Ferragni-Balocco, ecco le mail che hanno fatto scattare l'indagine per truffa: «Vendite? Servono a pagare i loro cachet esorbitanti»

Ferragni-Balocco, ecco le mail che hanno fatto scattare l'indagine per truffa: «Vendite? Servono a pagare i loro cachet esorbitanti»
Ferragni-Balocco, ecco le mail che hanno fatto scattare l'indagine per truffa: «Vendite? Servono a pagare i loro cachet esorbitanti»
Mercoledì 10 Gennaio 2024, 12:44 - Ultimo agg. 11 Gennaio, 07:01
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La nuova accusa di truffa per cui è indagata Chiara Ferragni e il presidente dell'azienda dolciaria Alessandra Balocco si basa su uno scambio di email avvenuta a partire da settembre del 2021, prima della sigla dell’accordo per la campagna del pandoro "Pink Christmas". Questi messaggi sarebbero infatti finiti nel mirino della Procura che lunedì 8 gennaio ha deciso di aprire un nuovo fascicolo. Ma cosa c'era scritto in queste email? Si deve risalire al novembre del 2022 quando l'oggetto delle email è concentrato su come inserire nella comunicazione il tema delle donazioni. Il manager della Balocco al team Ferragni aveva cercato di fare chiarezza sull’argomento: «Per noi è molto importante sottolineare il sostegno al progetto benefico senza menzionare le vendite (in quanto si tratta di una donazione che non è legata all'andamento del prodotto sul mercato)».

L'inizio dello scambio di email


Gli scambi tra Balocco e il rappresentante di Fenice e TBS Crew, società della Ferragni, iniziano dopo una chiamata, perché la prima mail dell’azienda dolciaria si apre con: «Ciao! Grazie per la piacevole call! A sintesi degli argomenti trattati: «Sarà la Balocco a contattare l’associazione (in definizione) e sempre la Balocco risulterà come donatrice.

La donazione sarà da farsi nel 2022, solo dopo che avremo svelato al mercato il nostro comune progetto – quindi indicativamente dopo maggio, mese nel quale inizieranno i primi incontri con il trade. Definito insieme l’ambito di azione (medico/pediatrico) non vorremmo incorrere in un incidente diplomatico con il Regina Margherita e Gaslini nel destinare la donazione ad altra struttura (es. Bambin Gesù che avete consigliato). Non avendo compreso che il dettaglio della donazione sarebbe stato oggetto del contratto, non ci siamo pronunciati prima se non dopo vostro stimolo. Ecco perché ne è derivata una certa “limitazione” che siamo certe, riusciremo a superare». Dalla prima mail, come riporta l’Autorità del Garante, emergerebbe, quindi, la volontà della società di Chiara Ferragni di inserire la donazione, già prevista dalla Balocco, all’interno dell’accordo per la campagna del “Pandoro Pink Christmas”.

La prima proposta di comunicato

Un'altra e-mail inviata il 17 ottobre 2022 da Balocco al team della Ferragni riporta la prima proposta di comunicato. Questo era il comunicato proposto: «Lo storico brand piemontese Balocco, riconosciuto ed apprezzato nel mondo per l’eccellenza della sua offerta natalizia, presenta una novità esclusiva realizzata in collaborazione con Chiara Ferragni: il Pandoro “#PinkChristmas”. […] Con questo prodotto Balocco e Chiara Ferragni sostengono la ricerca contro i tumori infantili, finanziando un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino, attraverso l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing».

Il comunicato modificato dal team Ferragni

Il comunicato è stato rivisto e corretto dal team Ferragni in questo modo: «Buongiorno. Ho rivisto il comunicato in qualche punto. Te lo rimando in allegato. […] “Lo storico brand piemontese Balocco, riconosciuto ed apprezzato nel mondo per l’eccellenza della sua offerta natalizia, presenta una novità esclusiva: il pandoro Chiara Ferragni, le cui vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino”». Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, «Balocco nella definizione dei vari contenuti dei post e delle stories poi pubblicate dalla Signora Chiara Ferragni ha sottolineato la non opportunità di menzionare le vendite del Pandoro griffato come legate alla donazione».

Le mail interne tra i dipendenti: «Cachet esorbitante»

Dagli atti risulta che Balocco non avrebbe voluto inserire il riferimento alla donazione nel comunicato, per non associarla alle vendite del prodotto. E anche in riferimento ai post e i social diffusi dall’influencer, l’azienda ha poi sottolineato come la correlazione fosse poco opportuna. In una mail interna al team Balocco del 14 novembre 2022 si legge:  «Massima attenzione all’attività benefica che ci espone a pubblicità ingannevole se correlata alle vendite. Occorre spiegarglielo bene (al team Ferragni), meglio forse per telefono». E in un'altra mail interna si legge: «Mi verrebbe da rispondere. In realtà le vendite servono per pagare il vs cachet esorbitante».

Cosa succederà ora 


Nei giorni scorsi altre Procura, dopo gli esposti a pioggia del Codacons, avevano aperto altri fascicoli senza ipotesi di reato né indagati: ora tutti gli atti saranno trasmessi a Milano, l'unica Procura a procedere sul caso. La Guardia di Finanza sta facendo tutte le verifiche del caso analizzando la documentazione dell'Agcm, ma occorreranno settimane se non mesi prima che si arriverà a una conclusione delle indagini.

Intanto il Codacons ha lanciato una "azione collettiva contro Chiara Ferragni per conto di tutte le parti lese dai presunti illeciti per cui indaga la magistratura, volta a far ottenere ai consumatori che hanno acquistato il pandoro Balocco ‘Pink Christmas' il rimborso delle maggiori somme pagate". Nel dettaglio l'associazione spiega che "con la nostra azione miriamo a far ottenere rimborsi per complessivi 1,65 milioni di euro agli acquirenti del pandoro griffato Ferragni, somma calcolata sugli oltre 290mila pandori venduti nel 2022 (su un totale di 362.577 pezzi commercializzati) e pari alla differenza tra il prezzo del pandoro ‘normale' Balocco (3,68 euro) e quello griffato Ferragni (9,37 euro), incremento di valore che, complici i post dell'influencer, avrebbe fatto ritenere che la maggiorazione di prezzo di 5,69 euro fosse il valore della donazione in solidarietà dei singoli acquirenti".

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