Ustica, il governo per ora non riapre il caso: niente pressing su Parigi sull'ipotesi missile

In assenza di fatti nuovi, l’intervista di Amato non basta per coinvolgere la Francia. Il ministro Lollobrigida: «La verità deve essere raccontata nelle sedi istituzionali»

Strage Ustica, il governo per ora non riapre il caso: niente pressing su Parigi
Strage Ustica, il governo per ora non riapre il caso: niente pressing su Parigi
di Marco Ventura
Lunedì 4 Settembre 2023, 00:06 - Ultimo agg. 00:32
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 Il governo italiano ha deciso. Nessun passo ufficiale sarà compiuto verso la Francia, con richieste di chiarimenti o ulteriori rogatorie che aprirebbero un “caso politico” fra due Stati che sono pilastri della Ue e hanno appena superato diversi motivi d’attrito. Non bastano le parole di un’intervista non supportate da elementi o fatti nuovi. Su Ustica indaga la magistratura, che in 43 anni è arrivata a una sentenza penale e avvalora la tesi della bomba a bordo, in contrasto con quella del missile francese sostenuta da Amato con “Repubblica”. C’è un’inchiesta aperta a Roma (e mercoledì la procura deciderà se convocare l’ex premier), che da tempo si trova su un binario morto per l’impossibilità di andare oltre 4mila testimonianze, 11 perizie e centinaia di udienze, ma che prosegue le sue ricerche nel solco del giudice Rosario Priore. Fu lui a denunciare il “muro di gomma”, non riuscendo però a dimostrare l’ipotesi del missile. Il titolare di oggi, il pm romano Erminio Armenio, ha scritto un libro (“IH870. Il volo spezzato”) sui “misteri e depistaggi” che avvolgono gli ultimi istanti del Dc-9 Itavia in volo da Bologna a Palermo, inabissatosi la sera del 27 giugno 1980 nel Tirreno, a nord dell’isola di Ustica. Ottantuno i morti.

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LE REAZIONI

Paradossalmente, i 32 documenti del servizio segreto esterno de-secretati di recente sembrano portare acqua al mulino di quanti credono all’attentato terroristico a opera dei palestinesi del FplP, o all’ordigno piazzato da agenti libici. Salvo dover spiegare come sia stato possibile far esplodere una bomba a bordo su una tratta di 50 minuti quando l’I-Tigi volava con due ore di ritardo.

Mercoledì si occuperà delle presunte rivelazioni di Amato pure il Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che tuttavia rispecchia una maggioranza all’insegna della responsabilità e prudenza, allargata a Italia Viva che con Renzi si è espressa in linea con l’esecutivo e coi ministri Tajani e Lollobrigida: “La verità va detta nelle sedi istituzionali, non in un’intervista”. 

LA POLEMICA

Nel frattempo, si scontrano i due partiti, quello della bomba e quello del missile. Il primo si fa forte della sentenza penale, il secondo dei pronunciamenti civili che concedono risarcimenti ai familiari delle vittime e agli eredi della compagnia aerea, poi fallita, perché la Difesa e i Trasporti non avrebbero tutelato le vite dei passeggeri. L’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica nonché consigliere militare di tre presidenti del Consiglio (incluso Amato), Leonardo Tricarico, accende i riflettori sui dispacci del colonnello Stefano Giovannone, nome in codice “Maestro”, dal 1972 capocentro del Sid e poi Sismi a Beirut e di fatto nostro terminale con la galassia palestinese che minacciava l’Italia.

 

L’ALLARME

Grazie al “lodo Moro”, l’Italia si era impegnata a non perseguire gli agenti palestinesi in Italia, a patto che non conducessero azioni contro il nostro Paese. Ma nella notte tra 7 e 8 novembre 1979, a Ortona, i carabinieri sequestrarono due missili terra-aria Sam-7 a Ortona, fermando tre militanti di Autonomia operaia che li avrebbero dovuti consegnare a Abu Anzeh Saleh, emissario del FplP in Italia, arrestato anche lui. Ne scaturì un processo con udienze decisive in coincidenza con il volo Itavia. Gli allarmi di Giovannone risultano agli atti proprio sotto la dicitura “Ustica”. L’ultimo avvertimento risale alla mattina del 27 giugno e il senso è che il colonnello non era più in grado di “tenere” i palestinesi, i quali sentendosi “ingannati” si preparavano ormai a “azioni particolarmente gravi”, contro innocenti. Il generale Tricarico è convinto che non tutte le carte siano emerse. «Mi rifiuto di credere che Giovannone lanci avvertimenti allarmati, anche a ridosso della strage, dicendo che i palestinesi avrebbero agito, senza che ne sia seguita una trattazione interna al servizio. Sarebbe il caso di far uscire queste carte». C’è un altro aspetto controverso nelle dichiarazioni di Amato: la sua idea è che il missile fosse francese (per inciso, Parigi all’epoca era fuori dalla Nato) e gli americani «non potevano non sapere». L’idea di Andrea Purgatori, giornalista che più di tutti ha indagato sulla vicenda di Ustica, era invece che il missile fosse americano. E nel suo programma “Atlantide”, su La7, aveva portato la testimonianza di membri dell’equipaggio della portaerei Usa a Napoli, la “Saratoga”, che riferivano di caccia F-4J Phantom decollati quella sera, coinvolti in un duello con mig libici e rientrati senza più gli armamenti sotto le ali. Testimonianze rimaste senza riscontro nell’inchiesta. 

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