Vittoria per Trump, Corte Suprema respinge l'iter rapido per l'immunità presidenziale: cosa può succedere ora

Vittoria per Trump, Corte Suprema respinge l'iter rapido per l'immunità presidenziale: cosa può succedere ora
Vittoria per Trump, Corte Suprema respinge l'iter rapido per l'immunità presidenziale: cosa può succedere ora
Venerdì 22 Dicembre 2023, 21:19 - Ultimo agg. 24 Dicembre, 12:02
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La Corte Suprema regala a Donald Trump una vittoria respingendo la richiesta del procuratore speciale Jack Smith di esaminare in via di urgenza il nodo dell'immunità dell'ex presidente. La bocciatura è un regalo per la campagna del tycoon, messa alle strette da nuove rivelazioni shock sui tentativi di interferenze sul voto del 2020 da parte dello stesso Trump che avrebbe fatto pressioni su due funzionari del Michigan affinché non certificassero il risultato delle elezioni. I saggi americani hanno respinto la richiesta di procedura d'urgenza di Smith sul nodo dell'immunità presidenziale rivendicata dall'ex presidente nel procedimento per l'assalto al Congresso senza spiegazione e senza dissenso pubblico.

La decisione

Una decisione con la quale la Corte Suprema ha indicato che lascerà alle corti d'appello la prima valutazione, in una decisione che rischia di allungare i tempi dei processi all'ex presidente e quindi di avere un impatto sulla campagna elettorale.

I saggi, secondo gli osservatori, hanno optato per non accelerare l'esame in modo da tutelarsi e non apparire eccessivamente politicizzati su un tema delicato che riguarda un ex presidente candidato alla Casa Bianca. Smith aveva chiesto ai saggi di aggirare il normale processo delle corti di appello così da poter offrire una certezza in tempi stretti. Un'accelerazione alla quale i legali di Trump si erano opposti cavalcando la loro consueta linea di difesa, ovvero ritardare e far slittare ogni procedimento. La decisione dei saggi arriva a stretto giro dalle nuove rivelazioni del Detroit News, secondo il quale Trump fece pressione nel 2020 su due funzionari del Michigan per non certificare l'esito del voto.

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Il nodo elezioni

«I repubblicani sono stati ingannati in queste elezioni. Come si può firmare la certificazione elettorale quando ci sono più voti che persone?», sbraitò Trump al telefono cercando di convincere Monica Palmer e William Hartman. «Dobbiamo batterci per il nostro Paese. Non possiamo permettere che ce lo strappino», aggiunse secondo quanto ricostruito dal giornale. La telefonata risale al 17 novembre 2020 e vi partecipò anche la presidente del Republican National Committee Ronna McDaniel. «Non firmate, vi troveremo dei legali», furono le parole di McDaniel ai due funzionari nel tentativo di rassicurarli. «Ce ne occuperemo noi», assicurò Trump. Dopo il colloquio Palmer e Hartmann cercarono di ritirare i loro voti nell'ambito della certificazione elettorale, ma senza successo. Per i legali dell'ex presidente, i contenuti della telefonata rappresentano una nuova pesante grana perché potrebbero essere acquisiti da Smith che ha incriminato il tycoon per i tentativi di sovvertire il voto del 2020.

L'accusa

«Tutte le azioni del presidente Trump sono state prese nell'ambito dei suoi obblighi presidenziali di assicurare l'integrità delle elezioni, incluso indagare sul voto rubato del 2020», ha commentato la campagna dell'ex presidente respingendo la valanga di critiche piovute dopo la pubblicazione dei contenuti della telefonata di quattro minuti con i funzionari elettorali del Michigan. Un colloquio simile a quello avuto da Trump con le autorità della Georgia - a cui chiese poco più di 11.780 voti per capovolgere il risultato elettorale nello Stato - ma a un livello più basso. In Michigan l'ex presidente si è infatti rivolto a due funzionari elettorali mentre in Georgia parlò con il segretario di Stato Brad Raffensperger. Questo, accusano i suoi detrattori, mostra quanto Trump fosse disposto a tutto pur di restare alla Casa Bianca. Sforzi che ora gli stanno costando una raffica di azioni e procedimenti che mettono a rischio la sua corsa elettorale per il 2024

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