Coronavirus Italia, ecco perché il Veneto anticipa la Campania: più test e assistenza dei medici di base

Coronavirus Italia, ecco perché il Veneto anticipa la Campania: più test e assistenza dei medici di base
di Paolo Barbuto
Giovedì 16 Aprile 2020, 11:00 - Ultimo agg. 15:31
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Il Veneto sta per uscire dal lockdown in maniera dolce, in anticipo rispetto alle altre regioni d'Italia, nonostante l'aggressione del virus sia stata violenta: le aziende ripartono con cautela, le persone tra qualche giorno potranno iniziare a uscire liberamente di casa e perfino a concedersi un pic-nic, ma solo nei giardini privati. La Campania ha subito un assalto molto meno poderoso però non riesce a divincolarsi dalle maglie del lockdown e sta ancora decidendo qual è la migliore maniera per venir fuori dalla clausura e far riprendere fiato soprattutto al mondo imprenditoriale napoletano che sta disperatamente annaspando.
 

 

Quali sono stati i passaggi che hanno consentito al Veneto di correre più rapidamente verso la soluzione del problema?

Partiamo subito da una necessaria premessa. Qui non si tratta di mettere a confronto il sistema sanitario delle due regioni perché sarebbe una gara impari. Da una parte l'organizzazione del Veneto che, secondo l'ultimo rapporto del ministero della Salute, è in cima alla graduatoria Lea dei migliori servizi offerti in Italia; dall'altra la Campania, terz'ultima in quella stessa classifica, sebbene meritevole di una menzione per il più consistente balzo in avanti nella valutazione con 17 punti di crescita (da 153 a 170 su un massimo di 222).

Insomma, qui non si parla del servizio sanitario nel suo complesso ma delle risposte all'emergenza Covid 19 che in entrambi i casi sono state utili per limitare i contagi ma che in Veneto hanno consentito di programmare meglio il futuro.
 

Inutile girarci attorno, la vera forza del Veneto è stato il massiccio utilizzo di tamponi. Fin dal primo giorno è stato individuato quel percorso come l'unico in grado di garantire un attraversamento meno traumatico dei giorni del contagio, e la scelta si è rivelata vincente. L'utilizzo massiccio dei tamponi ha consentito al Veneto di verificare lo stato di salute di 41 abitanti su diecimila, prima regione d'Italia per diffusione della pratica. In Campania il valore scende drasticamente, poco meno di sette tamponi ogni diecimila abitanti, nelle ultime posizioni fra le Regioni d'Italia.

Anche in questo caso non c'è sfida: nel Nordest avevano a disposizione decine di strutture presso le quali far effettuare le analisi, qui da noi per lungo tempo ce n'è stata una sola: insomma, non è questione di cattiva volontà ma semplicemente di atavica mancanza di strutture e risorse.

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Ma a cosa è servito eseguire quella gran massa di tamponi in Veneto? Ha permesso di individuare decine di casi asintomatici o appena sintomatici e di isolarli in casa evitando, contemporaneamente, l'affollamento degli ospedali e la diffusione del contagio. In Campania, invece, la mancanza di tamponi di massa ha condotto verso gli ospedali molte persone in più.

Attualmente il percorso in Veneto va addirittura oltre. È stato acquistato un macchinario olandese che permetterà di aumentare di novemila unità il numero di controlli giornalieri e consentirà al Veneto di riuscire a realizzare 20.000 analisi al giorno mentre in Campania si tenta di raggiungere quota tremila.
 
 

Grande attenzione, da parte di Zaia e del suo staff, alla sorveglianza domiciliare che in Veneto è decollata fin dal primo momento senza tentennamenti e ha consentito, grazie alla stretta collaborazione con i medici di base, di tenere sotto controllo lo stato di salute delle persone infette anche a distanza. La Campania, invece, s'è mossa in ordine sparso con le varie Asl che hanno messo in campo tutte le armi a loro disposizione che, spesso, erano pochine e anche poco efficaci.

In Veneto è stato anche deciso, immediatamente, l'utilizzo dei kit rapidi per il personale degli ospedali in modo da poter testare con frequenza la salute di medici e paramedici e tentare di tenere lontani i contagi dalle corsie.
 
 

In entrambe le regioni l'isolamento sociale ha funzionato alla perfezione. Soprattutto in Campania i dati sono estremamente confortanti, soprattutto nel confronto quotidiano con tante altre realtà d'Italia. Però in Veneto il percorso per uscire dall'isolamento è stato individuato e tracciato con largo anticipo e, soprattutto, con un attento coordinamento con il territorio.

Alle aziende che cercavano di riprendere la produzione, ad esempio, è stato chiesto di osservare rigorosamente le norme imposte dal dpcm sulla materia del lavoro ma c'è stato di più: per individuare gli eventuali addetti positivi al Covid è stato deciso di utilizzare i test sierologici, quelli con le analisi del sangue, per intenderci.

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Grazie ad Assindustria s'è cercato un laboratorio adatto presso il quale sono stati indirizzati tutti i lavoratori delle industrie che intendevano riaprire i battenti. Quegli esami, rapidi e facili da eseguire in massa, hanno consentito alle aziende di isolare alcuni casi di dipendenti positivi e di riaprire con la certezza che tutti gli addetti fossero lontani dal contagio.

Il tema dei test sierologici, invece, qui in Campania è ancora piuttosto caldo.
Federlab con un blitz avrebbe voluto aprire martedì scorso, l'altroieri, i laboratori privati per l'esame antiCovid sul sangue ma la Regione s'è opposta. Probabilmente Santa Lucia accentrerà questo tipo di esame solo in strutture pubbliche: in tanti sostengono che questo servirà solo a rallentare lo sviluppo di questi test.

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