Putin teme ancora il gruppo Wagner e requisisce i suoi business: le mani dello zar su miniere e petrolio

Il sospetto coinvolgimento dei mercenari nel tentativo di golpe scattato ieri in Niger

Putin teme ancora il gruppo Wagner e requisisce i suoi business: le mani dello zar su miniere e petrolio
Putin teme ancora il gruppo Wagner e requisisce i suoi business: le mani dello zar su miniere e petrolio
di Marco Ventura
Giovedì 27 Luglio 2023, 00:09 - Ultimo agg. 15:49
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«Neppure Lukashenko riesce a mitigare la paura che Putin continua ad avere riguardo al gruppo Wagner». L’Institute for the study of war, con base a Washington, cita fonti russe anonime per le quali l’incontro del 23-25 luglio tra i due leader è durato due giorni per l’insistenza dello Zar a trattare nei dettagli la questione aperta dalla marcia su Mosca di Prigozhin e la sua “ridislocazione”. Lukashenko fa leva sulla presenza di Wagner-Prigozhin in Bielorussia per ottenere da Putin più assistenza economica a Minsk e respingere le richieste di pieno coinvolgimento bielorusso nella guerra all’Ucraina. Soprattutto, Putin vorrebbe riportare sotto il controllo del Cremlino la holding Wagner, “requisire” il business del Gruppo, missione che secondo il Wall Street Journal si sta rivelando «uno dei più complessi trasferimenti d’impresa della storia».

La guerra tra Putin e Prigozhin

E dietro lo smantellamento e la ricomposizione dell’impero economico c’è la “guerra” tra Putin e Prigozhin su chi dovrà prendere le redini di ciò che resta dell’organizzazione: Prigozhin vorrebbe il co-fondatore Dmitry Utkin.

Putin promuove un altro comandante, ex capo delle unità anti-terrorismo dell’Interno, Andrei Troshev alias Sedoy, “capelli grigi”. Ma intanto c’è il problema della struttura societaria della holding, un groviglio di società fittizie, innumerevoli “matrioske” che fanno la guerra dal Donbass alla Siria, dal Mali al Sudan, dalla Repubblica centrafricana a Madagascar e Libia.E potrebbe esserci il ruolo destabilizzante dei mercenari Wagner anche nel tentativo di colpo di Stato in cui ieri una parte della Guardia presidenziale del Niger ha circondare e “preso in consegna” il presidente Bazoum, filo-occidentale, che due mesi fa aveva messo in guardia contro la minaccia di Wagner e dei jihadisti. “Al sicuro i 170 italiani che si trovano nel Niger”, dice il ministro degli Esteri Tajani. Incerto l’esito del golpe. Ma in Russia e fuori, i Wagner hanno interessi che spaziano da contratti di Stato miliardari nel catering e nelle costruzioni ai centri commerciali, all’industria del lusso (navi e aerei), alle miniere e all’hackeraggio internazionale. Il catering e i media sono i settori che Putin ha chiuso subito. Restano gli altri. Il Wsj parla di «architettura aziendale intricata, che conduce operazioni fuori dalla Russia e sfuma i legami col Cremlino». Emerge un castello di oltre 70 società di facciata, controllate e fornitrici l’una dell’altra. 

 

L’impero mercenario

Metà dell’impero di Wagner finora si nutriva di contratti per i pasti all’esercito e alle scuole, o nell’immobiliare. L’altra metà consiste nel gruppo paramilitare Wagner, «insieme di attività d’affari apparentemente scollegate, coinvolte in interferenze politiche, miniere e mercenari in giro per il mondo». Questo proliferare di società fa parte di uno stesso disegno che distribuisce soldi, attrezzature e personale. In Siria i mercenari sono al soldo della Evro Polis, che per Assad protegge campi di gas e petrolio e ne viene compensata con un quarto dei profitti. Operazioni lucrose per Putin come per Prigozhin, su circa 10mila miglia quadrate di Siria. Si chiama M-Finance la compagnia delle miniere di oro e diamanti e del mercato del legname nella Repubblica centrafricana. Qui, la Seva Security Services paga i contractor e garantisce la sicurezza del Presidente. In Madagascar, la Wagner è co-proprietaria col governo di aziende minerarie, il personale in parte lo stesso della Midas Resources che gestisce miniere d’oro nella Repubblica centrafricana, inclusa la N’dassima strappata ai canadesi, con previsioni di profitti per miliardi di dollari in dieci anni. In Russia, le colonne sono la Concord Management, da cui sono germogliate la Concord Catering e la M-Invest che foraggia, assume e rifornisce le controllate africane. Poi la M-Finance, la Neva che tratta la Siria, la Megaline (costruzioni militari), legata ad altre imprese Wagner come la Broker Expert che gestisce l’oro del Sudan. E sempre in Russia, la Project Lakhta, quella che dal 2014 avrebbe cercato di influenzare le elezioni in Usa e Ue. E ancora: la Service K (risorse umane), la Ferrum Mining, con interessi in Madagascar come la Negociant che rifornisce Wagner anche per il Sudan, la Profit Group che estrae petrolio in Russia, la Astrea che ha concessioni di petrolio e gas in Siria proprio come Mercury, Velada e Kapital. Oro e diamanti nella Repubblica centrafricana ingrassano la Lobaye Invest e la Diamville (“Città dei diamanti”), mentre la Bois Rouge (“Legno rosso”) commercia legname raro da un porto del Camerun. In Sudan, la Meroe Gold lavora con i paramilitari della Rsf di Hemedti, uno dei signori della guerra che hanno scatenato, guarda caso, la guerra civile. 

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