Ustica, Amato: «Dc9 abbattuto da un missile francese». Meloni: «Se ha nuovi elementi li metta a disposizione»

L'ex premier: «Era scattato un piano per colpire l'aereo sul quale volava Gheddafi»

Ustica, Amato: «Dc9 abbattuto da un missile francese». Meloni: «Se ha nuovi elementi li metta a disposizione»
Ustica, Amato: «Dc9 abbattuto da un missile francese». Meloni: «Se ha nuovi elementi li metta a disposizione»
Sabato 2 Settembre 2023, 06:44 - Ultimo agg. 3 Settembre, 13:37
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«Dopo quarant'anni le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità? È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato. Potrebbe farlo Macron. E potrebbe farlo la Nato. Chi sa ora parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia». Lo dice l'ex premier Giuliano Amato, che rivela a Repubblica la sua versione della strage del 1980. «La versione più credibile - afferma - è quella della responsabilità dell'aeronautica francese, con la complicità degli americani. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l'attentato come incidente involontario».

Gheddafi l'obiettivo

«Gheddafi - prosegue Amato - fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig finì per colpire il Dc9. L'ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese». «Da principio i militari si erano chiusi in un silenzio blindato, ostacolando le indagini. E quando da sottosegretario ebbi un ruolo in questa vicenda, nel 1986, cominciai a ricevere le visite dei generali che mi volevano convincere della tesi della bomba. Capivo che c'era una verità che andava schermata. E la nostra aeronautica era schierata in difesa della menzogna». «Avrei saputo più tardi, ma senza averne prova - dichiara ancora - che era stato Craxi ad avvertire Gheddafi. Non aveva interesse che venisse fuori: sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e di spionaggio». «Non era del tutto irragionevole che i generali, per tenere al sicuro il segreto, si guardassero bene dal condividerlo con i politici», prosegue, e la politica, da parte sua, «non aveva convenienza a sapere fino in fondo. In ogni modo la verità risultava scomoda. Ed era meglio lasciarla sepolta». Tra fedeltà alla Costituzione e fedeltà alla Nato, sostiene Amato, è prevalsa la seconda: «Un apparato costituito da esponenti militari ha negato ripetutamente la verità. Tutte queste persone hanno coperto il delitto per una ragion di Stato. Non giustifico e tuttavia comprendo le spinte che portarono all'occultamento della verità, ma 40 anni dopo è difficile da capire. Mi chiedo perché Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia - conclude Amato - non voglia togliere l'onta che pesa sulla Francia. O dimostrando che questa tesi è infondata oppure porgendo le scuse più profonde all'Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo».

Meloni: «Su Ustica nessun segreto, se Amato ha nuovi elementi li metta a disposizione»

«Quelle di Giuliano Amato su Ustica sono parole importanti che meritano attenzione - ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni -. Il presidente Amato precisa però che queste parole sono frutto di personali deduzioni. Premesso che nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato, e che nel corso dei decenni è stato svolto dall’autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro, chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa  compiere tutti i passi eventuali e conseguenti».

Le reazioni

Su Ustica «il modo con cui Amato è intervenuto mi lascia perplesso. Se ha elementi in più deve essere più conseguente. Non può limitarsi a una intervista. Chi ha fatto il presidente del Consiglio sa che c'è un impegno delle istituzioni a parlare di certe cose con cognizione di causa». Lo ha detto Matteo Renzi alla festa di Italia viva a Firenze, aggiungendo: «Il mio è un invito ad Amato. Prima di chiedere a Macron dica tutto quello che sa nelle sedi opportune. Altrimenti sembra un messaggio in bottiglia, con 81 morti non si fa».

«Giuliano Amato ha rilasciato dichiarazioni di inaudita gravità a proposito di Ustica: è assolutamente necessario capire se ci sono anche elementi concreti a sostegno delle sue parole. Visto il peso delle affermazioni di Amato e il suo ruolo rilevante all'epoca dei fatti, attendiamo commenti delle autorità francesi». Così il vicepremier e ministro Matteo Salvini.

«Bisogna verificare quello che è successo, questa è la versione dell'ex presidente del Consiglio, vedremo. È una sua versione e non c'è da commentare». Lo ha detto il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani commentando le parole sulla Francia di Giuliano Amato sulla strage di Ustica. «C'è stato un processo, non si può commentare un'intervista, vedrà la magistratura - ha aggiunto a margine del forum Ambrosetti a Cernobbio -, che indagherà su quello che è successo, bisognerà fare chiarezza». «Giuliano Amato è una persona che ha avuto grande importanza ma ora è un privato cittadino», ha concluso.

«Perché il governo italiano tace di fronte alle dirompenti rivelazioni fatte su Repubblica di oggi da Giuliano Amato?». Così ha commentato oggi in una diretta Facebook Gianni Alemanno, portavoce del Forum dell’indipendenza italiana. «Di fronte alle parole dure e pesanti di un uomo che fino a qualche mese fa era Presidente della Corte costituzionale, il governo per bocca del Presidente Meloni si limita a commentare che "nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato…."».

La strage di Ustica

Alle ore 20,08 del 27 Giugno 1980 il DC9 dell'Itavia IH870 decollò dall'aeroporto di Bologna diretto a Palermo, con a bordo 77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio. L'aereo perse il contatto radio col Centro di controllo d'area di Roma, responsabile del servizio di controllo del traffico aereo in quel settore e ubicato presso l'aeroporto di Roma-Ciampino, si spezzò - come appurato dopo lunghe analisi dei dati radar e con il successivo recupero del relitto dal fondo del mare - in almeno due grossi spezzoni e cadde nel mar Tirreno. Nell'incidente morirono tutti gli 81 occupanti dell'aeromobile, tra passeggeri ed equipaggio. È il quarto disastro aereo italiano per numero di vittime, dopo quelli del volo Alitalia 4128, del volo Alitalia 112 e di Linate.

 

Le indagini

Per l'indagine sulla strage di Ustica costata la vita ad 81 persone, avviata dalla Procura di Roma da oltre quindici anni, si va verso la richiesta di archiviazione. Un procedimento, coordinato dall'aggiunto Erminio Amelio, con cui si è cercato, tra rogatorie, acquisizione di atti, analisi di documenti e audizioni, di arrivare ad una verità su quanto accaduto la notte del 27 giugno del 1980 a bordo del Dc9 dell'Itavia che era in volo da Palermo a Bologna. Secondo i dati ufficiali non era in corso alcuna esercitazione ma gli inquirenti sono riusciti ad analizzare i dati rimasti impressi dai radar e trascritti nei plot. Tracce di caccia militari, ma è stato impossibile definire ufficialmente la "paternità del traffico aereo". Le perizie hanno stabilito che il Dc9 dell'Itavia, che da Bologna stava raggiungendo Palermo, sarebbe stato abbattuto dall'onda d'urto di un missile che è esploso a poca distanza dalla fusoliera: esclusa, quindi, Ia pista della bomba a bordo.

 

Le testimonianze

La Procura di Roma riaprì le indagini nel giugno del 2008 dopo aver convocato e sentito come testimoni il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga e Giuliano Amato, ai tempi sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L'iniziativa fece seguito alle dichiarazioni di Cossiga secondo il quale ad abbattere il DC 9 sarebbe stato un missile «a risonanza e non ad impatto» lanciato da un aereo della Marina militare francese. Agli atti dell'indagine ci sono i verbali di audizione di alcuni piloti francesi che hanno confermato come quella notte - scrive Repubblica - fu intenso il traffico aereo dalla base militare in Corsica.

   

La sentenza del 2013

In una sentenza del 2013 la Cassazione afferma che la tesi del missile «è abbondantemente e congruamente motivata» e che il fallimento della società Itavia potrebbe essere legato alla «significativa attività di depistaggio» messa in atto negli anni intorno alla vicenda. Dal canto suo Carlo Giovanardi, ex ministro per i Rapporti con il Parlamento nei governi Berlusconi dal 2001 al 2006, ha afferma che a «nome del governo italiano, mai contraddetto da nessun altro Gabinetto ho illustrato in Parlamento le risposte alle nostre 36 rogatorie internazionali di Francia e Stati Uniti e dato lettura dei messaggi personali di Jacques Chirac e Bill Clinton a Giuliano Amato, nei quali i due presidenti negavano al nostro presidente del Consiglio ogni coinvolgimento in quel disastro aereo». Giovanardi ha aggiunto che è «stato accertato inoltre tecnicamente, con certezza assoluta che il Dc9 è stato abbattuto dalla esplosione di una bomba collocata nella toilette di bordo. Nessun presidente dl Consiglio italiano, dei governi di centrodestra o centrosinistra, ha mai successivamente sollevato la questione con i nostri alleati nelle decine di incontri bilaterali degli ultimi trent'anni'»

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