«L'ultrà si è messo davanti al suv,
​così è stato asfaltato»

«L'ultrà si è messo davanti al suv, così è stato asfaltato»
di Bruno Majorano
Sabato 29 Dicembre 2018, 08:01
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Le indagini ai tempi del 2.0 vanno veloci. Perché non c'è (solo) una via ufficiale per raccogliere le informazioni. Per ricostruire i fatti, alle volte, basta aspettare il suono di un cellulare. È quello che è accaduto tra la sera di mercoledì e la giornata di ieri, quando i telefonini di mezza Italia sono stati invasi dalle note audio (questo il nome nel linguaggio moderno dei messaggini vocali che si trasmettono tramite Whatsapp) provenienti da due tifosi: uno del Napoli e l'altro dell'Inter.

L'ODIO
Il primo a parlare ha un marcato accento napoletano e nel messaggio audio si rivolge a Fabio. Il contenuto è il racconta per filo e per segno tutto quello che è accaduto durante l'agguato avvenuto mercoledì sera a un paio di chilometri da San Siro ha visto coinvolte le tifoserie di Napoli e Inter a poche ore dall'inizio della gara poi vinta dai nerazzurri allo scadere con il gol di Lautaro Martinez. «Sono usciti in 200 e li abbiamo secutati», poi va nello specifico. «Siamo scesi dalle auto con le mazze di ferro e da quel momento non si è capito più niente. Bombe carta, cinghiate, di tutto. Non hai idea. È arrivata anche la paranza di Barone che era rimasta indietro rispetto al resto della carovana», ma il racconto di colora ancora. «Li abbiamo schiattati credimi, le abbiamo date con onore. Abbiamo tenuto alto l'onore degli ultras del Napoli. Alla fine c'erano 6 o 7 di loro con le facce tagliate: li abbiamo uccisi a sti cani di pecora». Dalle parole del tifoso si capisce che l'audio è stato registrato e inviato subito dopo lo svolgersi dei fatti, perché il protagonista spiega di essere ancora bloccato e impossibilitato a muoversi. «Ora dobbiamo aspettare qua», ma poi incalza e racconta dell'incidente che dovrebbe essere costato la vita a Daniele Belardinelli, tifoso del Varese che ha perso la vita negli scontro di mercoledì sera. «Quando ci siamo accorti che uno dei loro era morto a terra lo abbiamo subito fatto presente. E loro hanno gridato Tregua tregua. E poi ci hanno fatto un applauso. Dopo che hanno recuperato il loro compagno, però, li abbiamo attaccati un'altra volta».

 

L'UOMO DEL VAN
A fare da contraltare alle note audio del tifoso napoletano, poi, è iniziato a circolare un'altra testimonianza, da parte di un ultras dell'Inter che però non era presente ai fatti. Il suo è un racconto esterno, da persona informata sui fatti che prova a ricostruire l'accaduto circostanziando nello specifico il momento in cui Daniele Belardinelli (che lui indica come «Il capo della curva del Varese») sarebbe stato investito da un van di tifosi napoletani. «L'altra sera ci sono stati scontri fuori dallo stadio. Me lo hanno anche confermato alcuni napoletani che sono entrati dentro mi hanno detto di essere stati sorpresi dai tifosi dell'Inter. Mi è arrivata subito la notizia la notizia di 4 accoltellati. Personalmente non vedo mai bene l'uso delle lame negli scontri, ma nel caso vengano utilizzate ritengo che non accoltelli allo stomaco ma alle gambe. Invece mi dicono di un napoletano accoltellato nella pancia». E poi c'è il riferimento all'incidente di Daniele Belardinelli. «Il capo della curva del Varese si è messo davanti a un pulmino dei napoletani che gli è passato sopra. Sì, lui si era parato davanti dicendo ai tifosi di scendere per iniziare lo scontro, deve avergli detti fermatevi, ma loro gli sono passati sopra. Non c'è stato niente da fare». E poi una triste morale per chiudere. «Non è più come ai vecchi tempi quando gli scontri si riducevano a quattro cinghiate». Queste le agghiaccianti ricostruzioni dei fatti relativi all'agguato da parte dei tifosi dell'Inter (affiancati da alcune frange degli ultras di Nizza e Varese).

LA SOLIDARIETÀ
«Ciao fratello». L'omaggio a Daniele Belardinelli da parte della Curva Nord nerazzurra. Un messaggio e la foto sorridente del tifoso campeggiano sul sito della tifoseria organizzata, un ricordo sentito per il «collega» scomparso.
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