Obama a Cuba prova a cambiare il futuro: «Disgelo per sempre»

Obama a Cuba prova a cambiare il futuro: «Disgelo per sempre»
di Anna Guaita
Domenica 20 Marzo 2016, 21:03 - Ultimo agg. 21 Marzo, 16:36
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NEW YORK - Una scena inimmaginabile anche solo un paio di anni fa: Air Force One che atterra all'aeroporto dell'Avana, un presidente americano che scende la scaletta dell'aereo, seguito dalla sua famiglia, mentre le bande suonano gli inni nazionali, le bandiere sventolano e la gente festeggia. Dieci limousine aspettavano il presidente, quattro mazzi di fiori per le signore di casa Obama; rose bianche per Michel, rosse per la nonna e rosa per le figlie. Bisogna tornare indietro nella storia, al 1928, per vedere un altro presidente americano fare visita ufficialmente all'isola di Cuba.
 



CON LA NAVE
È passato tanto tempo, 88 anni, che allora non c'erano aerei presidenziali: Calvin Coolidge arrivò a bordo di una nave, la Uss Texas, veterana della Prima guerra mondiale. Era un mondo diverso, quello degli anni Venti, quando Cuba che era quasi una colonia del colosso al nord. La Cuba che accoglie Barack Obama è invece sotto il tallone del regime marxista fondato da Fidel Castro, anche se nelle strade della capitale i manifesti che celebrano la storica visita portano solo il volto di Obama e di Raul Castro, presidente di Cuba dal 2006, e volto “umano” del regime. Di Fidel neanche l'ombra, tant'è che Obama non lo vedrà neanche. Nei tre giorni che passerà sull'isola, Obama discuterà con Raul dei temi che li dividono, ma tutti sanno bene che i due presidenti hanno un fondamentale interesse comune, e cioè rendere il disgelo un fatto irrevocabile, anche se il prossimo presidente Usa dovesse chiamarsi Donald Trump o Ted Cruz.

Dunque, ieri sera Obama ha incontrato in ambasciata i diplomatici che da un anno e mezzo lavorano per rimettere in pista i rapporti fra i due Paesi, e ha poi dedicato la serata a passeggiare per le strade della vecchia Avana, per l'occasione ripulite e riasfaltate. Ma l'incontro più importante del presidente ieri sera era con il cardinale Jaime Ortega.

È ben noto che è stato proprio Ortega a operare perché lo stesso pontefice scendesse in pista per aiutare gli antichi nemici a trovare modo di comunicare. E fermandosi alla cattedrale, Obama ha voluto «sottolineare il ruolo importante che la Chiesa cattolica ha nella vita dei cubani, e il ruolo che ha avuto nel rapporto fra i due Paesi».

UN ANNO E MEZZO
La Casa Bianca ammette che nell'anno e mezzo da quando è stato annunciato il ripristino dei contatti diplomatici il regime cubano ha fatto poco per la causa della democrazia e per i diritti civili. Anzi, nei giorni precedenti all'arrivo di Obama, almeno cinquanta dissidenti sono stati imprigionati durante una manifestazione. Obama intende parlarne a quattr'occhi con Raul Castro, e anche incontrarne alcuni in ambasciata, e probabilmente tenterà di spingere per la democratizzazione nel discorso al Paese che terrà domani, e che verrà trasmesso in diretta tv. Ma il suo scopo è di lungo termine: quando annunciò la riapertura dei contatti diplomatici, Obama spiegò che decenni di embargo e isolamento dell'isola non erano serviti a nulla, e che intendeva provare la strada di riportare Cuba nel circolo internazionale. Di certo, arrivando con una delle più numerose delegazioni presidenziali mai messe insieme, Obama sta tentando di stringere rapporti più profondi, anche sul fronte economico, e rendere impossibile per un futuro presidente far marcia indietro.

Peraltro sa di avere dalla sua parte il 72% dell'opinione pubblica Usa, tant'è che all'ultimo minuto su Air Force One si sono accodati anche 5 politici repubblicani interessati a difendere gli interessi dei propri Stati in vista della normalizzazione commerciale che prima o poi arriverà.
Per ora si tratta solo di piccoli passi. Obama da solo non può cancellare l'embargo - che è una legge del Paese e quindi richiede un voto del Congresso - ma ha emesso decreti per riallacciare i collegamenti postali, favorire quelli aerei e turistici, allentare le restrizioni bancarie e monetarie, aiutare imprese Usa.

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