Usa, Covid ed elezioni: ecco perché la transizione Trump-Biden è un dramma tra ombre di legge marziale e 900 miliardi di aiuti

Usa, Covid ed elezioni: ecco perché la transizione Trump-Biden è un dramma tra ombre di legge marziale e 900 miliardi di aiuti
di Luca Marfé
Lunedì 21 Dicembre 2020, 18:00
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Gli Stati Uniti stretti nella morsa del dramma e tra le braccia della speranza.

Con il Covid che avanza a quasi 18 milioni di casi e a circa 320mila morti, l’America guarda con preoccupazione alla nuova variante inglese e, parallelamente, al mese più lungo della propria storia recente: quello della transizione da Trump a Biden, chiamato a giurare, come da costituzione, il prossimo 20 gennaio.

Un semplice passaggio formale che si trasforma in una sorta di incubo, con degli inquietanti retroscena in arrivo dalla Casa Bianca, da cui trapela che il tycoon avrebbe persino ragionato sulla possibilità di invocare la legge marziale.

Di tutto e di più, insomma, pur di rovesciare il risultato elettorale del 3 novembre che The Donald, evidentemente, non è ancora riuscito a mandare giù.

Mentre il presidente si agita, però, per fortuna c’è un Congresso che lavora. Gli interessi del singolo contro gli interessi di un’intera nazione. Ed ecco che, a beneficio del popolo americano, arriva un nuovo maxi piano di aiuti: forte di un’approvazione bipartisan, immediatamente operativo, vale la mostruosa cifra di 900 miliardi di dollari.

Queste le principali misure: 600 dollari versati in automatico a ciascun contribuente, buoni pasto e sostegno alle piccole e medie imprese, specie a quelle del food, il settore in assoluto più colpito dalla devastazione economica figlia della pandemia. Dei provvedimenti ben lontani dall’ambizione di una soluzione definitiva, ma che tuttavia hanno il merito di profumare di speranza. Una speranza che si intreccia, e che viene a sua volta sostenuta dal pacchetto di stimoli, con quella del vaccino che, seppur con qualche ritardo, comincia a viaggiare in lungo e in largo per il Paese.

Unica grande arma in una guerra che Biden spera di vincere entro la fine della primavera, al massimo in estate. Con l’auspicio che la variante inglese o che ulteriori inimmaginabili scossoni non cambino le carte in tavola. Né che di guerre, considerati certi precedenti di certe amministrazioni, non ne comincino delle altre.

In attesa di insediarsi, e in attesa di scrivere pagine e pagine di storia, all’ex numero due di Obama passa il testimone di un 2021 comunque di fuoco

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