Hong Kong, governo pensa a una pausa sull'estradizione

Foto: HKFP, via Twitter
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di Erminia Voccia
Venerdì 14 Giugno 2019, 15:05 - Ultimo agg. 15 Giugno, 12:39
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Il governo di Hong Kong starebbe lavorando per mettere in pausa l'emendamento alla legge di estradizione, riferisce il quotidiano Scmp. Il governo locale prova così di disinnescare la crisi scoppiata nell'ex colonia britannica lo scorso 9 giugno, ma non pensa a ritirare il provvedimento. Il 12 giugno le proteste sono sfociate in rivolta. La polizia ha usato lacrimogeni, proiettili veri e di gomma contro i manifestanti, 11 dei quali sono stati arrestati. Ci sarebbero stati almeno 70 feriti, di cui alcuni in condizioni gravi. Ora la situazione per le strade sarebbe più tranquilla, ma le violenze avevano già portato il Consiglio legislativo a rimandare a un'altra data le discussioni sull'emendamento.

Se il provvedimento fosse ritirato, avrebbe vinto la resistenza che già nel 2003 aveva portato il governo locale a rinunciare alla legge sulla sicurezza nazionale. Le proteste del 2019 riportano alla memoria la rivoluzione degli ombrelli del 2014, quando i parapioggia diventarono lo strumento con cui proteggersi dagli attacchi della polizia e il simbolo della contestazione politica. Stavolta, secondo i media cinesi, sarebbe diverso perché i manifestanti avrebbero imparato la lezione del passato e non ci sarebbero dei leader ben riconoscibili a guidare le proteste. Il fallimento del movimento Occupy, dovuto in parte alle divisioni interne, sarebbe stato digerito da questa nuova generazione di cittadini, in maggioranza ventenni, che usano magliette come passamontagna, maschere e occhialini protettivi.

L'emendamento è stato molto criticato in Occidente perché violerebbe lo statuto speciale in base al quale Hong Kong è tornata alla Cina 22 anni fa, statuto che la rende una regione semiautonoma dalla madrepatria, come Macao. Il Global Times, giornale vicino al Partito comunista cinese, ha condannato le ingerenze dei“ capi stranieri” ed ha intimato agli Stati Uniti e al Regno Unito di interferire negli affari interni della Cina. Dal punto di vista di Pechino, Hong Kong non deve diventare un "paradiso per gli evasori del crimine".




La resistenza al controverso disegno di legge sull'estradizione prosegue dal 9 giugno, quando nel centro di Hong Kong centinaia di migliaia di persone hanno manifestato contro la modifica della legge. L'emendamento permetterebbe a Pechino di processare in Cina i sospetti accusati di un crimine per cui è prevista una pena superiore a sette anni di carcere e senza la garanzia del giusto processo. Il provvedimento renderebbe più semplice portare in Cina cittadini considerati “sospetti”, passo che aiuterebbe Pechino a stroncare l'opposizione e che dunque poterebbe minare ancora di più l'autonomia giudiziaria e le libertà politiche di Hong Kong. 


























 
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