Priebke e Hass, quando i Castelli romani
ospitavano due criminali nazisti

Karl Hass a Castel Gandolfo nel 1997
Karl Hass a Castel Gandolfo nel 1997
di Daniela Fognani
Mercoledì 16 Ottobre 2013, 17:34 - Ultimo agg. 22:52
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Non solo Priebke: c’ stato un periodo in cui i Castelli ospitavano anche Karl Hass, maggiore delle SS ugualmente condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse ardeatine. Per mesi, a partire dal marzo 1997, Erik Priebke, è stato ospite a Frascati del convento di San Bonaventura, dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari in attesa del processo. Una presenza che suscitò molte proteste nella cittadina, martire del nazismo e medaglia d'argento al valor civile. A discutere se accogliere Priebke anche i frati francescani che decisero a maggioranza di ospitarlo. Abitò in una cella (in senso carcerario, vetri blindati e grate alle finestre) al secondo piano del secentesco edificio, in centro, a due passi dai carabinieri. Le sue giornate scandite dalla regola francescana: sveglia alle 5.45, pranzo alle 12 e alle 21 a letto. Separato ma non isolato dal mondo. Con la possibilità di consultare quattro quotidiani, una ricchissima biblioteca, la tc e le chiacchiere con i frati. Una vita poi non così diversa da quella di tanti altri anziani.

Sempre i Castelli hanno ospitato, e molto più a lungo, un altro degli ufficiali nazisti processati per l'eccidio delle Fosse Ardeatine: Karl Hass. Il maggiore delle SS resta tra il 1996 e il 1997 agli arresti domiciliari a Castel Gandolfo, a pochi chilometri da Priebke, in attesa, come lui, di essere processato. Ad ospitarlo è la casa di cura So.Ge.San, in via Spiaggia del Lago, dove è guardato a vista da quattro agenti (polizia e Digos) e dove riceve spesso parenti amici. A Castel Gandolfo l'ufficiale nazista, dopo la condanna all'ergastolo, trascorrerà in una casa di riposo, su sua richiesta, altri otto anni, fino alla morte, avvenuta a 92 anni di età, nel 2004.

Una presenza ingombrante nonostante le proteste dell'allora sindaco, Luciano Toti, «avere come concittadino un condannato per crimini di guerra, nella città che ospita il Papa, nel paese della pace, non ci fa piacere». Il maggiore, con la pensione italiana, aveva vissuto per anni, dopo la guerra, ai Castelli Romani con il nome di Rodolfo Giustini o di Steiner, lavorando per i servizi segreti e godendo di solide «coperture» e vi si era trovato molto bene. Tanto da volervi finire la vita.

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