Meteo pazzo, Ghimenti: «Siccità e forte caldo una miscela esplosiva»

Meteo pazzo, Ghimenti: «Siccità e forte caldo una miscela esplosiva»
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 19 Agosto 2022, 08:37 - Ultimo agg. 16:19
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È un'estate in emergenza. Ne abbiamo parlato con Marco Ghimenti, direttore centrale dell'Emergenza del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

Il 2022 è un anno complesso dal punto di vista delle emergenze?
«Difficile ma non il peggiore. Il nostro riferimento è il 2017 che per noi che ci occupiamo di emergenza resta l'annus horribilis per eccellenza, in cui solo considerando gli incendi avemmo un record di interventi di spegnimento. Quest'anno c'è stata una partenza anticipata dell'estate e da metà maggio a metà giugno abbiamo avuto un avvio piuttosto duro sul fronte degli incendi, favorito anche dal lungo periodo siccitoso che sta funestando l'Italia e l'Europa, pensiamo alla Francia e alla Grecia. Queste due componenti, siccità e forte caldo, sono disastrose dal punto di vista degli incendi così come per i fenomeni franosi, poiché il territorio subisce un doppio stress».

In che senso?
«Riguardo gli incendi, la deumidificazione degli ambienti fa sì che la vegetazione più sottile favorisca un innesco.

Quindi abbiamo avuto incendi molto diffusi e sparsi a macchia di leopardo, anche in zone quasi mai coinvolte. Penso al Friuli, al Veneto e a Stromboli. Dopo di che abbiamo avuto da fine giugno a oggi il numero di interventi sono rientrati nella norma stagionale. Riguardo alle frane, invece, la siccità stressa il terreno e la parte superficiale delle rocce, rendendole meno coese e facilmente erodibili. Ecco quindi che alle prime piogge copiose, che poi sono ormai una consuetudine con i cambiamenti climatici in atto, che i fenomeni franosi su queste aree così alterate possono avvenire con maggiore frequenza, come abbiamo visto accadere a Monteforte Irpino e Stromboli. Siccità più caldo elevato sono quindi una componente drammatica per le aree con poca copertura boschiva, pendii o solchi torrentizi. È ovvio che poi l'uomo può innescarli con interventi ulteriori, che siano dolosi o no».

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Come dovremmo agire di fronte a eventi del genere?
«Dobbiamo lavorare tutti per incentivare una cultura della sicurezza e della prevenzione. Non farci prendere dalla paura che un evento possa accadere, ma valutarlo con attenzione. Guardiamo tutti il meteo per pianificare un'escursione, eppure se ci troviamo in un'area a rischio secondo le previsioni pianifichiamo nemmeno vie di fuga o teniamo i numeri di emergenza alla mano. Fare una check list dopo aver analizzato l'aspetto di potenziale rischio, è un passaggio che dovrebbe diventare cultura mentale per tutti i cittadini. Gli eventi drammatici dovuti ai cambiamenti climatici sono sempre più frequenti e ciascuno dovrebbe considerare l'eventualità che possano avvenire anche durante banali escursioni in montagna o anche nel borgo che visitiamo. La sicurezza è un approccio mentale».

Anche di fronte a situazioni non prevedibili come un incendio?
«Certo, i principi di sicurezza sono legati alla situazione. Se andiamo in un bosco dovremmo evitare le zone senza via di fuga e prive di fonti d'acqua perché se dovesse avvenire un incendio non sapremmo dove e come metterci in salvo. Le tragedie purtroppo avvengono soprattutto nelle giornate dedicate allo svago, bisogna sempre essere consapevoli evitando l'ansia, però, perché non ci aiuta affatto».

E con le frane come si fa?
«Anche qui la cultura della prevenzione è fondamentale. Tempo fa mi trovai nelle Marche e alcuni paesini avevano nomi come Castel di Lama, Acqualagna toponomastica legata a eventi catastrofici avvenuti in epoche remote, l'Italia ne è ricca. Ecco, siamo stati giudiziosi nell'assegnare nomi a località per via di un evento infausto ma poi ne abbiamo perso la memoria. Partire già da questa consapevolezza sarebbe un inizio, li eviterei nel caso di un'allerta meteo. Poi alle istituzioni va l'onere di pianificare interventi per tutelare i cittadini. Per prevenire gli incendi abbiamo avviato una politica di presidi rurali in 7 regioni a potenziale rischio. È già un buon inizio».

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