Roma, abusò della nipote minore con problemi psicologici: nonno condannato a 6 anni

Centrale nel processo la testimonianza dello zio della vittima

Roma, abusò della nipote minore con problemi psicologici: nonno condannato a 6 anni
Roma, abusò della nipote minore con problemi psicologici: nonno condannato a 6 anni
di Giulio Pinco Caracciolo
Mercoledì 6 Dicembre 2023, 00:57 - Ultimo agg. 10:05
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«Un pomeriggio è entrato in camera e ha fatto quella cosa». Sono pesanti le parole di Roberta (nome di fantasia) mentre tenta di ricostruire in aula la violenza subita quando aveva solo 14 anni. Per quegli abusi è stato condannato a sei anni di carcere P.P. il nonno 87enne di Roberta, ritenuto colpevole di violenza sessuale su minore. Una sentenza arrivata che ha accolto l’impianto accusatorio, disponendo una condanna superiore alla richiesta del pm Maria Gabrialla Fazi, che era 5 anni e 2 mesi. Fondamentale la testimonianza di uno zio della vittima: «Quando ero piccolo ha abusato anche di me». 

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La vicenda

È l’estate del 2017. Roberta è un’adolescente romana che ama alla follia i nonni paterni. A casa di Roberta si respira un clima di tensione. I genitori non vanno più d’accordo. Il matrimonio è alla fine, anche perché il padre della ragazzina ha un’altra compagna con la quale ha intenzione di trascorre il resto della vita insieme. L’adolescente è molto attaccata all’uomo e secondo gli inquirenti in quel periodo inizia a vivere emozioni contrastanti. «Roberta accusa la separazione dei genitori – raccontano gli avvocati in aula – e, in più occasioni, inizia a manifestare una serie di problemi adolescenziali. A volte manifesta anche disturbi psicologici con gesti di autolesionismo». 
Proprio per aiutarla a superare queste difficoltà i genitori decidono di farla seguire da una neuropsichiatra infantile e di mandarla per un po’ dai nonni.

Ma Roberta in quella casa non trova la pace sperata. Il 28 luglio l’adolescente è in camera sua sdraiata a letto intenta a guardare la sua serie tv preferita, mentre la nonna è in cucina e il nonno sul divano che fissa la partita di calcio. Da qui in poi un buco nero. In udienza emerge che quello che succede nei minuti successivi, oltre a segnare per sempre la vita di Roberta, è particolarmente difficile da ricostruire. 

La testimonianza

La ragazza nelle varie testimonianze, dopo la denuncia, racconta sempre delle molestie ma non riesce a ricordare se in casa ci fosse il padre o meno. Un dettaglio che però gli inquirenti hanno giudicato irrilevante ai fini della condanna. L’unica cosa certa è che il nonno a un certo punto smette di guardare la televisione si avvicina a Roberta e abusa della ragazzina per due volte consecutive. Per lei è uno shock e da quel momento in poi interrompe tutti i contatti con i nonni e decide di non tornare mai più in casa loro.
Dalle carte si evince un quadro clinico dell’adolescente piuttosto complesso. La giovane, anche prima delle molestie subite, manifesta tendenze al suicidio e secondo la relazione della psichiatra ha una forma di risentimento nei confronti del padre e della sua nuova compagna. Questo l’elemento sul quale viene costruita la difesa dell’imputato per tutto il processo. Roberta non è attendibile secondo il legale e quindi il nonno dev’essere assolto per non aver commesso il fatto. Una tesi che non convince il giudice. 

Il precedente

Ed è solo con la testimonianza dello zio di Roberta che si arriva alla condanna dell’imputato a 6 anni di carcere. L’uomo, ormai adulto, rivela in aula un episodio tenuto segreto per anni e che cambia definitivamente le sorti di questo processo: «Avevo vergogna a raccontarlo, ma quando avevo solo 8 anni e frequentavo anche io IN quella casa sono stato molestato sessualmente dall’imputato. Mio padre era morto quando avevo tre anni e loro per me rappresentavano una sicurezza». 
 

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