Usa2016, cosa cambia se vince la Clinton

Clinton
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di Massimo Teodori
Domenica 6 Novembre 2016, 11:46 - Ultimo agg. 14:38
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Di Hillary Clinton conosciamo non solo le posizioni assunte nella campagna elettorale ma anche il background della lunga storia sulla scena politica americana. Appartiene a quella tradizione che guarda alla politica estera con lo spirito dell'universalismo democratico e dell'espansione dei diritti civili senza necessariamente l'uso della forza, e punta al rafforzamento della globalizzazione economica e finanziaria. Per questo l'eredità democratica, nonostante i fallimenti, tiene in conto le organizzazioni internazionali, e in particolare fa perno sulle alleanze politiche e militari che gli Stati Uniti hanno sviluppato nei diversi scacchieri mondiali a cominciare dalla Nato che tuttora è considerata dalla Clinton un organismo vitale per gli interessi americani in Europa.

ALLEATI TRADIZIONALI

L'atteggiamento verso l'Europa sarà dunque di sostegno degli alleati tradizionali, in particolare dell'Italia che si è distinta per lealtà, molto più di quanto abbiano fatto la Germania e la Francia che è un caso a parte. Certo, gli americani, indipendentemente da chi vincerà le presidenziali, sono sempre meno disposti a sostenere il carico finanziario della difesa e della sicurezza dell'Europa come hanno fatto per decenni, per cui non mancheranno le pressioni sul Vecchio continente perché si faccia carico di maggiori impegni militari.

RISCHI PER L'ITALIA

Questa linea potrebbe svantaggiare l'Italia che, dopo la Brexit, è la nazione più vicina agli Stati Uniti anche per ragioni storiche. Se vincerà la Clinton, i punti nodali su cui insisteranno gli Stati Uniti sono la necessità di intensificare l'azione antiterroristica e l'opportunità di raggiungere un equilibrio nel Mediterraneo più stabile dell'attuale. La Casa Bianca, oggi e probabilmente anche domani, considera la massiccia corrente migratoria proveniente dall'Africa e dal Medio Oriente, alimentata dalla crisi climatica e dai conflitti islamici, uno dei massimi fattori di destabilizzazione globale e di alimentazione del terrorismo. La presidente richiamerà più e più l'attenzione degli europei su questo problema ritenuto internazionalmente centrale.

E' inoltre probabile che sotto la Clinton la Russia diverrà il nodo più intricato e di maggiore conflittualità per gli europei. Mentre Obama ha tentato un appeasement, non riuscito nonostante l'accordo con l'Iran, Hillary ha mantenuto una partita aperta con Putin considerato un vecchio agente del Kgb. «Dobbiamo resistere molto fermi», ha dichiarato la candidata democratica di fronte al leader russo, il che significa che vi sarà un atteggiamento muscolare in Ucraina e nell'area baltica con l'ovvio aumento delle tensione sui confini orientali dell'Unione europea. Pertanto la Clinton chiederà all'Italia e agli altri Paesi europei nuove sanzioni per deprimere l'interscambio commerciale specialmente sul petrolio.

La nuova amministrazione democratica proseguirà la linea di Obama nel chiedere maggiori presenze europee nelle aree di crisi, in particolare all'Italia sulla Libia dove sono corposi i nostri interessi. E' invece improbabile che vi siano altre spedizioni sul terreno in Libia, in Siria e Iraq per contrastare direttamente il terrorismo, così che gli europei saranno sollecitati a forme di collaborazione militare di altro tipo, come avviene già con l'Italia. La linea No Boots on the Ground sembra tracciata con determinazione anche perché la maggioranza degli americani non è più disponibile a fare quel che il governo ha fatto all'estero con grave dispendio di energie.

TTIP E GLOBALIZZAZIONE

La Clinton, come nella sua tradizione, resta legata al rafforzamento della globalizzazione, a cominciare dall'area europea che tuttora assorbe buona parte degli interscambi internazionali. Sarà difficile che il Trattato di libero scambio transatlantico (TTIP) possa essere rimesso in carreggiata, data la resistenza dei maggiori Paesi europei, anche se con esso le opportunità di sviluppo per l'Europa crescerebbero, insieme a una serie di controtendenze soprattutto nel settore alimentare. Clinton, vicina alle grandi corporations che fanno degli Stati Uniti il leader mondiale del soft power, cercherà di negoziare vantaggi fiscali e l'Europa dovrà decidere come bilanciare costi e benefici.

CONTINUISMO

In conclusione, lo scenario che si può schizzare nell'eventualità di una vittoria della Clinton fa perno sulla continuità della politica americana verso l'Europa, iniziata nel dopoguerra con il piano Marshall e proseguita con l'Alleanza atlantica e la Nato, tutti pilastri che pur nel mutato contesto internazionale hanno costituito il motivo dominante nella politica transatlantica di quasi tutte le amministrazioni, democratiche e repubblicane. All'America tendenza Clinton sta oggi a cuore soprattutto la stabilità dei regimi politici democratici del Vecchio Continente di fronte all'assalto dei populismi e dei nazionalismi che potrebbero congiungersi con gli autoritari alla Putin e gli integralisti islamisti alla Erdogan. Questo è il punto focale di un'eventuale presidenza democratica che dovrebbe non discostarsi molto dalla politica di Obama.

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