Si erano concessi una normalissima pausa caffè, durante il turno di lavoro nella stazione metro Rebibbia della linea B. Ma quello che sarebbe dovuto essere un momento di relax, ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Un vigilante della Union Security e un dipendente dell’Atac sono andati nel solito bar-ristorante vicino alla metropolitana. Oltre al caffè, ordinato al bancone hanno chiesto dell’acqua. Peccato che il cameriere ha versato nei loro bicchieri della soda caustica.
È successo domenica sera, intorno alle 20,40, in un locale in via Tiburtina annesso a un centro sportivo. Claudio Salvatori, guardia giurata di 51 anni che lavora presso la società di vigilanza del patron della Lazio Claudio Lotito, ha bevuto per primo.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Santa Maria del Soccorso. Hanno identificato il cameriere che li ha serviti: si tratta di un ragazzo italiano di 22 anni, regolarmente assunto. I familiari della guardia giurata hanno sporto querela nei suoi confronti con l’accusa di lesioni gravissime. La Procura di Roma aprirà un’indagine ed è probabile che le responsabilità colpose siano estese anche al titolare del ristorante. È stata sequestrata anche la bottiglia “incriminata”, il cui liquido trasparente verrà analizzato in laboratorio. Da un primo controllo, però, è chiaro che si tratta di soda caustica o acido muriatico. Si tratta di una normale bottiglia d’acqua, senza etichetta, che era stata riempita della sostanza chimica usata per fare le pulizie e incautamente lasciata nei pressi del bancone, tanto da far pensare al barista che si trattasse di acqua.
È lunga la lista di episodi analoghi, verificatisi non solo a Roma. Il 26 aprile del 2016, per esempio, Maurizio Tancredi, un meccanico che all’epoca aveva 58 anni, aveva bevuto da una bottiglietta appena comprata in un bar in zona Tor Pignattara, rimanendo ustionato dalla gola all’intestino. A lanciare l’allarme erano stati dei passanti richiamati dal meccanico che si agitava in condizioni disperate su una panchina. I primi di marzo del 2018, un pizzaiolo di Cassino, accaldato, aveva preso una bottiglietta dal suo frigo per dissetarsi mente preparava le pizze. Credeva fosse acqua, invece all’interno c’era acido industriale (probabilmente rimasto durante l’imbottigliamento) che gli aveva bruciato la bocca e il cavo orale. Con dolori lancinanti era stato accompagnato al pronto soccorso.