Navalny, le regole della prigione di ghiaccio: l’ora d’aria a -40 gradi senza cappotto

Era stato in una cella di massimo isolamento fino a 48 ore prima di morire

Navalny, le regole della prigione di ghiaccio: l’ora d’aria a -40 gradi senza cappotto
di Francesca Pierantozzi
Domenica 18 Febbraio 2024, 00:00 - Ultimo agg. 14:38
4 Minuti di Lettura

Era stato in una cella di massimo isolamento fino a 48 ore prima di morire Alexei Navalny. Ce lo avevano mandato per la 27esima volta da quanto era stato arrestato, hanno contato i suoi. In tutto, 295 giorni in punizione sui 1126 passati nelle carceri di Putin. Ma la cella di punizione del carcere di Kharp era la peggiore di tutte quelle in cui era passato prima, perché tutto è peggio dentro l’IK3, il carcere oltre il circolo polare artico, il più a settentrione, il più duro, ricostruito nel ‘61 sulle rovine di un gulag di Stalin. Lo chiamano «lupo polare»: intorno la tundra ghiacciata, dall’alta parte gli Urali dell’Artico. La vicina città di Kharp ospita quasi solo le famiglie di gente che lavora nella prigione, guardie, secondini, impiegati. Il primo febbraio Navalny era stato rispedito in «cella disciplinare». Un loculo ghiacciato, umido, senza luce, che d’inverno comunque non c’è mai: «quando guardo dalla finestra è notte, poi sera, poi di nuovo notte» aveva scritto Navalny su Instagram a Natale, facendo sapere a tutti dove era stato trasferito. Mercoledì 14 febbraio torna in cella dopo quindici giorni di isolamento. Anche se la prova deve essere stata terribile, lui tiene, la corazza che si è cucito addosso resiste. Il giorno dopo, giovedì c’è un’udienza, in remoto, con il tribunale di Khovrov. Navalny appare sorridente, solido (così lo avevano trovato anche i genitori il 12 febbraio, quando avevano potuto rivederlo dopo mesi). Parla via video con un giudice coi capelli rossi, molto giovane. L’udienza riguarda una denuncia che Navalny ha sporto contro le condizioni di detenzione nella Colonia penitenziaria Numero 6 della regione di Vladimir, dove era carcerato prima di arrivare in Siberia. 

Navalny, sindrome morte improvvisa (o di Brugada): cos'è la patologia che ha ucciso l'oppositore di Putin (secondo Mosca)

RISATE AMARE

La cosa non dura molto, Navalny scherza col giudice: gli chiede se può passargli qualcosa del suo buon salario perché lui «è un po’ a secco» , proprio «a causa di tutti questi procedimenti» e «non riesce a comprarsi più niente allo spaccio della prigione».

Ride lui, ride il giudice, ride la guardia. Si parla delle sue cattive condizioni di salute nel carcere di prima (aveva accusato anche forti dolori allo stomaco, facendo pensare ad un nuovo tentativo di avvelenamento) ma non accenna a problemi di salute in quel momento. Sono le ultime immagini di Navalny vivo. Il video si spegne, lui torna in cella, morirà 24 ore dopo. Il racconto ufficiale degli ultimi momenti tiene dentro poche righe con un’unica verità esibita, l’ora del decesso: 14 e 17. Secondo il carcere, l’unica cosa successa prima è la normale «passeggiata». Gli orari sembrano però non corrispondere. Secondo i racconti degli attivisti passati da IK3, come Maria Pevchikh o Igor Kalyapin, la sveglia è programmata ogni giorno tra le 5 e le 6 del mattino, e la «passeggiata» quotidiana, con mani dietro la schiena o ammanettati, è alle sei e mezzo. Fuori le temperature scendono fino a meno 40 gradi. La «passeggiata» spesso si svolge in un cortile ghiacciato più angusto della cella, da cui il detenuto, da solo, a malapena vede il cielo. A volte, l’ora d’aria può trasformarsi in un’ora di tortura: «durante l’inverno - ha scritto l’attivista Olga Romanova riportando le testimonianze di un prigioniero - riuniscono in un cortile più grande un po’ di detenuti con addosso solo abiti leggeri, senza cappotto, sciarpa o guanti, e gli impongono di stare fermi, senza poter nemmeno mettere le mani in tasca o sfregarle fra loro. Devono restare così, svestiti, nel gelo per trenta o quaranta minuti. Se uno si muove, li bagnano con l’acqua fredda». Quale «passeggiata» ha fatto Navalny prima di morire? Per il carcere c’è poco da aggiungere: «Morte improvvisa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA