approfondire la conoscenza della Camorra, dei boss e degli intrecci tra politica e criminalità, scoprendo una serie di complicità che si erano formate tra politici e il boss locale, Valentino Gionata. La sera del 23 settembre 1985, appena uscito dalla redazione de “IL MATTINO”,  ti sparò una squadra con almeno due assasini, con dieci colpi in testa da due pistole. Sei stato un grandissimo giornalista, capace di far capire quanto sia brutto vivere in un paese dove ci sono persone che ancora lavorano per la Camorra. Con questo voglio dirti grazie, grazie per averci fatto capire quanto sia importante e pericoloso il lavoro che facevi. “IL MOTORE DELLA TUA PASSIONE NON SI È ANCORA SPENTO!”. 

Luciana 2B
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