Condono, tensione nel governo.è scontro. Conte convoca il Cdm, gelo leghista

Conte e Juncker a Bruxelles
Conte e Juncker a Bruxelles
Giovedì 18 Ottobre 2018, 13:01 - Ultimo agg. 19 Ottobre, 10:38
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Si alzano i toni dello scontro fra Lega e M5S sul condono e il governo sfiora la crisi sul dl fisco. Con il premier Giuseppe Conte che decide di sfidare il Carroccio convocando un nuovo Consiglio dei ministri per sabato per rivedere le norme contestate. Riunione che i ministri della Lega, con il leader in testa, non vedono di buon occhio.

«Ancora non è stato convocato il Consiglio, ma se serve che Salvini ci sia, Salvini ci sarà», afferma in serata il vicepremier Matteo Salvini a Viva l'Italia, su Rete 4, buttando acqua sul fuoco della polemica sulla mancata paertecipazione della Lega. Il leader leghista ha comunque ricordato i suoi impegni in campagna elettorale e il desiderio di passare qualche ora in famiglia.

A 24 ore dallo scoppio del caso della «manina» che avrebbe ampliato le maglie del condono il nodo della pace fiscale resta ed è tutto politico, fotografato da una giornata di scontro totale tra M5S e Lega. Per il Movimento il decreto è stato cambiato e serve un nuovo Cdm per riscriverlo. Per la Lega ogni modifica è stata concordata nel Cdm di lunedì e un nuovo vertice è inutile. Lo scontro arriva fino a Bruxelles, da dove il premier Giuseppe Conte prova a imporre un nuovo Cdm, per sabato, dopo che avrà fatto un personalissimo fact checking sul testo «incriminato». 

Lo scontro rischia di minare l'impianto di una manovra sulla quale, oggi, arriva il primo richiamo dell'Europa. E la reazione dei mercati non si fa attendere: lo spread arriva a 327, toccando i suoi massimi negli ultimi cinque anni, con inevitabili ripercussioni per le banche, che vivono un vero e proprio giovedì nero. «Lo spread è a 327 perché i mercati pensano che questo governo non sia più compatto», ammette Di Maio che, sul dl fiscale, tuttavia non cede. «Non possiamo votare un condono che crea uno scudo fiscale per chi evade», sottolinea infatti il leader pentastellato interpretando un malcontento che, nel M5S, emerge ormai da giorni e che il presidente della Camera Roberto Fico riassume cosi: «se sono contrario alla pace fiscale? Questo è un discorso lungo....».

Insomma, sul condono le ragioni dello stare assieme al governo sembrano vacillare, anche perché la Lega tira dritto. In mattinata il viceministro Massimo Garavaglia ricorda che il testo lo conoscevano tutti. E Salvini, nelle stesse ore in cui il M5S minaccia di far saltare tutto se non cambia il decreto, nega la necessità di un vertice e replica con durezza: «Il decreto fiscale non cambia. Quello che abbiamo discusso per ore e ore poi ho ritrovato scritto nel testo, con l'accordo di tutti, lo abbiamo firmato tutti. Ognuno si prenda le sue responsabilità». «Non ci sono regie occulte o scie chimiche, il testo è stato votato da tutti e resta così», ha aggiunto. Ma la Lega tira dritto anche di fronte al presidente del Consiglio, impegnato nella difficilissima missione di difendere la manovra al cospetto dei leader Ue.

Conte passa parte del pomeriggio ad occuparsi del caso del decreto e, in conferenza stampa, convoca un Consiglio dei ministri ad hoc per sabato. «Non stravolgerò il testo ma se ci sono dubbi ci sarà una seconda deliberazione», spiega il premier che sembra legittimare le istanze di Di Maio: in merito al decreto «ci sono dubbi su un passaggio importante». E, a chi gli fa notare come Salvini abbia annunciato la sua indisponibilità a nuovi vertici (affermando di essere impegnato in campagna in Trentino Alto Adige e domenica con il derby), Conte alza la voce: «Il Consiglio dei ministri lo convoco io, il premier sono io».

Lo scontro si allarga anche al nodo Rc auto, con la Lega, questa volta, nella parte di chi contesta: la norma su un
aumento delle assicurazioni al Nord come effetto della manovra «non è stata né vista né condivisa», sottolinea Garavaglia. La norma è stata inviata alla Lega martedì, replica il M5S nelle stesso ore in cui si apre anche il fronte del Tunnel del Brennero, con il Movimento che, a dispetto di Salvini, vuole lo stop. Siamo al requiem sui giallo-verdi? «Chi lo pensa sbaglia», assicura Di Maio mentre Conte, citando Max Weber, avverte: «Se da questa vicenda nascesse una crisi non dimostreremmo né passione, né responsabilità, né lungimiranza». 

Salvini non sarà al Cdm di sabato? «Vediamo... noi non possiamo votare un decreto che ha dentro uno scudo penale. Si può rinunciare a qualche appuntamento e trovare il tempo per vederci e trovare una soluzione», ha detto Di Maio in serata, in collegamento con la trasmissione di Rete4 W l'Italia. «Adesso il tema è politico ed ha bisogno di un chiarimento politico. Quindi la sede giusta è il consiglio dei ministri, ma possiamo fare anche un vertice prima», ha sottolineato il vicepremier, confermando lo scontro nel governo. «Non voglio fare il pompiere. Non sono arrabbiato per finta... in questo momento noi non possiamo votare un decreto così, poi si troverà una soluzione come abbiamo fatto altre volte», ha sottolineato ancora Di Maio.

«Chi crede che sia suonato il requiem per il governo si sbaglia di grosso», ha proseguito il ministro dello Sviluppo parlando delle difficoltà con la Lega. «L'irrigidimento di queste ore va risolto - ha aggiunto -. Sono contento che il premier Conte abbia convocato una riunione. Con Salvini possiamo continuare a risponderci a mezzo stampa per sempre, ma spero che possa rinunciare a qualche appuntamento e risolvere questa questione».


Ma quale manina, «il testo lo conoscevano tutti». Aveva risposto così Garavaglia a chi gli chiedeva chi fosse a conoscenza delle norme del decreto fiscale contestate da Di Maio, che ha denunciato l'esistenza di una bozza in circolazione diversa da quella concordata. E quando gli viene domandato se anche il vicepremier M5S fosse a conoscenza dell'ormai famoso articolo 9 che trasforma la pace fiscale in un condono tombale taglia corto: «Non lo so...». Garavaglia, ad ogni modo, nega con un sorriso di essere colui che ha integrato il decreto con le norme che hanno generato il caos politico.

Le dichiarazioni di Di Maio, che ieri a Porta a Porta ha denunciato una misteriosa manipolazione del testo pronto per essere firmato dal Presidente della Repubblica, hanno scatenato il caos. Gli alleati di governo, tuttavia, fin dall'inizio hanno lasciato il leader M5S da solo. «Siamo gente seria», è il laconico commento di Matteo Salvini arrivato mentre il ministro dell'Interno si trovava a Mosca. Le parole di Garavaglia proseguono su quel solco, negando la versione complottista del vicepremier pentastellato. Quando Di Maio ha firmato il decreto, è il sottotesto delle affermazioni del Carroccio, l'articolo 9 era già presente, quindi le spiegazioni sono due: o si è pentito e ha ordito il colpo di scena in tv per uscire dall'angolo sperando di non perdere la faccia davanti al suo elettorato, oppure ha firmato senza aver capito o letto bene il provvedimento.

«Lunedì prima del Consiglio dei ministri c'è stato un tavolo politico in cui l'accordo raggiunto prevedeva nessun condono penale e niente scudo fiscale sui capitali esteri. Adesso Garavaglia e la Lega ci dicono che approvano una norma che introduce condoni penali e scudi fiscali per capitali all'estero? Allora c'è un problema politico», ha detto la sottosegretaria all'Economia Laura Castelli, interpellata alla Camera.

Insomma, nella maggioranza gialloverde c'è alta tensione. «Controllerò il testo articolo per articolo», ha assicurato il premier Conte a Bruxelles per spiegare la manovra ai colleghi Ue. 

 




 

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