Decreto trasparenza, l'appello di Stefano Diquattro: «Urgono ulteriori correttivi e chiarificazioni»

Decreto trasparenza, l'appello di Stefano Diquattro: «Urgono ulteriori correttivi e chiarificazioni»
Venerdì 28 Ottobre 2022, 12:46
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Chiede l’intervento del ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elvira Calderone, il presidente nazionale di federazione unica, (Unione delle piccole e micro imprese dell’artigianato, del commercio), Stefano Diquattro, alla luce dei dubbi interpretavi e delle perplessità legate alla normativa del decreto trasparenza. «Al netto delle indicazioni interpretative fornite dal Ministero permangono purtroppo ancora dubbi e perplessità sugli obblighi informativi introdotti dal decreto e non solo. Urgono ulteriori correttivi e chiarificazioni, indispensabili soprattutto nella fase applicativa». Il decreto legislativo n. 104/2022 del 27/06/2022, cosiddetto «decreto trasparenza», è entrato in vigore dal 13 agosto 2022.

Con la Circolare n. 19 del 20 settembre 2022, il ministero del lavoro ha fornito indicazioni interpretative su taluni specifici profili degli obblighi informativi introdotti dal decreto, ritenute insufficienti dai vertici di unica. «La circolare – continua Diquattro – non ha chiarito i dubbi circa la contraddittorietà e l’incertezza delle disposizioni del decreto trasparenza, a partire dalle sovrapposizioni con la normativa della privacy, per quanto riguarda gli obblighi informativi ai dipendenti, fino ai tempi, anche stretti, per imprese e datori di lavoro per provvedere alla modifica, e/o integrazione, dei contratti di lavoro per consentire il recepimento e l’attuazione delle nuove disposizioni.

Disposizioni che tra l’altro incidono non poco sugli oneri burocratici della gestione dei rapporti di lavoro, gravando sulle fasi di redazione e consegna dei contratti di assunzione».

La federazione unica auspica, pertanto, che il ministro intervenga, in tempi brevi, con correttivi di semplificazione per evitare di scaricare sui datori di lavoro un carico di adempimenti eccessivi, e in parte non utili, al fine di informare i lavoratori sulle proprie condizioni di impiego, come previsto dalla direttiva Ue, che la normativa italiana recepisce, ma andando spesso oltre. «Le aziende nostre associate – conclude Diquattro – le micro e piccole aziende in particolare, risultano in questo modo sempre più penalizzate dalla proliferazione degli adempimenti obbligatori, soprattutto quando gli stessi risultano confusi, contradditori e in alcuni casi inutili. Con il rischio di creare gravi disequilibri nel mercato, penalizzando le Pmi rispetto alle grandi aziende loro concorrenti in grado di sopportare meglio i costi legati a un’eccessiva burocratizzazione».

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