Abolizione di 10 Province, è giallo
Tremonti: falso, nessuna soppressione

Il ministro Tremonti
Il ministro Tremonti
Mercoledì 26 Maggio 2010, 18:09 - Ultimo agg. 24 Giugno, 23:19
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ROMA (25 maggio) - La manovra non contiene l'abolizione di nessuna provincia. A stoppare sul nascere gli interrogativi di alcuni parlamentari del Pdl, riuniti stasera alla Camera, sono stati il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. «Dove l'avete letto? Non è così, è falso» avrebbe smentito il ministro dell'Economia.



«Manca un decreto ministeriale attuativo». Fonti del Tesoro dicono che per rendere operativa l'abolizione delle 10 mini Province non basta il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri, che riporta i requisiti per individuare le province che rientrano nella norma, ma servirà un ulteriore provvedimento: un decreto ministeriale attuativo.



Secondo le prime notizie sarebbero state 10 le Provincie abolite dalla norma inserita nella Finanziaria ed elencate sul sito del ministero dell'Economia che, nel descrivere le misure adottate, spiegava che «sono abolite 10 piccole Province, con meno di 220.000 abitanti, non ricadenti in regioni a statuto speciale». Le modalità di calcolo della popolazione per individuare le Provincie interessate avrebbero fatto riferimento alle statistiche Istat.



Ecco l’elenco, con riferimento ai dati Istat del 2009 che rilevano la popolazione residente al 2008:

Biella (187 mila abitanti) e Vercelli, Massa Carrara (203 mila abitanti), Ascoli Piceno (212 mila), Fermo (176 mila) Rieti (159 mila) Isernia (88 mila) Matera (203 mila) Crotone (173 mila) Vibo Valentia (167 mila). La lista è stata pubblicata sul sito del ministero dell'Economia.



Castiglione (Upi): non ci hanno detto nulla. Il presidente dell'Upi (Unione province italiane), Giuseppe Castiglione, annuncia per domani la riunione dell'Ufficio di presidenza e subito dopo una conferenza stampa. «Allo stato delle cose - dichiara - con le sole notizie di stampa, ci è impossibile dare una valutazione seria e approfondita riguardo alla manovra finanziaria‚ tantomeno per le presunte norme ordinamentali che dovrebbe contenere». «La cosa più divertente - gli fa eco l'ex presidente dell'Upi e presidente della provincia di Rieti, Fabio Melilli - di questa vicenda è che, scomparendo Isernia e Matera, il Molise e la Basilicata diventeranno Regioni che coincidono con la Provincia».



Addio a 27 enti pubblici «inutili».
La manovra del governo, con obiettivo il risparmio, prende di mira alcuni istituti pubblici, «più o meno rilevanti» dice il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che saranno soppressi e accorpati ad altri. Con il trasferimento di funzioni e lavoratori.



Così, Inps e Inail sono destinati a diventare i poli di previdenza e assistenza: si scioglie l'iPost, che finisce nell'Inps mentre Ipsema (istituto di previdenza del settore marittimo con 230 lavoratori) e Ispesl (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul lavoro, 1.200 dipendenti, di cui circa 750 ricercatori) confluiranno nell'Inail (Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni).



Si salva invece l'Ice, l'Istituto per il Commercio con l'Estero, per il quale era stato ipotizzato un accorpamento in parte con il ministero degli Affari Esteri e in parte con quello dello Sviluppo. Sul percorso di soppressione totale, senza trasferimenti, quindi, ci sono le commissioni mediche di verifica - dal 2007 istituite presso l'Inps - che si occupano di attestare l'invalidità civile: sopravvivono solo quelle che si trovano nei capoluoghi di regione e nelle province a statuto speciale, che svolgeranno le funzioni di quelle soppresse.



La manovra colpisce con uno stop al finanziamento pubblico 200 fra enti, istituti, fondazioni e altri organismi «inadempienti» che - dopo una richiesta fatta nei mesi scorsi - non hanno spiegato come abbiano utilizzato i finanziamenti a carico del bilancio Stato. Fra questi il Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira), gli enti di alcuni pachi nazionali (dell'Arcipelago della Maddalena, delle Cinque Terre) ma anche l'Associazione italiana combattenti e reduci o il Comitato Nazionale un secolo di Fumetto Italiano. I proventi dalla liquidazione sono destinati ad un unico fondo per il finanziamento della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali di pace.



Colpiti dalla misura, però, anche il "Museo della Liberazione" di via Tasso a Roma usato durante il periodo dell'occupazione nazista come carcere. «Non deve chiudere», dice anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Fra gli istituti colpiti dalla manovra ci sono anche quello di studi e analisi economica Isae che verrà assorbito in parte dal ministero dell'Economia e in parte dall'Istat (istituto nazionale di statistica). Via anche all'Ente italiano montagna che sarà trasferito al Dipartimento per gli affari regionali della stessa Presidenza, soppressione e accorpamento di altri enti accorpati ai rispettivi ministeri vigilanti o altri grandi enti di ricerca.



«Grande disagio e preoccupazione» da parte degli Enti pubblici di Ricerca, mentre per il presidente dell'Isae, Alberto Majocchi, la soppressione dell'istituto è «un'idea incongrua». Dura presa di posizione dei vertici di Ipsema secondo cui «l'intera operazione non avrebbe alcun effetto reale in termini di risparmio sul bilancio dello Stato». Senza fare riferimenti precisi, il ministro Tremonti - in conferenza stampa per presentare la manovra con il premier Silvio Berlusconi - ha detto di aver «letto che oggi il presidente di un ente ha contestato in tempo reale, prima ancora del decreto» l'accorpamento della sua struttura come previsto dalla manovra. «Mi è dispiaciuto. Il presidente di quell'ente ha un compenso di 100.000 euro e i consiglieri di 70.000, 3000 metri quadri di parcheggio, auto, ecc. Certo è un piccolo risparmio, ma i grandi numeri si fanno con piccoli numeri».
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