«Pillole contro il Covid, in arrivo a giorni il via libera Aifa»

«Pillole contro il Covid, in arrivo a giorni il via libera Aifa»
di Ettore Mautone
Venerdì 5 Novembre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 7 Novembre, 08:04
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Giorgio Palù, presidente dell’Aifa (Agenzia italiana del Farmaco) e docente emerito di Virologia all’Università di Padova. 

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Professor Palù, il virus torna a macinare contagi e ricoveri in tutta Europa: cosa dobbiamo aspettarci dallo scenario attuale, siamo nella quarta ondata?
«Non credo che siamo nella situazione del 2020. In alcune zone del nostro paese, come la provincia di Bolzano e il Friuli, siamo sopra i 190 e i 140 casi incidenti per 100 mila abitanti/settimana. È vero che Rt è superiore a 1 e dunque segna una espansione pandemica, è vero che a livello nazionale siamo mediamente sopra i 50 casi per 100 mila abitanti/settimana e questo significa che il tracciamento è molto più difficile. Però l’Italia resiste e va bene, abbiamo una copertura vaccinale dell’84% sopra i 12 anni con ciclo completo e anche se qualche vaccinato viene ricoverato, quasi mai sviluppa la malattia in maniera grave e il tasso di occupazione di terapie intensive e reparti critici resta tra il 4 e il 5% e dunque sotto soglia. La situazione non può essere la stessa di un anno fa grazie ai vaccini». 

Il vaccino protegge di meno col passare del tempo? 
«È una nozione che ormai abbiamo acquisito principalmente grazie agli studi condotti in Israele e un po’ in tutto il mondo misurando nel tempo la risposta immunitaria anti-SARS-CoV-2 e l’incidenza di COVID-19.

La protezione, nei confronti della malattia grave e mortale, tuttavia permane a livelli percentuali alti, superiori al 90%, come si evince anche dai dati dell’ISS». 

Possiamo contare anche sui nuovi farmaci? 
«Certo, abbiamo i monoclonali che se dati in tempo a soggetti con rischio di sviluppare una malattia grave, sono efficacissimi». 

Come mai sono stati usati poco finora? 
«Essenzialmente per motivi logistici. Essendo la finestra di somministrazione molto stretta, entro i primi giorni dalla comparsa dei sintomi, è necessario un collegamento diretto tra momento diagnostico e intervento terapeutico; poi l’attuale modalità di somministrazione è endovena, dunque in ospedale, con un’ora di infusione e una seconda ora in osservazione in quanto possono esserci delle reazioni allergiche rischiose. I monoclonali sono efficaci anche quando utilizzati per malati in condizioni critiche purché non abbiano ancora sviluppato una riposta anticorpale. Sono state messe a punto delle combinazioni di monoclonali somministrabili sottocute e intramuscolo e si apre la strada all’uso domiciliare. Dobbiamo riorganizzare la medicina sul territorio per diagnosi e terapia vicino al malato». 

Sono in arrivo anche nuovi antivirali? 
«Sono in fase di autorizzazione nuovi farmaci che inibiscono la polimerasi e la proteasi virale, necessari a SARS-CoV-2 per replicarsi: molnupiravir, AT527, PF07321332. Essendo somministrabili per via orale aprirebbero la strada al trattamento domiciliare». 

Quando saranno disponibili? 
«Sul primo di questi farmaci c’è già l’autorizzazione per uso clinico dell’Agenzia Britannica del farmaco MHRA; nei prossimi giorni, d’intesa con il Ministro della Salute, potremmo percorrere la strada di un’autorizzazione emergenziale, sollecitata anche da EMA». 

Terze dosi e vaccinazioni booster: ci proteggeranno? 
«La terza dose, dopo almeno 6 mesi dal primo ciclo, serve a potenziare l’immunità. Abbiamo iniziato dai soggetti più esposti nei quali il rischio di malattia critica supera il 3 per cento e arriva fino al 18 per cento negli over 80. Gradualmente anche le altre fasce di rischio saranno coinvolte». 

Ne usciremo? 
«Sono ottimista: dobbiamo vaccinarci, usare i farmaci che abbiamo attualmente a disposizione, mantenere, specie in questa stagione e negli ambienti al chiuso, i dispositivi di protezione individuale evitando gli assembramenti e ricorrendo al green pass come presidio di protezione individuale e per la collettività. L’abbassamento delle temperature e del grado di umidità relativa, il venir meno della radiazione ultravioletta virucida in estate creano le condizioni stagionali che favoriscono la diffusione di SARS-CoV-2 per aerosol dalle secrezioni respiratorie, propagando il virus a distanze maggiori e mantenendolo attivo nel ricircolo dell’aria». 

La vaccinazione ai bambini va fatta? 
«Le attuali varianti Delta (oggi dominante) e Delta plus sono almeno due volte più contagiose della Alfa e 10 volte del ceppo originario di Whuan. A differenza delle prime fasi sostenute da ceppi meno diffusivi oggi i bambini sono più suscettibili alla Delta, si ammalano e trasmettono l’infezione. I dati epidemiologici dicono che proprio la popolazione da 6 a 11 anni, che frequenta la scuole e non è stata ancora vaccinata, è responsabile della maggior percentuale di casi incidenti e serbatoio del virus. L’ente regolatorio americano FDA ha dato un’autorizzazione emergenziale per Pfizer in una nuova preparazione che si conserva meglio a 4 gradi e per più tempo e contiene una dose ridotta di un terzo (10 microgrammi). Il vaccino è efficace e privo di effetti avversi. L’Ema entro dicembre darà il suo responso soppesando rischi e benefici sugli studi di fase 3». 

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