Qualcosa si muove. E talvolta, nel centrosinistra, si scontra. Ad una manciata di settimane dalla prima sliding door di queste elezioni (la consegna dei simboli al Viminale entro il 14 agosto) è l'ora delle scelte di campo. L'ormai proverbiale attendismo di Enrico Letta, al pari del suo ecumenismo dem, dovrà fare i conti con le scelte spesso tranchant di Carlo Calenda. Domani è il giorno della svolta. Come annunciato in pompa magna sui social, lunedì il leader d'Azione deciderà se - come pare più probabile - al voto del 25 settembre incarnerà la parte "centrale" della coalizione oppure se (un paletto alla volta) rinuncerà alla prospettiva per costruirsi un percorso più autonomo.
Di Maio: «Il mio partito si chiama Impegno Civico» https://t.co/v9idjLsyAt
— Il Messaggero (@ilmessaggeroit) July 31, 2022
Forte dei nuovi ingressi di "peso", con l'arrivo delle ormai ex azzurre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, Calenda non fatica a nascondere che «la cosa più naturale per noi sarebbe il modello Roma. Anche perchè la decisione del Pd di tenere dentro partiti che non hanno votato la fiducia a Draghi e ex 5S non ci convince per nulla» (il riferimento è a Sinistra Italiana e ai Verdi di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli). Però ha anche riconosciuto che «la legge elettorale è quella che è, e la campagna dura un mese».
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Gli altri interessati
È il momento del dentro o fuori in pratica. Ma non solo per Azione. C'è anche un universo di volti noti ancora in cerca di collocazione. Se Luigi Di Maio e il suo manipolo di parlamentari hanno già creato Insieme per il futuro (che proprio domani si evolverà in un ulteriore soggetto politico grazie all'apporto "simbolico" di Bruno Tabacci) e puntano a portare a casa qualche collegio uninominale concesso proprio dal Partito Democratico; c'è notevole attivismo tra gli altri fuoriusciti del Movimento. Il ministro Federico D'Incà e l'ex capogruppo pentastellato alla Camera Davide Crippa confluiranno sotto l'ombrello dei Democratici e Progressisti aperto da Letta. Un listone in cui secondo i rumors, il segretario dem avrebbe voluto far confluire anche il presidente della Camera Roberto Fico. L'esponente di spicco della costola napoletana del Movimento 5 stelle, appena reso incandidabile dalla volontà di Beppe Grillo, secondo qualcuno sarebbe stato sul punto di lasciare i grillini. Tuttavia i più vicini al diretto interessato smentiscono la ricostruzione. Non è però detta l'ultima parola. D'Incà del resto è un suo fedelissimo. E non può ancora essere escluso che Fico non si muova per seguirlo nei prossimi giorni (meno probabile invece un suo approdo accanto a Di Maio).
Calenda cosa sceglierà?
Tornando a Calenda però, non è neppure possibile escludere che alla fine decida di non correre assieme al Partito democratico. L'idea a quel punto sarebbe cercare sponde più al centro. E cioè volgere lo sguardo verso Italia Viva di Matteo Renzi (con cui i rapporti ultimamente non sono idilliaci) e Insieme al centro di Giovanni Toti (che attende la mossa di Calenda prima di comunicare al centrodestra se sarà o meno dei loro). A quel punto, garantiscono alcuni sondaggisti, la nascente "cosa di centro" varebbe tra il 10 e il 15 per cento. Con il difetto, a guardarla con gli occhi del Nazareno, di togliere voti principalmente al centrosinistra.
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