Violenza contro le donne, dalle molestie sul lavoro ai fondi per i centri anti-violenza, cosa manca ancora

Il ddl Roccella, approvato giovedì, rafforza il Codice Rosso e interviene anche sulla prevenzione: ma rimangono dei fronti su cui intervenire

Violenza contro le donne, dalle molestie sul lavoro ai fondi per i centri anti-violenza, cosa manca ancora
Violenza contro le donne, dalle molestie sul lavoro ai fondi per i centri anti-violenza, cosa manca ancora
di Riccardo Palmi
Lunedì 27 Novembre 2023, 10:57 - Ultimo agg. 16:30
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Giovedì il Senato ha approvato il ddl Roccella che rafforza le tutele previste dal Codice Rosso per le vittime di violenza e interviene sulla prevenzione, con misure che vanno dall'ammonimento al braccialetto elettronico, fino alla distanza minima di avvicinamento. Un segnale importante (anche perché votato da tutte le forze politiche in Parlamento) nei giorni in cui il Paese piangeva la morte di Giulia Cecchettin. Ma dalle molestie sul lavoro al ruolo dei centri anti-violenza, rimangono ancora dei punti sui quali è possibile intervenire.

Le molestie sul lavoro

In molti hanno rilevato l'assenza in Italia di una legge ad hoc che punisca le molestie sessuali sul luogo di lavoro.

Ciò ovviamente non vuol dire che siano condotte non sanzionate: significa invece che questi comportamenti vengono inquadrati in altri reati. Una tutela che però rischia di essere insufficiente. Infatti queste molestie presuppongono di norma un rapporto di disparità gerarchica tra la vittima e chi le commette: e quindi spesso chi le subisce non può denunciare per timore di ripercussioni sul proprio lavoro.

Secondo l'Istat (ma l'indagine è del 2016) sono un milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro (l’8,9% del totale). Ma è possibile che il dato sia sottostimato. Per questo sono molte le istanze che chiedono una tutela ad hoc con l'istituzione di un nuovo reato che tenga conto delle specificità del fenomeno.

La moglie lo denuncia, arrivano i carabinieri. Lui la minaccia ancora: «Ti faccio vedere io». Arrestato

I centri antiviolenza

Nel 2013 l'Italia si è dotata formalmente di un sistema antiviolenza: in 10 anni, le risorse stanziate ogni anno per prevenire e contrastare le violenze sulle donne sono aumentate del 156% (riporta ActionAid nel report “Prevenzione sottocosto”). Cionostante, il numero dei femminicidi non è diminuito (soprattutto perché in passato si è intervenuti poco sulla prevenzione). E ancora, solo il 15% dei centri e delle case rifugio è a gestione pubblica. Nonostante i fondi stanziati ogni anno, meno di 50mila donne si rivolgono a un un centro antiviolenza: una cifra troppo bassa se paragonata ai numeri stimati del fenomeno. Spesso chi arriva a un centro antiviolenza lo fa dopo un lungo conflitto interiore, oppure perché stremata. Oltre all'accesso c'è poi il problema della burocrazia: le strutture già presenti sul territorio nazionale faticano a ricevere il sostegno economico necessario a causa di complicazioni di sistema. L'effetto? I soldi arrivano a volte tardi, a volte con tempi imprevedibili. Se il ddl Roccella rappresenta senz'altro un passo avanti (anche sul fronte della prevenzione) rimangono però altri temi sui quali occorre una riflessione.

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