Mafia Capitale, iscritti a loro insaputa: il racket tessere dem. Così nel 2013 i boss compravano i congressi

Mafia Capitale, iscritti a loro insaputa: il racket tessere dem. Così nel 2013 i boss compravano i congressi
Giovedì 11 Dicembre 2014, 05:59 - Ultimo agg. 13:07
3 Minuti di Lettura
C'è persino un signore che ha scritto alla federazione romana per protestare. Non aveva capito che mettendo la sua firma non stava chiedendo un nuovo centro anziani come gli avevano fatto credere ma lo stavano tesserando. «Ma come? Io che ho sempre votato il Cavaliere...» .

L'iscritto a sua insaputa entra di diritto nell'elenco degli “inconsapevoli”, lista che al primo posto vede sempre, staccato di varie lunghezze e leader incontrastato, l'ex ministro Scajola ignaro del suo appartamentino al Colosseo. «Ricordo benissimo quel giorno. Si votava per il congresso. Li vidi arrivare: “e questi chi sono?”, dissi. Facce nuove, 94 mai visti prima - racconta Valeria Sipari, l'ex coordinatrice del circolo Versante Prenestino, quello di Salvatore Buzzi - qualcosa non quadrava, provai a chiedere a qualcuno se sapeva chi era il nostro segretario nazionale, (all'epoca Epifani, ndr). Calò il silenzio. Allora capii e denunciai tutto al partito, anche se poi non se ne fece niente».



LA SCISSIONE NIGERIANA Roma epicentro del terremoto che sta scuotendo dalle radici l'albero dem contiene altre storie come queste. Storie documentate visto il diluvio di ricorsi presentati alla commissione Trasparenza senza che il partito abbia mai mosso un dito. Dieci euro per un voto alle primarie, 20 per una nuova tessera. Il tariffario variava, in alcuni casi bastava la busta della spesa. «Con un investimento di 10 mila euro si lanciava un'opa sugli organi del partito e si scalavano posizioni», si dice pronto a testimoniare Fabrizio Scorzoni, ex capogruppo pd nel municipio di Tor Bella Monaca.



E racconta di quando un neo iscritto nigeriano s'infuriò al telefono con l'allora consigliere aggiunto dell'VIII Municipio Kinglsey Oparah. Gli erano stati dati meno soldi del pattuito. Risultato: la sua comunità si divise votando delegati diversi.

Ai tempi di Achille Lauro, il primo a praticare con disinvoltura il voto di scambio, la croce sulla scheda valeva una scarpa. La destra prima, la sinistra dopo. Con l'Idv si tesserarono anche i morti. Ora che il mercato delle preferenze è inflazionato e per eccesso di democrazia si vota a ripetizione il prezzo è di nuovo crollato. Due euro subito, altri 8 da incassare mostrando la ricevuta.



Arrivavano con i pulmini e sbarcavano davanti ai circoli. Intere famiglie, padre, madre, figli, cugini. Dopo quel vertiginoso aumento dell'affluenza al circolo Prenestino, che copre 14 quartieri, si decise di sospendere le operazioni. I “nuovi” per tutta risposta fecero un congresso parallelo in un'aula civica per eleggere i nuovi delegati. Gente mai vista e che mai si sarebbe rivista dopo. Militanti per un giorno, per poche ore. Si racconta di politici, che poi sarebbero diventati deputati, alcuni anche citati nelle carte dei Ros, che si lamentavano per i blocchetti delle tessere esauriti. E subito si gridava alla congiura, alla concorrenza che aveva fatto piazza pulita: «ah maiali!», urlò Marco Di Stefano, primo dei non eletti alle parlamentarie senza sapere che già lo stavano intercettando.



Caf (a Ponte di Nona) trasformati in circoli e poi ritornati Caf. Crescita impetuosa del tesseramento, azzeramento del dibattito. Contavano solo le tessere e i signori delle tessere. Di Stefano aveva il suo sistema, era la lumaca che si trascina il guscio attraversando i partiti come scompartimenti di un treno. La vecchia scuola trasformista. Quando sono arrivati i nuovi, le truppe cammellate, la moltiplicazione è avvenuta all'improvviso e ha sorpreso anche lui. Nell'arco di poche ore il partito cambiava nomi e volti. Spregiudicati?



«Di più - scuote la testa Andrea Sgrulletti, ex segretario municipale - sono nati anche circoli inesistenti. Lo denunciavamo ma non è mai successo niente. Prendiamo il circolo Finocchio Borghesiana, ex borgata risanata: nel 2012 aveva 64 iscritti. Una miseria. Nel 2013, il giorno del congresso erano 219. Fu eletto Emanuele Ferri, mai visto prima, si era trasferito da un altro circolo. Due mesi dopo lasciò il posto a una nuova iscritta che non aveva mai partecipato a una riunione. Miracoli. Siamo o non siamo il Pd?».