Era una guerra di dazi, fondamentalmente. Poi è diventata una guerra di viaggi e quarantene, di passaporti non riconosciuti e tamponi richiesti. Ora, Unione europea e Regno Unito nell’infinita saga post-Brexit scendono anche sul campo di calcio, per decidere chi debba ospitare le semifinali e la finale dell’Europeo, fissate - da tempo - tra il 6 e l’11 luglio a Londra, nel mitico Wembley, impianto da 82mila posti che le norme anti-covid hanno già ridotto a 25mila. Si deve rispondere essenzialmente a questa domanda: a fronte della risalita dei contagi portati dalla variante Delta, Londra e l’Inghilterra sono in grado di garantire che quelle partite si disputeranno in sicurezza?
In questa sfida, l’Ue schiera il suo calciatore migliore, un numero 10, che ormai gioca da leader dell’Unione, il nostro Mario Draghi. Che sul punto ieri ha espresso la sua posizione, durante la conferenza stampa al termine del bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel a Berlino, con un intervento che somiglia più a un tackle che a una grande giocata. «La finale dell’Europeo a Roma? Mi adopererò perché non si giochi in un Paese dove i contagi stanno crescendo rapidamente». Ogni riferimento all’Inghilterra è puramente voluto, del resto non è il primo e non sarà l’ultimo. Parole che preannunciano i tempi supplementari di uno scontro tutto politico che è aumentato in intensità nelle ultime settimane tra gli europei e Londra, prima per la detenzione ingiustificata di alcuni cittadini europei - tra cui alcuni italiani - nei centri di identificazione britannici e poi in particolare attorno alla “guerra delle salsicce”, la battaglia sulle regole relative alla commercializzazione del macinato dal Regno Unito in Irlanda del Nord, l’unica nazione britannica a essere rimasta nel mercato europeo. E nell’ultimo mese la battaglia si è consumata anche a colpi di quarantene, in particolare con il nostro Paese: prima l’ha disposta il Regno unito per gli arrivi dall’Italia, poi noi abbiamo preso la stessa misura nei loro confronti. E il nostro green pass, obviously, non vale per entrare in Inghilterra: chi volerà a Londra sabato per l’ottavo contro l’Austria - squadra, staff, addetti ai lavori e giornalisti al seguito - dovrà essersi preventivamente tamponato.
L’affondo di Draghi ieri è arrivato inaspettato.