Cina, popolazione in calo: l'India strappa il primato

A fine 2022 si può stimare che la popolazione umana di tutte le epoche storiche sia stata di 110 miliardi di individui, di cui 8 miliardi viventi e 102 miliardi già deceduti

Cina, popolazione in calo
Cina, popolazione in calo
di Marco Esposito
Mercoledì 18 Gennaio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:00
4 Minuti di Lettura

Toc toc. La Storia ieri ha bussato alla porta del pianeta Terra sotto la forma del bollettino ufficiale diramato da Pechino sul calo della popolazione in Cina. Il colosso ha perso il primato mondiale e si è fatto sorpassare dall'India. Non è la prima volta che la Cina arretra come numero di abitanti, era accaduto l'ultima volta nel 1961. Ma allora fu una drammatica carestia, stavolta il Covid ha solo accelerato un fenomeno che gli analisti dell'Onu giudicano irreversibile, al punto che la Cina dimezzerà gli abitanti alla fine di questo secolo. Politiche di natalità scriteriate, come la regola del figlio unico, hanno portato un invecchiamento generale della popolazione nonché la nascita di troppe poche donne per cui, ormai, le culle saranno ogni anno meno dei decessi, avviando un declino che prima o poi si estenderà all'economia e cambierà il volto del pianeta. L'India consoliderà già quest'anno il primo posto, superando in breve il miliardo e mezzo di persone (a fine 2022 secondo l'Onu era a 1.412 milioni) mentre ben tre Stati africani - Nigeria, Congo ed Etiopia - supereranno i 200 milioni di abitanti (la Nigeria è già a 212 milioni). Gli Stati Uniti però resteranno ancora a lungo terzi grazie ai flussi migratori in entrata.

L'Onu stimava per la Cina una popolazione a fine 2022 in crescita rispetto ai 1.412 milioni del 2021.

Tuttavia in base al bollettino dell'Istat di Pechino le nascite cinesi del 2022 si sono attestate a quota 9,56 milioni a fronte di morti per 10,41 milioni mentre erano, rispettivamente, 10,62 e 10,14 milioni nel 2021. In pratica il colosso asiatico ha perso 850mila abitanti. La Cina, dopo decenni, ha posto fine nel 2016 alla politica del figlio unico imposta dagli anni 80 per contenere il boom demografico, allentando le maglie sulla pianificazione familiare fino a consentire dal 2021 a ogni coppia di poter avere tre figli o più. Malgrado gli sforzi, tuttavia, il trend dell'invecchiamento della popolazione non è stato invertito, né le giovani coppie hanno mostrato particolare propensione a procreare, per cui si iniziano ad avvertire difficoltà in un Paese che ha sempre fatto affidamento sul suo enorme bacino di forza lavoro per guidare la crescita dell'economia.

Il pianeta Terra, a questo punto, si spacca ancora di più tra popoli in forte crescita demografica e altri in flessione. La popolazione complessiva, che ha superato gli otto miliardi di individui lo scorso novembre, continuerà per qualche decennio a crescere per poi stabilizzarsi alla metà di questo secolo al di sotto dei 10 miliardi di persone; ma ci saranno sempre meno europei, cinesi e americani e soprattutto ci sarà una fortissima differenza tra territori giovani e paesi anziani. La quota di over 65 sarà di meno del 5% nell'Africa subsahariana e oltre il 25% in Cina, Nord America ed Europa con un picco del 35% in Italia.

Proprio l'Italia ha, in un certo senso, anticipato le dinamiche cinesi. Nel 1950 era il decimo Stato al mondo per abitanti con 47 milioni mentre nel corso del 2022 è scesa sotto quota 59 milioni (58,9 a fine ottobre). In Italia non ci sono state politiche per frenare le nascite per cui il calo del desiderio di procreazione delle coppie - precipitato da 2,4 figli a 1,3 tra il 1960 e il 1990 - è culturale e in comune con molti altri paesi europei, sia mediterranei come la Spagna e la Grecia, sia nordici come la Germania o la Finlandia. Soltanto la Francia, nell'Unione europea, ha una natalità che si avvicina ai due figli per coppia.

Video

Infine, una curiosità. A fine 2022 si può stimare che la popolazione umana di tutte le epoche storiche sia stata di 110 miliardi di individui, di cui 8 miliardi viventi e 102 miliardi già deceduti. Visto il rallentamento della crescita demografica, di cui lo stop della Cina è il segnale più vistoso, si può affermare che in questi mesi c'è la maggiore percentuale di tutti i tempi di esseri umani vivi rispetto ai già morti, pari a circa il 7,3%. Un valore inesorabilmente destinato a scendere nei prossimi decenni e che fa quindi, ancora di più, questo inizio del 2023 un momento storico per l'umanità. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA