La Costituzione non può essere «chiamata in causa per formare una procedura» basata sull'idea «del premio ai più bravi o del castigo ai cattivi», così com'è concepito «l'aumento delle competenze» nella riforma dell'autonomia differenziata. A lanciarsi contro il progetto autonomista disegnato dalla bozza Calderoli che arriverà in cdm a breve, è il presidente merito della Corte Costituzionale Ernesto Maria Flick. Durante un lungo intervento alla conferenza "Tra autonomia differenziata e presidenzialismo" organizzata dalla Cgil, a Roma, questa mattina, il giurista si è scagliato contro l'intesa politica con cui i partiti della maggioranza stanno provando a barattare l'autonomia con la riforma in senso presidenzialista dello Stato.
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«Un meccanismo che fa paura» spiega, perché rischia di autorizzare «una forma di trasformazione in piccole patrie». E di farlo «non attraverso ciò che vuol dire l'articolo 116 della Costituzione» ma con «una nuova edizione della parabola dei due pesci, dodici pani e e cento poltrone». In altri termini Flick chiede «una maggior riflesisone». Il progetto Calderoli infatti «non è autonomia nell'ambito della realtà indivisibile e unitaria» sancita dalla Costituzione. Anzi crea «squilibrio tra chi va bene e vorrebbe andare meglio e chi va male», cioè «rischia diventare autonomia senza solidarietà». E per di più «taglia completamente fuori il Parlamento» attribuendogli «solo un compito di notaio» e valorizzando, al contrario, il ruolo di una cabina di regia. «Non mi ha entusiasmato la tentazione di ricorrere ad un comitato di saggi - ha concluso Flick - Perché ho sempre temuto che prima o dopo si risolvano in commissioni di "seggi"».
IL SINDACATO
Parole pesanti che, trovano l'eco in quelle dei molti esperti presenti dei diversi esponenti del sindacato presenti.
«Non siamo d'accordo né con l'autonomia differenziata né con il presidenzialismo che vengono proposti. Dobbiamo fare opposizione e determinare la costruzione di un movimento, di una nuova idea di società, un nuovo modello sociale» è invece la chiusura del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Un progetto che «contrastiamo. Abbiamo bisogno in questa battaglia di costruire nel Paese una discussione e mobilitazione di massa», ha detto. Anche perché «Abbiamo chiesto al ministro Calderoli di confrontarci ma ancora non ci ha risposto», ha concluso Landini.