Strage di Ustica, Amato choc: «Un missile francese, l’Eliseo si scusi» Meloni: «Merita ascolto, ci dia elementi»

Palazzo Chigi: «Fornisca indicazioni ai giudici»

Strage di Ustica, Amato choc: «Un missile francese, l’Eliseo si scusi» Meloni: «Merita ascolto, ci dia elementi»
​Strage di Ustica, Amato choc: «Un missile francese, l’Eliseo si scusi» Meloni: «Merita ascolto, ci dia elementi»
di Francesco Malfetano
Sabato 2 Settembre 2023, 23:51 - Ultimo agg. 3 Settembre, 00:45
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Il Dc9 dell’Itavia, precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980, è stato abbattuto da «un missile francese». È la verità offerta ieri da Giuliano Amato su uno dei più grandi misteri della storia della Repubblica. Nel chiedere di nuovo giustizia per le 81 vittime, l’ex premier 85enne - fino allo scorso anno presidente della Corte Costituzionale - in un’intervista ha lanciato accuse precise nei confronti dell’Eliseo: «La versione più credibile è quella della responsabilità dell’Aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno». Amato, al tempo “semplice” funzionario del Partito socialista ma dal 1983 deputato e sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo di Bettino Craxi, si inoltra nei dettagli della strage: «Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua Aviazione - ha spiegato a Repubblica, sottolineando come il leader nordafricano si salvò solo perché avvisato da Craxi - e il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico». In altri termini, proprio come sostenuto dopo anni anche dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, la responsabilità mai accertata della morte dei 77 passeggeri e 4 componenti dell’equipaggio imbarcati a Bologna e diretti a Palermo sarebbe da ascrivere per intero a Parigi, con la complicità americana. Tant’è che Amato dopo aver denunciato anche le pressioni subite da diversi esponenti militari, invita proprio Emmanuel Macron a «lavare l’onta» che pesa sull’Eliseo. «Può toglierla solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime, in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione».

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PALAZZO CHIGI

Inevitabile dunque l’immediata risposta francese, dopo un primo «no comment», affidata al ministero degli Esteri: «Su questa tragedia, la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto».

Il Quay d’Orsay, dal nome della sede del ministero, sottolinea peraltro come le risposte siano state fornite «soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia, se ce lo chiederà».

Un “quasi caso diplomatico” in cui è intervenuta anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per Palazzo Chigi quelle di Amato sono «parole importanti» e meritevoli di attenzione, tuttavia «sono frutto di personali deduzioni». Meloni - mentre i suoi fedelissimi escludono in questa fase iniziative ufficiali, ad esempio durante i prossimi vertici internazionali - chiede quindi all’ex premier «di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione». Sottolineando come non vi siano più documenti secretati, Palazzo Chigi in pratica mostra più d’una riserva. Perplessità condivise da diversi altri esponenti politici che in molti casi evidenziano come lo stesso Amato, intervenendo in Corte d’Assise o in Commissioni Parlamentari, abbia fornito una versione molto meno netta. 

LE REAZIONI

Resta invece silente il Quirinale con Sergio Mattarella che però a giugno, per l’ultimo anniversario della strage, aveva usato toni piuttosto duri, parlando di «una completa verità» mai «pienamente raggiunta nelle sedi proprie». D’altro canto la tesi oggi riproposta dall’ex presidente della Corte costituzionale non è nuova: già nel 2013 la sentenza della Cassazione aveva scritto nero su bianco che l’ipotesi dell’abbattimento dovuto ad un missile «è abbondantemente e congruamente motivata» (in quella stessa sentenza si chiedeva che i parenti delle vittime fossero risarciti. Una “compensazione” tuttavia mai arrivata). Intanto però il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli ha annunciato la volontà «di avanzare alla Procura della Repubblica di Marsala la richiesta di rendere accessibili tutti gli atti del procedimento di potenziale interesse di quell’inchiesta». E chissà che 43 anni dopo, non venga davvero a galla la verità.

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