Matteo Salvini e Giorgia Meloni, la strana coppia: casa comune ma stanze separate nell'attesa di tornare a governare

Matteo Salvini e Giorgia Meloni, la strana coppia: casa comune ma stanze separate nell'attesa di tornare a governare
di Gigi Di Fiore
Lunedì 6 Settembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 7 Settembre, 07:08
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Si prendono, si lasciano, si riprendono. La coppia del centro destra vicina e lontana, presa dalle continue prove generali per governare insieme. Giorgia Meloni e Matteo Salvini, alleati nelle dichiarazioni ma contrapposti nel posizionamento parlamentare. 

Giorgia all’opposizione al governo Draghi, per scelta. «Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati» dichiara a febbraio nel suo intervento in Parlamento. Nel governo unitario con il Pd, i 5 Stelle e le forze di sinistra, invece, Matteo decide di entrare e anticipa prima di incontrare il capo dello Stato: «Meglio che nel centrodestra si vada alle consultazioni divisi, così ognuno dirà ciò che pensa», Aggiungendo, senza esitazione: «Il governo sarebbe zoppo senza di noi». Uniti nelle dichiarazioni critiche sull’immigrazione, sulla libertà di scelta nel vaccino, o sulla contrarietà al green pass obbligatorio, divisi nel voto in aula sui provvedimenti di governo. Nella casa comune del centro-destra, ma restando ognuno nella propria stanza anche per le liste nelle elezioni amministrative presentate poi due giorni fa. «Faremo insieme candidature forti e vincenti» proclama a maggio Salvini. E la Meloni: «Le idee del centrodestra non si possono applicare in un governo con la sinistra e i 5 Stelle».

Che Fdi sia all’opposizione, Giorgia lo precisa a più riprese.

Ma il momento di maggiore tensione è quando punta i piedi sulla presidenza del Copasir e sulla presidenza della Commissione di vigilanza Rai che spetterebbe per prassi al partito che non è al governo. Eppure, anche da posizioni istituzionali diverse, le dichiarazioni sono spesso in sintonia. Giorgia e Matteo si riprendono quando c’è da criticare alcune scelte del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. «Ministra assente sull’immigrazione, io difendevo i confini, la sicurezza e la dignità dell’Italia» dice Salvini in pieno agosto, citando i numeri in aumento degli sbarchi di migranti. Fratelli d’Italia pensa addirittura a una mozione di sfiducia e la Meloni spiega: «Si è arresa al rave party in provincia di Viterbo e la vicenda grida vendetta davanti a Dio». Sembra un gioco delle parti. Apparire divisi, su posizioni diverse, per poi trovarsi sempre d’accordo nella sostanza. Un gioco pre-elettorale. 

Giorgia vola nei sondaggi. Nelle ultime rivelazioni Demos, Fdi viene considerato il primo partito italiano con il 20,8 per cento di consensi. Da luglio, l’incremento è stato dello 9,7 per cento. E nella strana coppia prende il sopravvento su Matteo che è al 19,6 per cento. L’opposizione paga e, forse, anche per questo Salvini cerca di non dimenticare i distinguo dal Pd all’interno del governo. Come sull’obbligo dei green pass. Gongola Giorgia, che trova sempre spazio sui giornali e i Tg perché la condizione di unica oppositrice al governo Draghi la privilegia nonostante il carisma e il prestigio del premier. E ha evitato di ripetere la scelta di cinque anni fa, quando si candidò a sindaco di Roma anche con l’appoggio della Lega. Allora Giorgia arrivò solo al 20,52 per cento lasciando il ballottaggio a Virginia Raggi e Roberto Giachetti. Stavolta, nonostante i boatos che la davano vicina al bis, la Meloni ha evitato la candidatura e a giugno è arrivata l’intesa sul nome dell’avvocato Enrico Michetti, voce di «Radio Radio», che ha messo d’accordo Fdi, Lega e Forza Italia. «Siamo insieme per vincere» commenta Giorgia. E Salvini annuisce, ricordando che il mese prima aveva dichiarato: «Sono mesi che cerco di costruire e unire il centrodestra sulle amministrative. Avevamo due candidati per Roma e Milano e gli altri hanno detto no, ma ora dobbiamo decidere».

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Strana coppia al selfie a Cernobbio, con Matteo pronto alla battuta e al sorriso: «Siamo sempre promessi sposi, prove tecniche di governo». A giugno, proprio Salvini era stato assai chiaro: «L’alleanza con la Meloni, che è un’amica, era e rimane il futuro del centrodestra a livello nazionale». E Giorgia a rilanciare: «Per il Quirinale serve un candidato nostro». Vicini e lontani, coppia per forza e per numeri elettorali. E sornione, come un grande saggio, ad agosto Silvio Berlusconi se li è incontrati entrambi in appuntamenti separati. È lui il collante della coppia, anche per ricordare che nell’alleanza devono essere in tre. 

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