Covid, l'antivirale molnupiravir potrebbe aver scatenato nuove varianti (ma in Italia non è raccomandato)

In Italia il molnupiravir non è tra gli antivirali raccomandati dall'Aifa

Covid, l'antivirale molnupiravir potrebbe aver favorito lo sviluppo di nuove varianti (ma in Italia non è raccomandato)
Covid, l'antivirale molnupiravir potrebbe aver favorito lo sviluppo di nuove varianti (ma in Italia non è raccomandato)
di Mario Landi
Lunedì 25 Settembre 2023, 21:03 - Ultimo agg. 26 Settembre, 15:52
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Il farmaco antivirale molnupiravir usato per difendere dal Covid in forma grave potrebbe favorire lo sviluppo di modifiche genetiche (mutazioni, le cosiddette varianti) del virus SARS-CoV-2. È quanto scoperto in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Non è chiaro se le mutazioni possano favorire l'insorgenza di ceppi resistenti al farmaco, spiegano i ricercatori dell'Università di Cambridge, dell'Imperial College, dell'Università di Liverpool, dell'Università di Città del Capo. In Italia il molnupiravir non è tra gli antivirali raccomandati dall'Aifa. 

In Italia non viene usato

Secondo quanto si legge sulle raccomandazioni Aifa per la cura del Covid in Italia «il molnupiravir, un farmaco antivirale (profarmaco metabolizzato all’analogo ribonucleosidico N-idrossicitidina), era stato inizialmente reso disponibile tramite autorizzazione alla distribuzione in emergenza ai sensi del’Art.5.2 del DL 219/2006 (Decreto Ministeriale del 26 novembre 2021 e successive proroghe).

A seguito del parere negativo formulato dal CHMP per la mancata dimostrazione di un beneficio clinico in termini di riduzione della mortalità e dei ricoveri ospedalieri, in data 10/03/2023 l’Agenzia ha sospeso l’utilizzo del farmaco».

Come funziona il molnupiravir

Il molnupiravir funziona inducendo la comparsa di mutazioni nel genoma del virus durante il processo infettivo. Molte di queste mutazioni danneggiano o uccidono il virus, riducendo il carico virale nel corpo. Gli scienziati hanno utilizzato database di sequenziamento globali per mappare le mutazioni nel coronavirus comparse nel tempo. Hanno analizzato un albero genealogico di 15 milioni di sequenze di SARS-CoV-2 in modo che in ogni punto della storia evolutiva di ciascun virus potessero vedere quali mutazioni erano comparse.

 

Le mutazioni associate

In questo modo i ricercatori hanno identificato eventi mutazionali fortemente associati a individui che avevano assunto il molnupiravir. Queste mutazioni sono aumentate nel 2022, in coincidenza con l'introduzione del molnupiravir. Erano anche più probabili nei paesi con un ampio utilizzo del molnupiravir. In Inghilterra, i ricercatori hanno scoperto che almeno il 30% degli eventi coinvolgeva l'uso di molnupiravir. Per di più il tipo di mutazioni collegate al farmaco corrispondeva proprio a quelle viste nei trial clinici per testare il molnupiravir.

I rischi

Comprendere l'impatto del trattamento con molnupiravir sui rischi delle nuove varianti e qualsiasi impatto che potrebbero avere sulla salute pubblica è difficile. È anche importante considerare che le infezioni croniche, per le quali si utilizza il molnupiravir, possono a loro volta causare nuove mutazioni. «I nostri risultati - spiega il primo autore Theo Sanderson - sono utili per la valutazione in corso dei rischi e dei benefici del trattamento con il molnupiravir. La possibilità di mutazioni persistenti indotte dall' antivirale deve essere presa in considerazione nello sviluppo di nuovi farmaci che agiscono in modo simile».

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