Musumeci: «Il centro? Gli italiani sono contrari. Sud decisivo, la Destra lo interpreti»

Musumeci: «Il centro? Gli italiani sono contrari. Sud decisivo, la Destra lo interpreti»
di Generoso Picone
Sabato 5 Febbraio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 09:34
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«Oggi il centrodestra è di fronte ad un bivio», dice Nello Musumeci, presidente della giunta regionale della Sicilia, già nell’Msi e in An, ora assai vicino a Fratelli d’Italia.  

Musumeci, il bivio è tra l’idea di un Partito repubblicano sul modello di quello americano lanciata da Matteo Salvini e la coalizione dei moderati nel solco del Ppe a cui pensa Silvio Berlusconi?
«Penso che occorra trovare le ragioni dello stare insieme, in nome dei comuni valori e della comune idea di società, o fare prevalere i tatticismi e rischiare di vedere governare per un decennio la sinistra, che in Italia oggi è minoranza. C’è, poi, un dato paradossale: questa crisi latente è esplosa mentre proprio pochi giorni fa in Europa è stata archiviata la maggioranza “Ursula” grazie alla convergenza del gruppo Conservatore sulla candidata del Ppe. Se ne è parlato poco, ma è stata una significativa novità sulla quale riflettere: piuttosto che pensare sempre a dividere, c’è stata una lungimiranza che ha unito e lanciato un messaggio a tutta l’Europa».

Italia Viva, Coraggio Italia e IdeAlibertà hanno annunciato la creazione di un terzo polo che dovrebbe attrarre i consensi in libera uscita dal M5S.
«Non credo al terzo polo perché dopo 30 anni di bipolarismo, determinato con il referendum e, quindi, con il voto popolare, gli italiani sono ben consci dei due campi di gioco e delle sostanziali differenze che ci sono, a partire dalle questioni etiche e sociali.

E così hanno votato alle elezioni amministrative e regionali, rigettando ogni tentativo terzopolista. Diciamo la verità: questa situazione di stallo è figlia di una legge elettorale che era stata immaginata per impedire al centrodestra di ottenere una maggioranza autonoma. Ed il Sud è stato determinante, perché la reazione e la delusione della nostra gente verso una politica incapace di produrre sviluppo ha portato i grillini a conquistare voti e collegi. È la sfida della destra ritrovare una politica per il Sud. E serve ribadire a tutti come la meridionalità sia una parte essenziale della nostra identità. Ma oggi bisogna superare anche il vizio di certa classe dirigente che al Sud non ha dato prova di lungimiranza. Non voglio arrivare ai giudizi sprezzanti di Ernesto Galli della Loggia nel suo ultimo libro, però c’è una questione di qualità della classe politica che non è seconda rispetto ai ritardi con cui lo Stato ha affrontato il tema degli investimenti nel Mezzogiorno».

L’altro giorno Giorgia Meloni ha ufficializzato la sua ricandidatura alla presidenza della Regione Sicilia. È la risposta ai neocentristi?
«Ho ringraziato Giorgia per le sue parole che hanno riconosciuto un lavoro lungo quattro anni, il prodotto di una squadra e di un metodo di governo. Forse bisognerebbe ricordare cosa è stato il governo della Sicilia nella passata legislatura, quando si è sfiorato l’avanspettacolo. E le parole della leader di Fdi non possono essere lette come una risposta ad altri nella coalizione siciliana: semmai hanno avuto il pregio di evidenziare la voglia di cambiamento che FdI incarna. In Sicilia la coalizione di centrodestra ha ottenuto, nel 2017, il primo vero grande risultato. Non fu facile trovarci tutti insieme, come non lo è oggi. Ma abbiamo fatto prevalere il bene comune sulle differenze di parte. Mi piacerebbe che in Sicilia si giocasse la sfida di un centrodestra rinnovato che guarda al futuro con senso di responsabilità». 

Ritiene che possa tornare utile un ritorno al proporzionale?
«Non penso che i cittadini abbiano come priorità la legge elettorale e troverei singolare che siano i partiti, usciti malconci dal voto del Quirinale, a porla come esigenza prioritaria. Se poi pensino chi è tentato da operazioni neocentriste pensa di avvantaggiarsi della attuale legge elettorale, non vedo neppure quale possa essere l’opportunità di questo dibattito. Ricordo, peraltro, che la legge elettorale è la formula matematica con cui si dà rappresentanza al sistema dei partiti. Chi pensa di risolvere i problemi di oggi cambiando la legge e rimandando a un futuro indefinito le questioni vere, non capisce che rischia solo di vederle esplodere nella formazione del nuovo governo dopo il voto. Credo inoltre che sia Berlusconi sia Salvini, come hanno dichiarato, avvertono al pari di Giorgia Meloni il ritorno al passato come un rischio da evitare. Hanno tutti e tre ragione».

Il presidente Sergio Mattarella ha voluto indicare le priorità della consapevolezza, della responsabilità e della dignità. È la base per rinnovare l’azione politica?
«Il presidente Mattarella ha fatto un discorso apprezzabile e concreto, nel quale si è riconosciuto anche chi non ha votato per lui. La dignità, in particolare, è l’obiettivo che la politica deve darsi per ricostruire un tessuto connettivo con la società. Per il centrodestra, che governa con merito la maggior parte delle Regioni italiane e che grazie ai governatori ha svolto un ruolo indispensabile nell’affrontare la pandemia, qualche volta vicariando anche decisioni centraliste, non serve pensare soltanto ai programmi che uniscono, ma occorre ripartire dai valori che non dovrebbero dividere. Serve una grande rivoluzione etica, perché la gente esasperata chiede una classe politica che sia di esempio e nella quale riconoscersi». 

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