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«Migranti, la mano dei russi». Tajani e Crosetto: usati dalla Wagner per ricattare l’Italia

Meloni: «Freniamo i miliziani Cutro? Ho la coscienza a posto»

«Migranti, la mano dei russi». Tajani e Crosetto: «Usati dalla Wagner per ricattare l Italia»
«Migranti, la mano dei russi». Tajani e Crosetto: «Usati dalla Wagner per ricattare l’Italia»
di Francesco Bechis
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 13 Marzo 2023, 23:56 - Ultimo agg. : 14 Marzo, 12:37
4 Minuti di Lettura

La mano russa dietro il boom di partenze e sbarchi di migranti in Italia. E la firma della brigata Wagner, il gruppo di mercenari al servizio di Evgenij Prigozhin, l’oligarca più osservato e temuto da Vladimir Putin. È un sospetto pesante e ad avanzarlo sono i vertici del governo italiano.

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APPROFONDIMENTI
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IL MONITO

Ieri hanno lanciato l’allarme quasi in contemporanea. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri: «Molti migranti arrivano da aree controllate dal gruppo Wagner. Non vorrei ci fosse un tentativo di spingerli verso l’Italia», ha chiosato in visita a Gerusalemme, a margine di un bilaterale con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. A stretto giro Guido Crosetto: «Mi sembra che ormai si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi Africani», l’alert lanciato dal ministro della Difesa. Ma a puntare i riflettori sui militari russi è la stessa premier Giorgia Meloni, convinta che non si possa «lasciar prendere piede in Africa ai mercenari della Wagner». Non solo Cutro. Il barchino rovesciato al largo della Libia domenica, decine i morti, non è che la punta dell’iceberg. All’orizzonte, stando alle stime degli apparati italiani di sicurezza, ci sono decine di migliaia di migranti pronti a salpare verso l’Italia da Libia, Tunisia e Turchia.

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Un’escalation - sembrano indicare i ministri e la premier, reduci da una riunione mattutina a Palazzo Chigi con il titolare del Viminale Matteo Piantedosi e i vertici dei Servizi segreti - che non è solo figlia della disperazione. Ma trova una regia nella più temuta organizzazione militare russa. Un esercito parallelo che da anni agisce per conto del Cremlino lì dove le truppe regolari non possono o non osano, dalla Siria all’Africa centrale. Da un anno in prima linea nella guerra in Ucraina, da settimane nelle trincee al centro di Bakhmut, la città sotto assedio nel Donbass. Lui, Prigozhin, l’ex “chef” di Putin che con la mobilitazione della Wagner in Ucraina cerca a fatica una rapida carriera ai piani alti di Mosca, nega tutto. Via Telegram, l’oligarca con la mimetica prende di mira Crosetto insultandolo in russo (Mudak). «Dovrebbe guardare meno in altre direzioni e occuparsi dei suoi problemi. Noi non siamo al corrente della crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo altri problemi a cui pensare». Eppure a Roma lo scenario di un pull factor russo dietro le partenze è preso molto seriamente. Anche dall’intelligence italiana, che nel rapporto annuale del 2021 accendeva un faro sulla «modalità asimmetrica» della compagnia militare nel continente africano. Stime non ufficiali contano quasi 5mila mercenari del gruppo presenti in Africa. Sudan, Repubblica Centrafricana, Guinea. Ma anche due Paesi al centro degli interessi italiani. Da un lato il Mali. Dall’altro la Libia e quella Cirenaica sotto l’egida di Khalifa Haftar dove Mosca ha il controllo di ben quattro basi militari (Jufrah, Qardabiyah, Al-Khadim, Brak al Shati). La scorsa estate un campanello d’allarme era già risuonato negli ambienti italiani della sicurezza. Per un picco insolito di partenze dalle coste vicino ai porti di Tobruk e Derna, rotta riattivata dopo mesi di quiescenza. 

LA LINEA DELLA PREMIER

Oggi i dati del Viminale parlano chiaro: in tutto, da inizio anno sono sbarcati in Italia 20.017 migranti, il triplo rispetto all’anno precedente. Una vera emergenza per il governo. Umanitaria e politica. «Più persone partono, più persone si mettono nelle mani di cinici trafficanti e più c’è il rischio che qualcosa vada storto: non credo che questo possa mai essere il modo giusto, umano e responsabile di affrontare questa vicenda» ha detto ieri Meloni intervenendo alla presentazione del libro di padre Antonio Spadaro, “L’Atlante di Francesco”, insieme al Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin con cui ha avuto un lungo incontro. «Abbiamo affrontato la questione dei corridoi umanitari», spiega il cardinale che non risparmia un appunto, «spesso le politiche sono di respingimento, bisognerebbe passare a politiche di accoglienza». E non esclude una visita imminente di papa Francesco a Cutro: «Può darsi che intenda andare». Anche la premier ha dedicato un pensiero alla tragedia sulle coste calabresi e le polemiche seguite: «Siamo stati accusati di cose raccapriccianti. Ma la mia coscienza è a posto». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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