Alberto Genovese, la sua versione nell'interrogatorio: «Mi ha denunciato perché non l'ho pagata, attorno a me una macchina mangiasoldi»

Alberto Genovese, la sua versione nell'interrogatorio: «Mi ha denunciato perché non l'ho pagata, attorno a me una 'macchina mangiasoldi'»
Alberto Genovese, la sua versione nell'interrogatorio: «Mi ha denunciato perché non l'ho pagata, attorno a me una 'macchina mangiasoldi'»
di Silvia Natella
Mercoledì 13 Gennaio 2021, 10:42 - Ultimo agg. 10:44
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«Mi ha denunciato perché non ho pagato». È questa in sintesi la versione di Alberto Genovese, il mago delle startup arrestato a novembre per aver drogato e violentato una modella di 18 anni nel suo appartamento vista Duomo a Milano. Nell'interrogatorio fiume avvenuto dopo l'arresto e riportato sui verbali l'imprenditore alterna momenti di lucidità e di confusione. Prova a difendersi, ma ammette che l'abuso di sostanze stupefacenti gli provoca delle allucinazioni al punto di non essere in grado di distinguere la realtà dalla finzione.  

Tutto è cominciato nel 2015 quando ha iniziato a sniffare cocaina. Due anni dopo ha smesso di lavorare e la sua vita ha preso una piega diversa. Le conseguenze della tossicodipendenza sono descritte nei verbali e, come riporta il Corriere della Sera, i suoi avvocati, Luigi Isolabella e Davide Ferrari, sono stati costretti a chiedere un rinvio dell'interrogatorio perché Genovese era in preda all’astinenza. «Il mio è il cervello di un tossicodipendente.

Sono tormentato dall’incapacità di distinguere la realtà dalla finzione... Ho allucinazioni uditive attraverso il respiro o il battito cardiaco, o da una mano che passa sulla stoffa, dai condotti dell’aria condizionata, dal rumore del movimento delle suole delle scarpe sul pavimento». Una situazione che avrebbe capito soltanto in carcere.  

Nonostante i ricordi siano confusi nella sua mente, nel verbale prova a ricostruire la notte incriminata. La sua versione viene confrontata con il video in possesso degli inquirenti e ovviamente con le parole della modella 18enne. Genovese è accusato di averla stuprata dopo averla stordita con la droga, ma lui ricorda che lei gli avrebbe detto «Dammi tremila euro e puoi fare tutto quello che vuoi». «Ho preso i soldi dal comodino e glieli ho contati. Lei è andata in bagno, credo a contarli. Ricordo che è tornata dal bagno nuda e con la borsetta mi ha detto “eh, eh”. Allora sono andato nello studio, ho preso un’altra manciata di soldi, forse una mazzetta intera di 10.000. Lei si è stupita dicendomi “figuriamoci se non hai mai pagato una prima”». Sembra, inoltre, che le avrebbe offerto altre 500 euro «se si fosse fatta legare» e se avesse urlato. A un certo punto, però, sorge nell'uomo il dubbio che la ragazza sia minorenne. «Ho bruciato i soldi con un cannello da cucina e le ho detto di andare via». La modella lo ha denunciato subito dopo fermando una volante della polizia per strada. Per Genovese è «la punizione per non aver pagato», ma alla sua denuncia di stupro ne sono seguite altre.  

L'uomo è convinto che intorno a lui si fosse creata una sorta di macchina mangiasoldi con ragazze pronte a prostituirsi. «Non capisco se ci fosse una sorta di macchina succhia-soldi intorno a me e questa cosa mi fa stare male», dice. Il timore è che le persone si siano avvicinate per soldi e non per reale interesse. Oltre a questa riflessione anche un proposito: «Penso che questo processo mi possa dare la possibilità di dimostrare che non nuocerò più alle donne e alla collettività».

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