Theresa May nuovo premier
da mercoledì sostituirà Cameron

Theresa May nuovo premier da mercoledì sostituirà Cameron
Lunedì 11 Luglio 2016, 18:08 - Ultimo agg. 12 Luglio, 10:31
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Theresa May è stata indicata come primo ministro. Lo riferisce Downing Street, precisando che il premier britannico dimissionario David Cameron ha annunciato di essere «felice» di sostenerla e di passare a lei le consegne mercoledì.

Cameron ha fatto l'annuncio proprio dinanzi al portoncino numero 10 di Downing Street. Il Paese «non ha bisogno di un periodo prolungato di transizione», ha detto precisando che mercoledì presiederà l'ultimo consiglio dei ministri, poi risponderà alla Camera dei Comuni al suo question time di congedo e infine cederà il passo a Theresa May.

«Entrò mercoledì sera in questo edificio alle mie spalle ci sarà un nuovo primo ministro», ha sottolineato. La May, riporta la Bbc, nella stessa giornata di mercoledì, prima di andare a Downing Street sarà ricevuta a Buckingham Palace dalla regina per ricevere l'incarico formale di capo del governo di Sua Maestà.

Cameron si è congratulato con Andrea Leadsom per aver preso la decisione «assolutamente giusta» di chiudere ora la corsa in casa Tory, rinunciando a favore di May. Ha poi elogiato la premier entrante come una figura «forte e competente, più che in grado di dare al Paese la leadership» che esso richiede per i prossimi anni e per i cambiamenti che il risultato del referendum sulla Brexit imporrà. 


Theresa May, 60 anni a ottobre, si avvia diventare la seconda donna a guidare il governo britannico dopo Margaret Thatcher. Ministro dell'Interno fra i più longevi del suo Paese, la May era da tempo considerata come potenziale futuro leader del suo partito. Figlia di un pastore anglicano del Sussex, proviene, come già fu per la lady di ferro, da un ambiente molto più modesto di quello dei tanti uomini educati a Eton e Oxford che circondano il primo ministro uscente David Cameron. Anche la May, che ha studiato nelle scuole statali, è stata a Oxford, ma grazie ad una borsa di studio.

Prima di entrare in politica come deputato conservatore nel 1997, lavorava alla banca d'Inghilterra. Ministro dell'Interno dal 2010, ha ottenuto molta notorietà nel 2013 quando è riuscita ad espellere dal Paese l'imam radicale Abu Qatada, ma è stata criticata per non aver mantenuto la promessa del governo di portare il numero netto degli immigrati sotto i 100mila l'anno.

Schierata a favore del Remain al referendum sulla Brexit, ha assicurato che rispetterà l'esito della consultazione portando la Gran Bretagna fuori dall'Unione Europea ed ha escluso elezioni anticipate. Ritiene che la richiesta formale di uscita dall'Ue non potrà arrivare prima della fine dell'anno, per avere il tempo di definire la posizione britannica nel negoziato. In quest'ambito, May ha precisato che lo status dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna farà parte delle trattative, senza garantire quindi che possano rimanere.

Sostenitrice della modernizzazione del partito conservatore, la May ha sempre spinto per una maggior presenza femminile fra i deputati Tories.
Oggi promette di unificare il partito e il Paese dopo lo shock della Brexit e di mettere il suo partito «al servizio della gente che lavora». Considerata una
«tosta», la May viene paragonata dal Guardian ad una preside che mantiene la calma davanti ad una classe di allievi turbolenti. Unica debolezza nota è quella per le scarpe stravaganti.

Nella vita privata, è sposata con Philip May, un banchiere che ha conosciuto quando entrambi studiavano a Oxford. Pare che a presentarli, ad un ballo di giovani conservatori, sia stata la futura primo ministro del Pakistan, Benazir Bhutto. Come ormai tutti sanno, la coppia non ha figli. L'infelice considerazione della sua avversaria Andrea Leadsom, sul fatto di poter essere un miglior primo ministro perchè madre, si è ritorta verso quest'ultima contribuendo oggi alla sua decisione di ritirarsi dalla corsa a leader del partito conservatore. Senza più avversari, la May sia avvia dunque a succedere a David Cameron, che si è dimesso all'indomani del referendum del 23 giugno sulla Brexit. 


 
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