Polemiche sulla casa di Boris Johnson. In Gran Bretagna c'è grande attenzione sull'inchiesta aperta dalla Commissione elettorale britannica sulla ristrutturazione dell'appartamento a Downing Street del premier, che è accusato di aver speso più di quanto gli sia concesso. Il primo ministro riceve un assegno pubblico da 30.000 sterline da spendere nella casa al numero 10, mentre pare che Johnson e la fidanzata Carrie Symonds ne abbiano spesi ben 200.000. «Ci sono ragionevoli motivi per sospettare che uno o più reati siano stati commessi. Continueremo a lavorare per verificare se sia così», ha fatto sapere il watchdog.
Johnson replica: «Ho pagato io»
Johnson e il suo governo hanno ripetutamente assicurato che il primo ministro ha pagato «di tasca sua» le spese dei lavori, fatte lievitare sotto il controllo della Symonds secondo i media. Ma Cummings - silurato a novembre e assetato ora di vendetta - ha accreditato l'accusa al premier di aver inizialmente suggerito l'idea, «probabilmente illegale», di raccogliere fondi da donatori suoi e del Partito Conservatore per coprire parte dei costi (58.000 sterline). E l'opposizione laburista sospetta che Johnson possa in effetti essersi fatto anticipare del denaro dalle casse Tory, se non direttamente da sostenitori privati, prima di restituirlo: operazione che nel caso potrebbe configurarsi come una violazione degli standard di comportamento ministeriale e delle stesse norme sul finanziamento elettorale ai partiti o ai parlamentari, da cui l'intervento della Commissione.
Downing Street insiste da parte sua nel rivendicare il comportamento del premier come legittimo, mentre reagisce alla notizia di oggi annunciando la nomina di lord Christopher Geidt, altissimo funzionario e già segretario privato della regina Elisabetta, nel nuovo ruolo di consigliere indipendente dell'esecutivo addetto alla sorveglianza di potenziali conflitti d'interessi ministeriali.