Roma, la corsa degli ospedali contro l'Ebola

Roma, la corsa degli ospedali contro l'Ebola
di Alessia Marani
Martedì 14 Ottobre 2014, 05:59 - Ultimo agg. 08:14
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Le procedure da seguire in caso di sospetta Ebola sono chiare, sono state diramate nei giorni scorsi dal Ministero della Salute e quindi, tramite, la Regione, fatte arrivare a tutti gli operatori sanitari dei pronto soccorsi, ospedali e 118. Anche l'Ares si è riunita per discutere di Ebola e valutare eventuali nuovi dispositivi di protezione con cui attrezzare le proprie ambulanze. La paura è tanta tra chi è in prima linea ad affrontare questa nuova emergenza. Le aziende sanitarie sono in corsa per adeguarsi ai protocolli di gestione.

Ieri mattina il secondo caso sospetto arrivato al Policlinico Umberto I in poche ore: un somalo che si era sentito male all'Ufficio Immigrazione della Questura, a Tor Sapienza, poi rivelatasi una semplice crisi epilettica. Nello stesso ospedale domenica il Dea era andato letteralmente in fibrillazione di fronte a un cittadino malese di trent'anni fatto scendere a Roma da un treno Italo proveniente da Milano perché presentava sintomi come febbre, vomito, forte perdita di sangue dal naso. È rimasto a lungo su una barella, prima che medici e infermieri lo avvicinassero.



LE CRITICITÀ

Non parlava italiano, nè inglese, circostanza che ha creato incertezza. Un particolare di non poco conto quando, per valutare la possibilità che la MVE, Malattia da virus Ebola, si manifesti uno dei «criteri epidemiologici» da prendere in considerazione è se «il paziente - così scrive il Ministero - ha soggiornato in un'area affetta da MVE (Guinea, Liberia, Sierra Leone, nonché le aree di Lagos e Port Harcourt in Nigeria) nei precedenti 21 giorni oppure se ha avuto contatti con un caso confermato o probabile di MVE nei precedenti 21 giorni». Mancavano i dispositivi di livello 3, le tute per intenderci, che l'ospedale assicura arriveranno in brevissimo tempo.

A Roma ad accettare casi sospetti di Ebola oltre all'Umberto I c'è il Gemelli. Se il caso lo richiede poi, avviene il ricovero allo Spallanzani (dove non c'è pronto soccorso). «I medici in prima linea sono esposti a continui pericoli - aggiunge Magnanti - la Sars in America insegna: i casi di infezione tra gli operatori sono stati elevati e non può esistere che oggi un pronto soccorso nel Lazio, così come un equipaggio del 118, non sia attrezzato per fronteggiare l'Ebola. Stiamo verificando se ogni presidio abbia ricevuto le dotazioni necessarie, anzi invitiamo i colleghi a segnalarci eventuali carenze o situazioni a rischio. Servono mediatori culturali, fondamentali per l'anamnesi iniziale, gli ospedali poi devono avere locali ad hoc e percorsi specifici per accogliere questi pazienti».



SOVRAFFOLLAMENTO

Un policlinico come l'Umberto I assiste ogni giorno duecento persone e anche ieri mattina quando è arrivato un altro falso allarme Ebola (un somalo che si era sentito male all'Ufficio Immigrazione della Questura) la fila per fare la semplice accettazione era lunghissima, con malati in attesa da ore, ambulanze del 118 bloccate nel piazzale perché le loro barelle non tornavano indietro. «Vanno subito applicati i protocolli siglati a novembre con la direzione regionale per smaltire i pronto soccorso, non sono stati da tutti recepiti», conclude Magnanti. All'Umberto I la direzione annuncia: «Creeremo un pronto soccorso esclusivo per le malattie infettive».